Arriva il 29 agosto su Prime Video la seconda stagione della serie basata sulle storie della Terra di mezzo scritte dal Professore J.R.R. Tolkien e scrivere la recensione di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere stagione 2 è un po’ aggrapparsi alle immagini e alle emozioni poetiche che la serie riesce a regalare agli spettatori, nonostante tutti i limiti e le difficoltà che eredita dal primo ciclo distribuito in piattaforma due anni fa. È innegabile l’emozione che si prova di fronte a quello che dovrebbe essere un avvincente viaggio attraverso la Terra di Mezzo, ma che svela presto parecchie debolezze.
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere stagione 2, dove eravamo rimasti?
La seconda stagione ha delle premesse più intriganti rispetto al primo ciclo, che ci aveva lasciati in sospeso con gli anelli elfici già forgiati e un Sauron mutafora che si era svelato agli occhi dell’incredula Galadriel. Questi elementi offrono certamente slancio narrativo al ciclo, e infatti la serie si rivela più avvincente, molto bella dal punto di vista della messa in scena eppure rivolta a uno spettatore sfiduciato dalla prima stagione.
Ambientato durante la Seconda Era della Terra di Mezzo, tra la mitica preistoria di Il Silmarillion e le lotte per la salvezza del mondo che abbiamo visto ne Il Signore degli Anelli, Gli Anelli del Potere – stagione 2 affronta la stessa sfida di molti prequel. Sappiamo già benissimo che Galadriel (Morfydd Clark) non riuscirà a impedire a Sauron (Charlie Vickers) di creare l’Unico Anello e di stabilire il suo oscuro potere a Mordor, che quando Isildur (Maxim Baldry) taglierà l’Anello dalla mano di Sauron, non ne uccide la sua totalità ma solo il suo corpo provvisorio. Esiste certamente un nucleo di fan interessati all’idea di farsi mostrare quanto già conoscono, di vedere la caduta di Númenor o la trasformazione degli harfoots in Hobbit sedentari.
Ma tutti gli altri spettatori hanno la necessità di essere intrattenuti e catturati con la costruzione di una suspense che esula da quanto è già noto. Altri prequel di successo, come Better Call Saul oppure House of the Dragon, hanno sfruttato l’ineluttabilità delle storie che hanno raccontato intensificando il senso di tragedia che incombe sul racconto, regalando agli show un taglio quasi nichilista.
Un “problema” delle serie sequel
Gli Anelli del Potere stagione 2 vuole invece essere più leggero, forse offrire una narrazione più sana e pulita, adatta alle famiglie. È questa la prerogativa degli showrunner Patrick McKay e J.D. Payne, oltre a essere in linea con il materiale di partenza, che ha avuto il suo principio in un romanzo per bambini, Lo Hobbit. Evitare temi più cupi o difficili da gestire rimanendo in quel range di rating, sposta ancora di più peso sullo sviluppo dei personaggi come mezzo principale per catalizzare l’attenzione dello spettatore, ed è proprio per questo aspetto che Gli Anelli del Potere continua a fallire.
La parte più avvincente della seconda stagione è, in effetti, la più tetra, quella che segue la prospettiva del cattivo, Sauron, che tornato in scena sotto le mentite spoglie di Annatar, inganna Celebrimbor (Charles Edwards) e lo spinge a forgiare gli anelli per i Nani e per gli Uomini, tutti contaminati dalla sua influenza maligna. Il fabbro elfico, ammaliato dal successo dei tre anelli degli Elfi e tentato nella sua vanità, si lascia convincere prima e consumare dopo dall’ambizione del progetto, contribuendo a tutti gli effetti a portare Sauron a un passo dal coronamento del suo piano: la forgiatura dell’Unico.
Questa trama è sicuramente interessante e approfondisce il tema della corruzione e della tentazione che abbiamo abbondantemente visto drammatizzata ne Il Signore degli Anelli, ma che qui si mostra alla sua origine, non solo in personaggi corruttibili come gli uomini (ricordate Boromir?), ma anche all’opera su elfi (Celebrimbor è la prima vittima di questa ambizione) e sui nani, tanto che assistiamo alla caduta del Re Durin (Peter Mullan) sotto l’influenza di uno dei Sette, divenuto incauto “scavando troppo in profondità e con troppa avidità”, di fronte all’impotenza del principe Durin (Owain Arthur) e sua moglie Disa (Sophia Nomvete). Il declino della Terra di Mezzo è inevitabile, e la corruzione di elfi e nani di fronte alle forze oscure ampiamente avviata.
Un groviglio di trame e personaggi confusi
Questo conflitto cardinale nell’economia del racconto che percorre tutta la seconda stagione si immerge in un groviglio di trame, luoghi, personaggi abbozzati e situazioni che, per l’approssimazione con cui vengono messi in scena, corrono il rischio di tagliare fuori chiunque non abbia già familiarità con gli scritti di Tolkien. Sono molte le risposte necessarie che però la serie dà per scontate, come le motivazioni di alcune scelte dei personaggi, le ragioni dietro al conflitto in atto a Númenor per il controllo del regno, o ancora il semplice orientamento nella geografia della Terra di Mezzo che, ancora una volta, sembra facilitare soltanto chi già conosce a menadito i luoghi tolkieniani.
E questa confusione geografica si riflette anche nell’incapacità della serie di regalare personaggi memorabili, forse per scelte di casting non adatte o forse per una scrittura approssimativa dei personaggi stessi. È difficile affezionarsi ai protagonisti che pure vivono in un mondo in cui emotivamente si desidera ardentemente essere trasportati. Sono quindi preziose come il mithril quelle poche scene di autentica emozione che sono disseminate nello show, come quelle dedicate a Tom Bombadil, che finalmente fa la sua comparsa, oppure alcuni momenti in cui è protagonista il tormento interiore di Celebrimbor (Charles Edwards ha svolto un lavoro egregio).
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere – stagione 2 migliore rispetto alla prima
La stessa campagna marketing di Amazon si è ridimensionata, tra la prima e la seconda stagione, segno che forse la produzione non ha intenzione di cambiare rotta ma vuole comunque tenersi stretti gli spettatori (pochi, in verità) che sono arrivati in fondo alla prima stagione. Dopotutto, da n punto di vista spettacolare, la serie ha un impatto importante, anche se non riesce a scalfire la superficie esteriore della confezione.
Certo, Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere – stagione 2 si rivela molto più avvincente del primo ciclo proprio alla luce della maggiore quantità di azione e coinvolgimento, tuttavia rimane un contentino rispetto al potenziale che il materiale di partenza. O forse l’adattamento di Peter Jackson ci ha illusi che potesse essere semplice portare a schermo (grande o piccolo che sia) la Terra di Mezzo.
I primi tre episodi della serie saranno disponibili su Prime Video dal 29 agosto, con un nuovo episodio ogni giovedì.
Panoramica
Sommario
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere – Stagione 2 si rivela molto più avvincente del primo ciclo proprio alla luce della maggiore quantità di azione e coinvolgimento, tuttavia rimane un contentino rispetto al potenziale che il materiale di partenza.