Dopo gli eventi di Black Panther: Wakanda Forever, il Marvel Cinematic Universe si arricchisce con Ironheart, nuova serie disponibile su Disney+ che introduce il pubblico televisivo a Riri Williams, interpretata da una carismatica Dominique Thorne. Genio precoce e studentessa del MIT, Riri torna nella sua città natale, Chicago, dopo essere stata espulsa dall’università a causa di un uso poco ortodosso delle sue capacità: realizzare compiti su commissione per studenti meno brillanti in cambio di soldi, perché a cosa serve essere intelligente come Tony Stark se non si hanno i suoi fondi illimitati?. Il suo sogno? Perfezionare una potentissima armatura in grado di rivoluzionare l’accesso ai soccorsi e all’assistenza d’emergenza.
Tuttavia, il ritorno a casa segna anche il riemergere di traumi personali mai davvero superati. Il dolore per la morte del patrigno Gary e della migliore amica Natalie, uccisi in una sparatoria cinque anni prima, si fa sentire. Decisa a trasformare la sofferenza in forza, Riri scansiona il proprio cervello per potenziare l’IA della sua tuta, dando inconsapevolmente vita a una versione digitale di Natalie, che torna a essere la sua guida e compagna d’avventure. Questo evento, che discosta la storia della Riri dei fumetti da quella della tv, tocca corde emotive profonde, intrecciando tecnologia e lutto in modo inaspettato ma efficace.
Ironheart: scontri tra
scienza e magia in un’avventura ad alta velocità
Parallelamente al viaggio interiore della protagonista, Ironheart esplora anche un universo esterno ricco di pericoli e ambiguità. Riri viene coinvolta in una serie di colpi orchestrati da una banda di giovani criminali, guidati da Parker Robbins, alias The Hood (interpretato da Anthony Ramos). Robbins è un personaggio affascinante e inquietante, dotato di un mantello magico che lo rende invisibile e ricoperto da misteriose squame: un chiaro indizio che dietro di lui si nasconda qualcosa di più oscuro. La contrapposizione tra la razionalità scientifica di Riri e l’elemento magico incarnato da Robbins è uno dei motori narrativi più riusciti della serie.
Per ottenere i fondi necessari a migliorare la sua armatura, Riri accetta di collaborare con il gruppo per tre colpi. In questa fase, la serie assume toni da heist story giovanile, dove tecnologia, azione e relazioni interpersonali si fondono in una narrazione frenetica e visivamente ricca. Tra i personaggi secondari spicca Joe McGillicuddy (Alden Ehrenreich), possessore di un bunker pieno di tecnologia illegale e potenziale interesse narrativo e morale per la protagonista. Il loro rapporto si sviluppa con delicatezza, suggerendo futuri sviluppi, ma anche potenziali delusioni. E la svolta che coinvolge il personaggio sarà di quelle maggiormente legate alla mitologia del MCU.
Lo stile visivo della serie è spettacolare e “di strada”: combattimenti veloci, effetti speciali efficaci e un uso massiccio della CGI contribuiscono a creare un’atmosfera pop e accessibile, chiaramente pensata per un pubblico young adult. L’azione non dà tregua e gli episodi scorrono con ritmo serrato, senza pause o momenti contemplativi, come a voler evitare che l’attenzione dello spettatore si disperda.
Una giovane eroina tra
scelte morali e consapevolezza
Uno dei temi centrali di Ironheart è il confronto che oseremo definire classico tra ciò che è giusto e ciò che è conveniente, e quanto le scelte compiute – anche quelle apparentemente innocue – definiscano chi siamo davvero. Riri, con la sua determinazione a fare del bene, si ritrova spesso a confrontarsi con dilemmi etici: può un fine giustificare mezzi discutibili? Quanto si può restare a contatto con l’illegalità senza farsi corrompere? E cosa significa davvero essere un’eroina in un mondo che non perdona gli errori?
Certo, la serie tocca questi temi così tante volte da risultare didascalica, un vero peccato perché a differenza della storia in sé, abbastanza esile, i personaggi sono efficaci e carismatici. E infatti, l’energia travolgente della protagonista e la sua evoluzione personale riescono a mantenere viva l’attenzione, anche quando la narrazione si fa meno sottile.
Ironheart si inserisce con coerenza nel panorama MCU, offrendo un’eroina nuova, giovane e imperfetta, che unisce ingegno, dolore e speranza. Dominique Thorne brilla per presenza scenica e profondità emotiva, mentre il contesto urbano di Chicago e l’elemento magico introdotto da The Hood offrono uno sfondo originale e potenzialmente ricco di sviluppi. Nonostante qualche ingenuità narrativa e un tono a volte troppo frenetico, la serie riesce a trovare una sua voce, promettendo nuovi capitoli interessanti nel MCU con un finale che segna una svolta decisiva nell’universo condiviso.
Ironheart
Sommario
Personaggi carismatici e interessanti si scontrano con una storia debole e prevedibile. Il finale ha grandi implicazioni per il MCU.