Reduce dal grande successo al Festival di Berlino, dove ha conquistato il premio per la prima edizione di Berlinale Series, The Good Mothers, produzione italiana per Disney+, arriva in piattaforma dal 5 aprile, con tutti i sei episodi disponibili al lancio.
The Good Mothers racconta la ‘ndrangheta interamente dal punto di vista delle donne che hanno osato sfidarla, è frutto di uno sforzo congiunto tra House Productions e Wildside, Fremantle company e vede protagoniste Gaia Girace, Valentina Bellè, Simona Distefano e Micaela Ramazzotti. A dirigerle, insieme a Julian Jarrold su sceneggiatura di Stephen Butchard, c’è Elisa Amoruso.
The Good Mothers, le donne che si sono ribellate alla ‘ndrangheta
In particolare, la serie si focalizza su quattro racconti di “donne della ‘ndrangheta” che per vocazione o per necessità si sono ribellate allo stato delle cose e hanno collaborato con la giustizia.
Lea Garofalo (Micaela Ramazzotti), da sempre in fuga con la figlia Denise, è stanca dei continui agguati del marito, Carlo Cosco (Francesco Colella), boss mafioso, che chiaramente non le ha mai perdonato il tradimento; Giuseppina Pesce (Valentina Bellè), moglie e figlia di boss, una delle donne legata alle più importanti famiglie mafiose di Calabria, che si ritaglia uno spiraglio di libertà, in una vita di oppressione subita dagli uomini della sua vita; Denise Cosco (Gaia Girace) intrappolata eppure con il sogno di una vita diversa, sulle orme e alla ricerca della madre scomparsa e in fuga da un padre ingombrante e criminale; Maria Concetta Cacciola (Simona Distefano) vera e propria prigioniera che cerca un briciolo di prospettiva e libertà tra le angherie di una famiglia ottusa e violenta.
Una donna contro la criminalità organizzata
Di fronte a loro, dall’altra parte della legge, c’è Anna Colace (Barbara Chichiarelli), il magistrato con con ferreo senso di giustizia e del dovere che capisce, forse proprio perché donna, qual è il grimaldello che la aiuterà a scardinare l’omertà intorno a molte famiglie mafiose della criminalità organizzata calabrese. Le donne della ‘ndrangheta diventano quindi la porta attraverso cui entrare in questo mondo chiuso e oscuro, e non perché si tratta di un punto debole, ma perché le donne, in quanto tali, in quanto madri, in quanto sottomesse e maltrattate, hanno la contezza che quel mondo è sbagliato e, soprattutto, possono volere un futuro diverso per i propri figli, non vogliono che le loro figlie siano schiave come loro, non vogliono che i figli siano assassini come i loro padri, e quindi Colace si inserisce qui, in questo spiraglio, offrendo loro protezione e la possibilità di una vita diversa.
Quello che The Good Mothers fa meglio di ogni altro prodotto che racconta la stessa spinosa questione è adottare un punto di vista nuovo, quello delle donne, che fino a questo momento sono sempre state lo sfondo in un mondo violento di uomini. Un tentativo era stato fatto anche al cinema, alla fine dello scorso anno, con Ti Mangio il Cuore, che raccontava proprio la storia di una collaboratrice di giustizia sfuggita alle famiglie mafiose che la volevano sottomettere, proprio per amore dei suoi figli. Tuttavia, nel caso della serie Disney+, siamo di fronte a un prodotto con molta più anima e dignità, con delle interpretazioni incredibili da parte di attrici che si calano perfettamente in ruoli difficili. In particolare ci teniamo a sottolineare l’intensità e l’efficacia con cui Bellè mette in scena la sua Giuseppina Pesce, con un lavoro sulla postura e la lingua che merita di essere elogiato.
Un mondo senza luce
Julian Jarrold e Elisa Amoruso conducono i sei episodi con grande maestria, dimostrandosi sempre asserviti alla storia e alle loro protagoniste. Questo essere al servizio di ciò che si racconta si palesa principalmente nella scelta di location e nelle scelte fotografiche e di tono della serie. Tutta l’atmosfera della serie è plumbea, cupa, così come i toni sono tetri, drammatici, i grigi sono intensi, c’è pochissimo spazio per i colori sgargianti e ogni personaggi si fa carico di una direzione precisa per la sua storia anche con l’adozione di una determinata palette, scelte cromatiche che ne raccontano le intenzione e il destino.
The Good Mothers unisce la perizia e l’efficacia della realizzazione, della scrittura, dell’interpretazione a un contenuto potente, tradizionale nella nostra filmografia nazionale eppure rinnovato da un punto di vista insolito e potente. Le donne che hanno contribuito a mettere in ginocchio la criminalità organizzata, per amore dei propri figli, per amor proprio, per fame di una libertà che è stata tolta loro per troppo tempo.