The Old Man recensione

L’esordio come protagonista in una serie televisiva, The Old Man, del grande Jeff Bridges non poteva che costituire un evento degno di attenzione, e ancora una volta l’attore-icona ha dimostrato di saper scegliere con intelligenza i propri ruoli. La trasposizione del romanzo omonimo scritto da Thomas Perry possiede una qualità raramente reperibile quando si tratta di show che affrontano un genere come la spy-story (fin troppo spesso mescolata all’action soprattutto in tempi recenti: il tono e il ritmo del racconto si sposano con enorme coerenza all’età e allo status del protagonista. O meglio dei due protagonisti, ma ci arriveremo.

 

The Old Man, la trama

Partiamo invece con sintetizzare la trama di The Old Man: Dan Chase (Jeff Bridges) sembra vivere gli ultimi anni della propria vita nel ricordo della moglie scomparsa cinque anni prima, ritiratosi in una casa di campagna nella più anonima provincia americana. Un’improvvisa irruzione notturna inizia però a rivelare il passato dell’uomo, da decenni costretto a nascondersi a causa del suo coinvolgimento come spia in una guerra ormai dimenticata. Sulle sue tracce si lanciano l’agente della CIA Harold Harper (John Lithgow) e la sua assistente Angela Adams (Alia Shawkat), con il primo che ha un lungo e doloroso conto in sospeso con il fuggiasco…

Questa la premessa narrativa di uno show in sette puntate che invece di puntare alla spettacolarità delle scene action si concentra nello sviluppare personaggi a tutto tondo, figure dallo spessore psicologico ed emotivo potente, in grado di catturare non soltanto l’attenzione del pubblico ma soprattutto la sua empatia. Una delle prerogative principali di The Old Man sta nel raccontare con perizia tutte le sfaccettature non soltanto del protagonista ma anche di quello che dovrebbe essere l’antagonista, ma che fin dal pilot si rivela essere un uomo con più di una dimensione. Ed ecco allora che il rapporto tra i due contendenti prima della storia diventa uno di quegli affascinanti scontri tra figure in chiaroscuro, che sanno quello che devono fare pur conoscendo il peso e le conseguenze delle loro azioni. Quando poi a confrontarsi sono due attori di enorme esperienza e bravura quali Jeff Bridges e il sempre troppo sottovalutato John Lithgow, ecco che il livello della tensione emotiva di The Old Man si eleva fino a livelli di intrattenimento potente, adulto, realmente in grado di emozionare. Eppure tra i due grandi decano dell’entertainment americano stavolta a convincere maggiormente è una Alia Shawkat stringata, precisa del dipingere il suo personaggio eppure vibrante quando si tratta di lasciarne trasparire la vita interiore. Insomma, un trio di attori superlativi – a cui vogliamo aggiungere l’apporto efficace di Amy Brenneman – in grado di rendere lo show assolutamente degno di essere visto.

Jeff Bridges esordisce nella serialità

È dunque una serie senza difetti The Old Man? Francamente ci sarebbe piaciuto molto poterlo scrivere. Il grosso problema dello show sta nei flashback frequenti che vengono adoperati per raccontare la backstory di Chase e il suo coinvolgimento in Medio Oriente: in questo caso purtroppo sia narrazione che in particolar modo messa in scena di fanno visibilmente più approssimative, arrivando addirittura in alcuni momenti a minare la credibilità morale ed emotiva dei personaggi raccontati. Un vero peccato, in quando una maggiore compressione di questa linea temporale e il tentativo magari di suggerire maggiormente invece di “spiegare” il passato di Chase lo avrebbero reso un personaggio ancor più ricco.

Rimane il fatto che The Old Man è intrattenimento corposo, in grado di restituire il dramma dei personaggi e della loro vicenda. E in più possiede [no spoiler!] un finale aperto soltanto in apparenza, mentre invece chiude con grazia e precisione un discorso sul valore dei rapporti umani che è poi la base portante dello stesso show. Da vedere senza il minimo dubbio.

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