Nel giro di 2 interminabili anni di iato, Sherlock ha attraversato la linea che separa uno show di successo da un vero e proprio fenomeno mondiale: Sherlock 3×01, scritto da Mark Gatiss, il primo episodio della terza serie The Empty Hearse riesce comunque a non soccombere sotto il peso delle aspettative sfruttandolo piuttosto a suo vantaggio, per chiamare in causa proprio gli stessi spettatori che hanno regalato alla serie fama e fortuna.
Attraverso gli occhi di un frustratissimo Anderson, con Sherlock 3×01 assistiamo così divertiti a una parata di teorie più o meno plausibili che giocano senza freni con il Fandom della serie, omaggiando in modo spassoso ma mai privo di gratitudine molte delle sue variegate ossessioni: se lo Sherlock versione James Bond ( con tanto di richiamo a Skyfall di Sam Mendes), grande baciatore dai capelli arruffati e affascinante action hero avrà fatto la gioia delle fan di Benedict Cumberbatch (oltre a riconoscere e prendere in giro lo status di Sex Symbol raggiunto dall’attore), il riferimento all’infinito universo delle fan fiction si fa ancora più evidente in un’improbabile quanto esilarante soluzione a sfondo omoerotico.
C’è molto più però di semplice fanservice in The Empty Hearse e la soluzione definitiva(?) dell’enigma non era l’unico momento ad essere atteso con trepidazione: il modus operandi della cella terroristica che Holmes cerca di individuare è in sintonia sia con l’Avventura della Casa Vuota di Doyle (l’esecutore designato è un certo Lord Moran) che con la contemporaneità (prima ancora dello Sherlock Holmes di Guy Ritchie o di V per Vendetta, in ballo ci sono gli attentati di Londra del 2005) e non mancano momenti di tensione davvero da brivido, ma alla fine tutto si rivela null’altro che un più che benvenuto pretesto.
Come già dimostrato a Baskerville, la scrittura di Gatiss è molto più lineare e priva degli scoppiettanti colpi di scena della penna di Steven Moffat, ma si rivela perfetta per stemperare con pennellate di instancabile ironia e commovente riconciliazione la reunion fra Dottore e Detective: anche se la goffaggine di Sherlock nel gestire la materia dei sentimenti resta senza eguali, la sua umanità già suggellata dal sofferto addio a John sul tetto del St Bart’s non ha più bisogno di conferme, una volta gettata la sciarpa e con essa la maschera della propria infallibilità per arrendersi in ginocchio a un autentico e disperato bisogno di perdono.
Vedere Benedict Cumberbatch e Martin Freeman di nuovo insieme (e in forma umana) è una vera delizia, ma alle prese con un personaggio abituato all’autocontrollo militare e reso ancor più introverso, fragile e malinconico dalla perdita dell’amico il nostro Dottor Watson merita qui una menzione speciale; solare, accondiscendente e gradita persino a Sherlock, la futura moglie di John Mary (la new entry Amanda Abbington) sembra adorabile, ma sappiamo ancora troppo poco su di lei per capire se fidarci completamente o aspettarci qualche sorpresa. Adesso è però tempo di alzare i calici per brindare al ritorno della serie più amata e attesa della tv: perché se #Sherlockvive, vuol dire che anche #JohnWatsonvive.