Skyfall (007): recensione del film di Sam Mendes

-

Dopo quattro anni di gestazione ed un difficile avvio, il Bond numero 23, Skyfall (007) è arrivato al cinema, esattamente in tempo per festeggiare i suoi primi 50 anni. E se 50 sembrano pochi per un agente segreto che trova sempre il modo di rinnovarsi e di rimanere giovane, gli anni a disposizione del nostro sono trascorsi, e questa volta James Bond il sente tutti.

 

In Skyfall (007), dopo un’operazione andata male, che ha fatto saltare le coperture di moltissimi agenti in tutto il mondo causandone la morte, l’agente segreto 007 si ritira a vita priva, fingendosi morto, e annegando la sua amarezza nell’alcool e nelle donne. Solo quando vedrà in pericolo l’intera struttura dell’MI6, una casa per lui, Bond deciderà di tornare, di rimettersi in gioco e di sfidare il tempo e il destino, contro un nemico doppiamente insidioso, perché proveniente dal suo passato e in più completamente folle.

- Pubblicità -
 
 

Skyfall: Vecchia volpe, nuovi trucchi.

Daniel Craig torna per la terza volta nei panni di Bond, l’agente segreto ideato da Ian Fleming e rappresentativo di uno stile cinematografico e umano. Diretto dal premio Oscar Sam Mendes, Craig deve vedersela con l’avanzare dell’età e della nuova generazione, ma allo stesso tempo anche con il passato di M, per l’ottava volta interpretata da Judi Dench, che forse per la prima volta diventa fondamentale per la stabilità di 007.

Skyfall (007) può essere considerato come la perfetto conclusione di una trilogia, la fine della parabola umana di un agente che ha perso gli stimoli ma che allo stesso tempo cerca di risollevarsi e risorgere. Quello realizzato da Mendes, qui più in veste di operaio che di regista, è un film nostalgico, ricolmo di citazioni e ritorni che agli occhi degli appassionati risulteranno romantici e con un grande senso dello spettacolo che però sembra esaurirsi quasi tutto nella prima parte del film, costringendo la seconda parte della pellicola a ritmi più blandi.

007 Skyfall recensione filmAccanto a Bond per la 23esima volta donne bellissime: da un lato l’energica e affascinante Eve (Naomie Harris) e dall’altro la pericolosa e sensuale Severine (Berenice Marlohe). A fare da nemesi all’elegante Bond questa volta è un folle, un pazzo scatenato dei modi affettati e dall’imprevedibilità di un rettile: Silva, straordinariamente interpretato da Javier Bardem, che sembra scegliere i ruoli in base a quanto lo faranno sembrare brutto sullo schermo. Parrucchino biondo a parte, Bardem si rivela essere il migliore di un cast di stelle che oltre ai citati comprende anche il magnetico Ralph Fiennes.

Skyfall (007) è un Bond classico nei limiti del possibile, che perde un po’ di vivacità nella seconda parte ma che mantiene il fascino del personaggio soprattutto grazie al citazionismo e ad una soundtrack particolarmente bondiana (cantata da Adele).

Skyfall
3.5

Sommario

Skyfall è un Bond classico nei limiti del possibile, che perde un po’ di vivacità nella seconda parte ma che mantiene il fascino del personaggio soprattutto grazie al citazionismo e ad una soundtrack particolarmente bondiana (cantata da Adele).

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

ALTRE STORIE