Arriva in Italia il 7 dicembre È solo la fine del mondo di Xavier Dolan, che rappresenterà il Canada agli Oscar 2017 dopo essersi aggiudicato il Gran Premio della Giuria a Cannes. Accolto piuttosto freddamente, però, dai critici della rassegna, tanto da spingere il giovane regista a parlare di una “cultura dell’odio in cui il festival sembra stia affondando”, oggi, dopo la sua uscita in Canada e Francia, il film continua a suscitare pareri contrastanti. Un mélo troppo teatrale, che non brilla nella produzione dell’autore nonostante il cast stellare – Nathalie Baye, Vincent Cassel, Marion Cotillard, Léa Seydoux, Gaspar Ulliel – o piuttosto il primo lavoro della sua maturità artistica, in cui il regista conferma uno stile personale – pur adattando una pièce di Jean-Luc Lagarce – ma ora più riflessivo? Il pubblico italiano attende comunque con grandi aspettative la sesta regia di questo giovane autore.
È solo la fine del mondo e la racconta Xavier Dolan
Dolan, classe 1989, è infatti il ragazzo prodigio del cinema canadese che ha stupito Cannes a soli 19 anni per l’energia dirompente dell’esordio J’ai tué ma mère, incentrato sul complesso rapporto tra una madre e un figlio omosessuale. Premiato ancora a Cannes con la Queer Palm per Lawrence Anyways (2012), nel 2014 il suo Mommy, storia di un altro complicato rapporto madre-figlio, convince tutti e si aggiudica il Premio della Giuria al festival francese, consacrandolo come uno dei registi di maggior talento del panorama internazionale.
Oggi, con È solo la
fine del mondo, Dolan riprende un progetto accantonato nel
2010, quando aveva letto, ma non molto apprezzato, la pièce di
Lagarce, come ricorda lui stesso: “avevo provato una sorta di
disinteresse, e forse anche di antipatia per il modo in cui era
scritto. Nei confronti della storia e dei personaggi avevo un
blocco intellettuale che mi impediva di apprezzare la pièce”.
Ormai privo dell’impazienza che, a suo dire, lo aveva allontanato
dall’opera, s’immerge ora in questa nuova indagine sulla famiglia:
nucleo in equilibrio precario, fatto di rapporti difficili, in cui
forse non c’è spazio per esprimere sé stessi; fonte di amore e
sofferenza insieme. È qui che Louis (Ulliel), scrittore malato,
torna dopo più di dieci anni per comunicare ai suoi che presto
morirà. Ad accoglierlo, reazioni diverse e vecchie dinamiche,
passando dalla madre Martin (Baye) al fratello Antoine (Cassel),
dalla cognata Catherine (Cotillard) alla sorella Suzanne
(Seydoux).
Il regista, anche sceneggiatore e montatore del film, ha a disposizione un cast di livello e la fotografia di André Turpin per catturare l’anima dei personaggi in intensi primi piani. Le musiche sono affidate a Gabriel Yared, già collaboratore di Dolan per Tom à la ferme (2013).
È solo la fine del mondo, coproduzione franco canadese, sarà nelle sale dal 7 dicembre.