Sin da bambino
Quentin Tarantino ha coltivato la passione per
il cinema fino a diventare un esperto cinefilo prima e un regista
poi. Non ha frequentato nessuna scuola di cinema: è stato un comune
spettatore che ha appreso da autodidatta e ci ha restituito
capolavori come Pulp Fiction, Kill Bill, Sin City e
il più recente Bastardi senza gloria. Denominatori
comuni della sua produzione cinematografica sono i dialoghi
pregnanti (non a caso Tarantino ha ottenuto l’Oscar per la migliore
sceneggiatura originale in Pulp Fiction), la violenza, le scene
disposte alla rinfusa.
Per Django Unchained il regista si è cimentato in un nuovo genere di cui però ha da sempre confessato di essere un fanatico: lo spaghetti western. Potevamo intuirlo dai suoi registi preferiti, tra cui figurano molti italiani che si sono dedicati al genere: Sergio Leone, Sergio Corbucci, Mario Brava, Elio G.Castellari.
Django Unchained è un omaggio e non un remake del Django di Sergio Corbucci del 1966. A quei tempi un aitante Franco Nero interpretava un reduce di guerra che cercava vendetta per l’assassinio della moglie, mentre era in atto una guerriglia tra i messicani rivoluzionari di Rodriguez e la fazione razzista di Jackson.
La trama rivisitata da
Tarantino ci presenta Django (Jamie
Foxx), uno schiavo acquistato da King Schulz
(Christoph Waltz) che lo vuole al suo fianco
nel suo lavoro di cacciatore di taglie. L’obiettivo di Django
rimane liberare la moglie Broomhilda (Kerry
Washington), prigioniera di Calvin Candie
(Leonardo DiCaprio), il malvagio proprietario
della piantagione Candyland. Qui gli schiavi sono costretti a dare
spettacolo lottando tra loro, allenati da Ace Woody
(Kurt Russell) e sorvegliati da Stephen
(Samuel L. Jackson), fedele schiavo di
Candie.
Nella compagnia di attori scelta dal regista compare per la terza volta Samuel L. Jackson, dopo l’incredibile performance in Pulp Fiction (1994), la partecipazione a Jackie Brown (1997) e un cameo in Kill Bill vol. 2 (2004). Per Christoph Waltz si tratta invece della seconda volta accanto a Tarantino, dopo che la sua carriera internazionale è stata inaugurata grazie a Bastardi senza gloria, per cui ha ottenuto l’Oscar e il Golden Globe per il migliore attore non protagonista.
Sarà curioso, invece, vedere Leonardo DiCaprio vestire i panni di villain. Da anni l’attore, che vanta una vasta filmografia, ha sfiorato l’Oscar e questa sembra una buona occasione per fare un nuovo tentativo.
Ambientato nel Sud
degli Stati Uniti negli anni precedenti alla Guerra civile, nel
film non poteva mancare la connotazione storica a cui il regista
non poteva sottrarsi: tutto si gioca attorno alla schiavitù e al
razzismo. A reggere l’intera impalcatura tematica c’è Jamie
Foxx (Oscar come miglior attore per Ray)
che, alla presentazione del film a New York, ha dichiarato di aver
ammirato soprattutto la sceneggiatura.
Quentin Tarantino porta alla ribalta un genere che da tempo non si vedeva nella sale cinematografiche e lo fa avvalendosi di un cast stellare e imprimendo il suo marchio di fabbrica. Il suo è un esempio di come il cinema moderno per quanto possa essere innovativo, ha sempre qualcosa da imparare dai maestri del passato. Il 17 gennaio e dunque attesissimo da chi ha apprezzato la rivisitazione storica di Bastardi senza gloria o per chi è un fanatico del genere che tornerà al cinema assaporando un po’ di passato.
Seguite il nostro speciale – Django Unchained
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