Elysium: la spiegazione del finale del film

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Con Elysium (qui la recensione), Neill Blomkamp prosegue il percorso iniziato con District 9, confermando il suo interesse per una fantascienza radicata nella realtà sociale e politica contemporanea. Se nel film d’esordio il regista sudafricano utilizzava l’alieno come metafora dell’apartheid, in Elysium mette al centro le diseguaglianze globali, estremizzandole in un futuro distopico in cui i ricchi vivono in una stazione spaziale lussuosa mentre i poveri sopravvivono su una Terra devastata. Blomkamp consolida così la sua fama di autore capace di coniugare spettacolo hollywoodiano e riflessione politica.

Il genere di fantascienza che Elysium esplora è dunque quello distopico e sociopolitico, dove la tecnologia diventa specchio delle contraddizioni del presente. L’esoscheletro indossato dal protagonista Max (Matt Damon) non è soltanto un mezzo per generare azione, ma anche simbolo della lotta disperata di un individuo contro un sistema che lo esclude. L’ambientazione cupa e realistica richiama un’estetica cyberpunk, dove l’avanzamento tecnologico non porta progresso equo, ma accentua la frattura tra privilegiati e oppressi.

Il film si inserisce così in una tradizione di opere che utilizzano la fantascienza come lente critica: dalle distopie sociali di Metropolis di Fritz Lang fino a film più recenti come Snowpiercer di Bong Joon-ho, che racconta un’umanità divisa rigidamente in classi. Come in questi esempi, Blomkamp sfrutta l’azione e l’immaginario futuristico per parlare di diseguaglianza, potere e resistenza. Nonostante alcune critiche Elysium resta quindi un’opera significativa nel panorama sci-fi contemporaneo. Nel prosieguo dell’articolo, approfondiremo il finale del film, cercando di comprenderne il significato e il messaggio politico che Blomkamp intende trasmettere.

Elysium cast

La trama di Elysium

La storia è ambientata nel  2154 in un mondo ormai sovrappopolato, dove l’umanità si è spaccata in due classi nettamente divise. Pochi eletti hanno infatti la possibilità di vivere all’interno di un’enorme stazione spaziale chiamata Elysium. Questa orbita attorno alla terra, e contiene tutti i lussi desiderabili. Al contrario, la parte povera della popolazione è costretta a vivere sul pianeta Terra, ormai luogo inquinato e destinato al degrado. Le città sono diventate veri e propri ammassi di gente, senza un preciso ordine a regolare la loro esistenza.

In questo contesto vive Max Da Costa, giovane operaio con un turbolento passato alle spalle. Max nutre un profondo fascino nei confronti della stazione spaziale e da sempre possiede il desiderio di potervisi recare un giorno, dando una svolta alla propria vita. Le cose per lui subiscono una piega inaspettata nel momento in cui, a causa di un incidente in fabbrica, viene sottoposto ad una dose di radiazioni gamma che gli conferiscono solo pochi giorni di vita. Per potersi salvare, Max avrà bisogno di recarsi su Elysium, dove si trovano le cure adatte a lui. Arrivare fin lassù, però, non sarà affatto facile.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Elysium, Max scopre che i dati contenuti nel suo cervello non sono semplici informazioni, ma un programma capace di riavviare l’intero sistema della stazione orbitante. Deciso a usarlo come merce di scambio, si scontra con Kruger, che nel frattempo ha rapito Frey e sua figlia. Lo scontro culmina in un viaggio verso Elysium, segnato da esplosioni e tradimenti, fino allo schianto della navetta sulla stazione. Qui, le alleanze si spezzano e Delacourt viene eliminata da Kruger, che assume il controllo della situazione.

Elysium film

Il conflitto finale si svolge nel cuore di Elysium: Max affronta Kruger in un duello feroce, reso ancora più disperato dal peso delle sue condizioni fisiche. Con astuzia e sacrificio, riesce a disabilitare l’esoscheletro del nemico e a liberarsene definitivamente, gettandolo nel vuoto prima dell’esplosione di una granata. Con Spider al suo fianco, Max raggiunge il nucleo informatico della stazione e comprende la portata della sua scelta: avviare il reboot del sistema significherà la sua morte. Dopo un ultimo addio a Frey, decide di sacrificarsi, permettendo così di rendere tutti gli abitanti della Terra cittadini di Elysium e garantendo cure mediche a chiunque ne abbia bisogno.

Il finale di Elysium ha dunque un chiaro valore simbolico: la morte di Max non è solo la conclusione di un percorso personale, ma il gesto che spezza la logica di esclusione su cui si regge la stazione. L’eroe rinuncia alla sua sopravvivenza individuale per un bene collettivo, incarnando il modello del sacrificio redentore tipico della fantascienza distopica. La sua decisione restituisce dignità ai dimenticati della Terra, annullando i confini che separavano due mondi divisi da privilegi e ingiustizie.

Cosa ci lascia il finale di Elysium 

Per lo spettatore, la chiusura lascia un duplice messaggio: da un lato la speranza che la tecnologia possa essere usata come strumento di uguaglianza, dall’altro la consapevolezza che il cambiamento passa attraverso la responsabilità individuale. Blomkamp invita a riflettere sul presente, trasformando una vicenda futuristica in un monito sulle diseguaglianze reali che caratterizzano la nostra società. Elysium non è soltanto spettacolo, ma un racconto che ci ricorda quanto la giustizia e la solidarietà restino conquiste fragili e sempre da difendere.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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