James Gunn vs Disney: l’ipocrisia aziendale e l’incoscienza ai tempi dei PG Porn

James Gunn (28557194032)
Gage Skidmore from Peoria, AZ, United States of America, CC BY-SA 2.0 , via Wikimedia Commons

Ieri sera l’intera comunità mondiale di appassionati di cinecomic è stata scossa dalla notizia che James Gunn, acclamato e amatissimo regista di Guardiani della Galassia Vol. 1 e 2, è stato licenziato dalla regia del terzo capitolo del franchise supereroistico dalla Disney, compagnia madre dei Marvel Studios, che distribuisce i film della Casa delle Idee.

 

Le motivazioni che hanno causato tale decisione al vertice della Casa di Topolino sono state attribuite a una serie di tweet che Gunn aveva affidato alla rete circa dieci anni fa, cinguettii insensibili, profondamente stupidi, frasi scritte con il solo scopo di provocare reazioni sgradevoli. A tale decisione è seguita poi la comunicazione ufficiale di Gunn stesso, un’ammissione di colpa per il contenuto dei tweet, una dichiarazione in cui il regista e sceneggiatore si distacca dall’uomo che era quando ha affidato a Twitter quelle dichiarazioni di cattivo gusto.

Il processo mediatico è stato istantaneo. Da una parte c’è chi si schiera con James Gunn: il regista è stato licenziato per dei tweet vecchi, per cui si era già scusato, riportati alla luce da personaggi che non sfigurano nelle più articolate teorie complottiste. Dall’altra parte invece c’è chi sostiene la Disney: una persona che scherza con cattivo gusto su pedofilia e stupro (tra le altre cose) deve essere allontanata e isolata.

Lontano dalle facili prese di posizione, cerchiamo di capire cosa è accaduto e quali erano le premesse dell’assunzione in primo luogo di Gunn da parte della Disney e della MarvelJames Gunn “nasce” artisticamente alla Troma, una casa di produzione nota per la sgradevolezza dei suoi film, non solo B-Movie, ma storie dal contenuto disgustoso e politicamente ultra-scorretto. Insomma il tempio del trash che partorisce anche Toxic Avenger. E Gunn è parte importante di quel gruppo. Successivamente, il regista passa alla scrittura per produzioni più importanti, tra cui la sceneggiatura dell’esordio di Zack Snyder, L’Alba dei Morti Viventi.

Successivamente poi, fedele al suo spirito sopra le righe, il regista si dedica alla produzione di PG Porn, una serie di film porno senza le parti legate al sesso esplicito. “Gli sketch, della durata di circa 5 minuti, sono parodie di film pornografici durante i quali un fatto divertente e imprevisto precede sempre il presunto atto sessuale.”

Quando la Disney assume James Gunn, nel 2012, per lavorare a Guardiani della Galassia, sa benissimo chi sta “portando in casa” e sa benissimo che si sta affidando a un professionista di talento che porta sul grande schermo uno dei migliori prodotti Marvel mai realizzati in 10 anni di attività.

Torniamo quindi a oggi, o meglio a ieri e a quando i tweet incriminati entrano nei feed e “se ne riparla”. La Disney, in quanto azienda con una certa immagine legata all’intrattenimento per famiglie non può far finta di niente di fronte a tali messaggi e di fronte alla violentissima reazione che frange radicali di spettatori, consumatori, ma anche elementi interni alla direzione Disney, sollevano. Deve compiere un gesto plateale, deciso, deve mettere distanza, seguendo la sua politica aziendale, tra lei e “l’incriminato”: James Gunn, appunto.

È probabile che, artisticamente parlando, la stessa Disney stia maledicendo la sua decisione, dato il successo e il consenso generale ricevuto dal regista e dai suoi due film in casa Marvel, ma adesso il terzo Guardiani dovrà trovare un nuovo timoniere. James Gunn, che fino al 2012 in pochi conoscevano, e tra quei pochi, tutti sapevano che era un “simpatico cazzone con un senso dell’umorismo sui generis”, è diventato un nome molto noto, e questo lo ha reso vittima perfetta per quell’ondata moralizzatrice (moralista) che sembra così premurosa nel difendere i valori tradizionali, senza concedere uno sguardo relativo a ciò che succede. Questo corso moralizzatore non esime certo dall’utilizzo coscienzioso del social network, altro elemento fondamentale nella questione, dal momento che all’epoca dei tweet, Gunn era “più libero” di dare sfogo alla sua stupida (da condannare senza battito di ciglia) presunta ilarità.

In conclusione, chi ha seguito Gunn dall’inizio della sua carriera, sa che è sempre stato ossessionato da determinate tematiche che ha affrontato per la prima parte della sua vita artistica con uno spirito leggero e sicuramente non rispettoso, e che poi, entrato in casa Disney, ha “ripulito” la sua immagine e il suo linguaggio. Da parte sua, la casa di Topolino sapeva chi stava assumendo e lo ha fatto comunque perché Gunn era il professionista giusto per raccontare i Guardiani e dare un nuovo spirito al MCU, ma il ritorno a galla di determinati contenuti ha fatto sì che lo studio fosse costretto a un atto esemplare, per qualcuno spinto e voluto addirittura da una frangia filo-trumpista all’interno del consiglio d’amministrazione Disney.

Senza assolvere Gunn per le sue parole offensive, e parimenti senza risparmiare alla Disney le colpe per un atto ipocrita, tutta la vicenda sembra esemplificare la complessità delle dinamiche industriali che si muovono dietro i grandi studios e che sono sempre più spinte da equilibri di facciata. In questa sede non si condanna e non si assolve nessuno, si offrono solo spunti di riflessione e magari l’invito a non semplificare mai su questioni importanti, soprattutto sui social. Non sia mai che un giorno, diventando famosi, dobbiate rispondere a ciò che avete scritto nei vostri stati di Facebook!

- Pubblicità -