Smokin’ Aces: la spiegazione del finale del film

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Smokin’ Aces è un action-thriller del 2006 diretto da Joe Carnahan, che si inserisce nel filone del cinema pulp post-Pulp Fiction, mischiando violenza stilizzata, humour nero e una narrazione corale ad alta tensione. Il film si distingue per un ritmo frenetico, una colonna sonora martellante e una costruzione narrativa che alterna punti di vista differenti, seguendo molteplici personaggi coinvolti in una caccia spietata. Ambientato in gran parte in un hotel-casinò di Lake Tahoe, Smokin’ Aces fa del caos controllato e delle improvvise esplosioni di violenza la sua cifra stilistica, ponendosi come un esempio brillante di cinema di genere intelligente e sopra le righe.

La trama ruota attorno a Buddy “Aces” Israel, un illusionista e informatore del crimine organizzato che diventa l’obiettivo di numerosi sicari professionisti, ognuno con le proprie motivazioni e stili di uccisione, dopo che l’FBI lo mette sotto protezione. Il cast è ricchissimo e variegato: Jeremy Piven interpreta il protagonista, affiancato da attori del calibro di Ryan Reynolds, Ray Liotta, Ben Affleck, Common, Taraji P. Henson, Chris Pine, Alicia Keys e Andy Garcia. Ognuno dei personaggi principali ha una propria backstory e dinamica, contribuendo a creare un mosaico narrativo tanto dinamico quanto esplosivo.

Il film ha avuto una ricezione critica divisa, ma ha guadagnato negli anni lo status di cult grazie al suo stile visivo marcato, al montaggio serrato e alla commistione tra azione brutale e ironia grottesca. Il finale, sorprendente e ambiguo, ha lasciato molti spettatori spiazzati e ha gettato le basi per un prequel, Smokin’ Aces 2: Assassins’ Ball, uscito nel 2010. Nei prossimi paragrafi analizzeremo nel dettaglio proprio il significato del finale del film originale e vedremo in che modo apre la strada alla continuazione della storia, tra tradimenti, rivelazioni e vendette incrociate.

Common e Jeremy Piven in Smokin' Aces
Common e Jeremy Piven in Smokin’ Aces

La trama di Smokin’ Aces

Smokin’ Aces segue una corsa contro il tempo ambientata a Lake Tahoe, dove il mago e showman Buddy “Aces” Israel (Jeremy Piven), divenuto informatore dell’FBI, si nasconde in una suite d’hotel sotto protezione in attesa di testimoniare contro la mafia. La sua decisione scatena un effetto domino micidiale: una taglia viene messa sulla sua testa e una lunga serie di assassini professionisti – dai più metodici ai più folli – si mettono in marcia per ucciderlo e incassare la taglia. Parallelamente, due agenti dell’FBI, Messner (Ryan Reynolds) e Carruthers (Ray Liotta), cercano di proteggere Israel e di anticipare le mosse dei criminali che lo vogliono morto.

La narrazione si sviluppa attraverso numerosi punti di vista, tra cui quelli di una letale cecchina di professione, Georgia Sykes (Alicia Keys), e della sua partner, Sharice Watters (Taraji P. Henson), ma anche di tre fratelli neonazisti (tra cui Darwin Tremor, interpretato da Chris Pine), noti per la loro imprevedibilità e brutalità. Nel frattempo, Donald Carruthers (Ben Affleck) guida una squadra di cacciatori di taglie incaricati di catturare Aces. Ogni personaggio ha un’agenda propria, e il film costruisce la tensione facendo convergere tutti verso lo stesso obiettivo: una notte fatale all’interno del casinò.

La spiegazione del finale e il prequel del film

Nel terzo atto di Smokin’ Aces, tutte le linee narrative convergono all’interno del casinò di Lake Tahoe dove Buddy “Aces” Israel si nasconde sotto protezione. L’atmosfera diventa sempre più tesa e caotica mentre i vari sicari – ognuno con il proprio metodo e motivazione – entrano in azione. Georgia Sykes e Sharice Watters riescono a infiltrarsi nella struttura per compiere il loro incarico, mentre i fratelli Tremor, guidati da Darwin, seminano distruzione brutale con il loro stile anarchico. Contemporaneamente, gli agenti dell’FBI Messner e Carruthers tentano di mantenere il controllo, ma quest’ultimo viene gravemente ferito durante la confusione.

Mentre il caos esplode e le forze convergono su Aces, la situazione sfugge rapidamente di mano, culminando in una sparatoria multipla e sanguinosa. La svolta finale arriva quando l’agente Messner riesce a penetrare nell’area protetta dove Buddy è tenuto sotto custodia, scoprendo un segreto scioccante: Israel è legato biologicamente a un misterioso boss mafioso, Primo Sparazza (Joseph Ruskin), e il suo valore per l’FBI va ben oltre la semplice testimonianza. Con un colpo di scena, viene dunque rivelato che l’intera operazione di protezione e i vari omicidi incrociati erano il risultato di una manipolazione interna da parte dell’FBI stessa.

Ryan Reynolds e Ray Liotta in Smokin' Aces
Ryan Reynolds e Ray Liotta in Smokin’ Aces

Dopo aver assistito a una serie di decisioni moralmente discutibili da parte dei suoi superiori e profondamente colpito dalla brutalità e dal tradimento, Messner prende una decisione radicale e carica di simbolismo: disattiva le apparecchiature mediche che tengono in vita sia Israel che Sparazza, ponendo fine a tutto con un atto di giustizia sommaria e personale. Il significato del finale di Smokin’ Aces risiede dunque nella totale dissoluzione della distinzione tra legge e crimine. I personaggi, seppur collocati su fronti apparentemente opposti, agiscono spesso con la stessa brutalità e opacità morale.

L’FBI, che dovrebbe garantire giustizia, appare manipolatore e privo di scrupoli, mentre i criminali – per quanto violenti – agiscono mossi da motivazioni comprensibili. L’azione di Messner diventa dunque una rottura netta con questo sistema corrotto: la sua scelta di staccare la spina rappresenta una forma estrema di rifiuto dell’ambiguità etica che ha permeato tutta la vicenda. Questo epilogo cupo e privo di redenzione apre idealmente la strada a Smokin’ Aces 2: Assassins’ Ball (2010).

Il film è in realtà un prequel che esplora le origini della violenza organizzata e del programma segreto del governo che coinvolge i sicari. Sebbene il sequel adotti una narrazione diversa e personaggi nuovi, si fonda sullo stesso universo narrativo corrotto, dove i confini tra vendetta, potere e giustizia si fanno sempre più sfumati. Il finale del primo film, con la sua carica nichilista e critica verso le istituzioni, diventa così il punto d’origine ideale per un’espansione del racconto, mantenendo intatti stile, tono e tematiche.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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