Unfriended: Dark Web, la spiegazione del finale del film

-

Con Unfriended: Dark Web, il regista Stephen Susco porta avanti il concept inaugurato nel 2014 da Unfriended (qui un approfondimento sul film), primo lungometraggio a sfruttare integralmente l’interfaccia di un computer come spazio narrativo. Anche questa volta, lo spettatore è catapultato dentro uno schermo: finestre che si aprono e si chiudono, videochiamate, notifiche, messaggi. Ma se il primo capitolo flirtava con l’horror soprannaturale, questa seconda iterazione vira con decisione verso il thriller tecnologico, più radicato nella realtà e forse proprio per questo ancora più inquietante.

Il punto di partenza è semplice e disturbante: Matias, un ragazzo alla ricerca di un nuovo portatile, ne trova uno apparentemente dimenticato in un bar. Una volta acceso, però, scopre che il laptop appartiene a qualcuno coinvolto in attività criminali nel dark web. Da lì inizia un incubo digitale che coinvolge anche i suoi amici, riuniti per una videochiamata. A differenza del primo film, dove la minaccia era un fantasma vendicativo, qui il terrore ha un volto più plausibile: hacker, mercati neri, identità rubate. Unfriended: Dark Web mostra un mondo sotterraneo spaventoso proprio perché realistico, fatto di anonimato, voyeurismo e violenza nascosta tra i bit.

 

Il film affronta tematiche attualissime: la vulnerabilità della nostra vita online, la disumanizzazione dietro lo schermo e il potere devastante dell’anonimato. Il tutto attraverso una regia che sfrutta in maniera creativa i limiti della narrazione “screenlife”, mantenendo alta la tensione nonostante l’azione sia tutta virtuale. Ma è nel finale che Unfriended: Dark Web gioca le sue carte più forti: con una serie di svolte crude e pessimiste, il film spiazza lo spettatore, lasciandolo a interrogarsi sul confine tra vittime e carnefici. Nella seconda parte dell’articolo analizzeremo proprio questo epilogo disturbante, spiegandone i significati e le possibili interpretazioni.

Betty Gabriel, Connor Del Rio, Rebecca Rittenhouse e Colin Woodell in Unfriended Dark Web
Betty Gabriel, Connor Del Rio, Rebecca Rittenhouse e Colin Woodell in Unfriended Dark Web

La trama di Unfriended: Dark Web

Matias O’Brian, un ragazzo di vent’anni non udente, fidanzato con Amaya, cerca di sviluppare un software per tradurre il linguaggio dei segni in linguaggio verbale, ma il suo laptop non è abbastanza potente. Un giorno gli si presenta l’occasione giusta per realizzare il suo progetto, perchè trova un pc migliore di quello che possiede, abbandonato da tempo tra gli oggetti smarriti del caffè che frequenta abitualmente. Si collega in videochat dal nuovo dispositivo con i suoi amici di sempre (Nari, Serena, Damon, AJ e Lexx), e gli racconta di aver trovato una misteriosa cartella nascosta con strani file e la possibilità di accedere al Dark Web.

Si tratta di quella parte di rete a cui si entra attraverso software particolari, dove navigano abitualmente hacker e cybersecurity e dove, non essendo rintracciabili, è possibile reperire ogni sorta di materiale illecito. Con gli altri ragazzi inizia ad esplorare i file proibiti e ben presto il gruppo si rende conto che le atrocità commesse ai danni delle persone protagoniste dei video sono reali e loro stessi ne sono divenuti testimoni oculari. Mentre cercano di capire come aiutare le vittime discutendo sul da farsi, la situazione precipita perché compare in videochat il profilo nascosto del proprietario del pc, che reclama il suo computer e minaccia terribili conseguenze per gli ingenui malcapitati.

La spiegazione del finale del film

Il finale di Unfriended: Dark Web è dunque tanto spietato quanto spiazzante, e si articola in diverse varianti, a seconda della versione del film distribuita. In tutte, però, il destino dei protagonisti è segnato da un’escalation di orrore e impotenza, orchestrata da un’organizzazione criminale anonima conosciuta come Il Circolo. Questi hacker, nascosti dietro schermi e identità false, manipolano gli eventi con precisione chirurgica, decidendo chi vive e chi muore come se fosse un gioco. Dopo aver scoperto che il computer che ha trovato appartiene a un membro di questa rete criminale, Matias diventa il bersaglio principale, trascinando nel baratro anche i suoi amici.

Betty Gabriel, Rebecca Rittenhouse e Colin Woodell in Unfriended Dark Web
Betty Gabriel, Rebecca Rittenhouse e Colin Woodell in Unfriended Dark Web

Del film esistono molteplici finali. Nella versione per il cinema, Matias corre disperatamente per salvare la fidanzata Amaya, attirata con l’inganno in una trappola. Quando la raggiunge, però, è troppo tardi: la ragazza viene rapita, e lui viene investito da un furgone, lasciato morire mentre i membri del Circle osservano tutto in diretta streaming, votando online se lasciarlo vivere o meno. L’elemento più disturbante è proprio questo: la vita dei protagonisti è ridotta a intrattenimento per un pubblico invisibile, che decide le sorti al di là dello schermo come se stesse partecipando a un reality show.

In un’altra versione alternativa, Matias riesce a localizzare Amaya ma scopre che il messaggio con le coordinate era falso. La trappola si chiude su di lui, e si ritrova rinchiuso vivo in una bara sotterrata, mentre Amaya è destinata a morire altrove. Anche qui, l’orrore è amplificato dall’impotenza assoluta del protagonista e dal cinismo dei suoi aguzzini. In entrambi le versioni cinematografiche, il film si chiude con una rivelazione amara: i responsabili non saranno mai scoperti, e l’anonimato garantito dal dark web li rende onnipotenti.

L’edizione home video di Unfriended: Dark Web aggiunge però due ulteriori opzioni di finale. La prima è la più felice di tutte, poiché sia Matias che Amaya vengono lasciati in vita dopo una votazione dei membri del Circolo. Sembra che alcuni siano rimasti colpiti dalla disponibilità di Matias a negoziare per salvare la vita di Erica, nonostante non la conoscesse prima dell’inizio del “gioco”. Nel secondo finale, invece, Matias viene indotto a credere che Amaya sia stata uccisa, poi lasciato solo con una pistola. Il Circolo scommette a quel punto se si ucciderà o meno, ma il risultato non viene mostrato.

In ogni caso, i finali del film son profondamente pessimisti. Unfriended: Dark Web ci mostra un mondo in cui la tecnologia ha smarrito ogni etica, e dove la connessione digitale diventa una trappola. La violenza non è più figlia del sovrannaturale, ma dell’uomo stesso, nascosto dietro uno schermo. L’orrore del film sta proprio nella plausibilità del suo scenario: chiunque, in qualsiasi momento, potrebbe essere sorvegliato, manipolato, eliminato, senza lasciare traccia. Un messaggio cupo e disturbante, che rispecchia le nostre paure più profonde sull’era digitale.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
- Pubblicità -
 

ALTRE STORIE

- Pubblicità -