Dopo le favole di Matteo Garrone, che hanno lasciato la stampa internazionale piuttosto fredda, Cannes 2015 cambia volto e accoglie trionfante Nanni Moretti, secondo italiano in concorso al Festival. La proiezione di Mia Madre è stata un vero tripudio di applausi e soprattutto pianti sinceri. Il comparto emozionale e sensibile del film convive però anche con una grande parentesi ironica, per non dire comica. Il personaggio di John Turturro è completamente fuori ogni schema, ridicolo, il perfetto bilanciamento fra Margherita (Margherita Buy, presente anch’essa oggi sulla Croisette), la regista spaesata, e Giovanni (Nanni Moretti), il fratello cinico e arreso all’evidenza. “I miei film hanno sempre entrambi gli aspetti, si ride e si piange, ci sono momenti dolorosi ma anche divertenti, è così, non è una strategia studiata, è il modo di raccontare la vita, le persone” ha detto il regista.
Scrivere e gestire un
film nel quale il personaggio principale è un regista può essere
davvero complicato, ogni parola che esce dalla sua bocca può essere
fraintesa e spacciata per vera. Ciò che dice il personaggio
Margherita sul cinema è ciò che direbbe Nanni Moretti? “Io sono un
po’ come lei, quando dico delle cose in realtà sto pensando ad
altro. Anche adesso. Cos’è il cinema? Penso che sia fare
buoni film, possibilmente innovativi, che non siano film
che mentre li vediamo ci facciano dire ‘ma questo l’ho visto
trecento volte, carino ma l’ho visto tante volte’. Questo è il
compito del cinema. Per fare buoni film non ci sono argomenti
privilegiati, argomenti di Serie A o Serie B, qualsiasi argomento
può portare a un brutto film o a un bel film. Se vi state chiedendo
quanto ci sia di me nel personaggio di Margherita, beh, c’è molto.
Eppure non ho mai pensato che il protagonista potesse essere
maschile, ho sempre pensato dall’inizio a una donna, fin
dall’inizio ho pensato a Margherita Buy. Giovanni invece è la
persona che io vorrei essere, anche Margherita vorrebbe essere
Giovanni.”
Mia Madre racconta una vicenda personale del regista, con un finale proiettato ‘al futuro’ nonostante gli eventi, eppure qualcuno è riuscito a vederci un auspicio anche per il cinema italiano: “Non so come sarà il futuro del cinema italiano. Sono felice che ci siano tre film italiani in questo concorso ma si tratta ancora di singoli registi, singoli produttori, non tanto di un clima intorno al nostro cinema che è invece sempre molto distratto. C’è sempre un’attenzione distratta verso il cinema, sia come fenomeno industriale che artistico.”
La bellezza del film
risiede anche nel modo in cui il regista riesce a creare diversi
livelli di realtà, non si capisce se molte scene siano sogni oppure
momenti di verità: “Non credo ci sia confusione fra realtà e
immaginazione. Durante la sceneggiatura e le riprese abbiamo
lavorato molto a questo intreccio di vari livelli della narrazione,
c’è la realtà, poi ci sono i sogni, i ricordi, le fantasie. Il
tempo del film è il tempo dello stato emotivo di Margherita, in cui
tutto ha la stessa urgenza: la preoccupazione per la madre, il
dolore, i problemi con la figlia, sul lavoro, ma ci sono i suoi
ricordi, le sue emozioni. Se alle volte lo spettatore vedendo una
scena non si rende conto se è sogno o realtà, questo mi fa piacere
perché il film è costruito molto su questi vari livelli.”
Michelangelo Antonioni si nascondeva sempre dietro un personaggio femminile, Nanni Moretti si nasconde dietro Margherita? “Non ho mai pensato a me come protagonista, ho sempre pensato a Margherita Buy e mi interessava dargli quel nervosismo, quel senso di inadeguatezza che spesso do ai personaggi maschili dei miei film. Mi sembrava interessante dare queste caratteristiche a un personaggio femminile. Non è un personaggio accogliente, invece sta sempre altrove rispetto a dove si trova, è un personaggio che fa fatica.”
In Italia la critica,
come tradizione, si è molto divisa sul film, all’estero potrebbe
andare in modo diverso? Penso che i francesi, i giornalisti
internazionali vedano un mio film senza interferenze. Vedono
soltanto un mio film e basta, non ci sono altri fattori come
pensare al mio personaggio pubblico, alle mie posizioni politiche,
al perché concedo poche interviste o quanto sia caldo o freddo
verso i giornalisti. In Italia ci sono più elementi, qui si vede un
mio film e basta.”
Uno dei migliori dialoghi del film riguarda Stanley Kubrick, che rapporto ha Nanni Moretti con Kubrick? Ho un rapporto normale come qualsiasi altro spettatore, anzi approfitto per ricordare che alle volte John Turturro ha aggiunto cose sue al personaggio. Ha letto la sceneggiatura, ha capito il personaggio e ha aggiunto delle cose e alcune sono rimaste nel film. Volevo che ci fosse questo accenno a un gigante del cinema, era bello che fosse raccontato da lui.”