Cattivissimo Me 3, dietro le quinte: incontro con Paolo Ruffini, Arisa e Max Giusti

cattivissimo me 3

Mercoledì 21 giugno è stato il Cattivissimo Me Day, una giornata speciale per gli amanti degli omini in giallo e la loro stramba famiglia, ancor di più perché presso la Casa del Cinema c’è stata la proiezione in anteprima di Cattivissimo Me 3 (che uscirà al cinema il 24 agosto). In seguito, si è tenuta una conferenza stampa in compagnia dei doppiatori Paolo Ruffini (il nuovo cattivo Balthazar Bratt), Max Giusti (doppiatore sia di Gru che del fratello gemello Dru) e Arisa (Lucy), con cui si è parlato della difficoltà del doppiaggio, della bellezza degli anni ’80 e di com’è vista oggi la famiglia.

 

Che rapporto avete con gli anni ’80?  Max Giusti: «Quella è l’età dell’imprinting, l’età dei sogni, delle possibilità. La cosa migliore di Illumination è che hanno costruito un mondo dalle fiabe ai cartoon composto da film che i papà possono guardare senza addormentarsi con i popcorn in mano, come capitava a me».

Paolo Ruffini: «Io sono rimasto negli anni ’80. Ho fatto un musical sugli anni ’80, ho scritto Telefono quando arrivi ambientato negli anni ’80. Quelli sono gli anni del cubo di rubik, di Holly e Benji e il calcio di rigore, Bim Bum Bam; sono gli anni del walkman, gli anni in cui compravi qualcosa che aveva soltanto una funzione (a differenza di oggi che con il cellulare puoi fare tutto). Pensa a tutto quello che esce oggi al cinema, vengono dagli anni ’80: da Baywatch a Supercar, da RoboCop a Terminator, questi sono tutti figli degli anni ‘80».

Arisa: «Io sono nata nell’82, per cui ho vissuto appieno gli anni ’80. Mi piaceva tantissimo lo stereo registratore e i colori del periodo, ma soprattutto era interessante il livello di serenità che si viveva in famiglia negli anni ’80, si era molto felici».

E se scopriste di avere un fratello gemello? Ruffini: «Per il gemello l’ho già detto prima: ne ho uno che si chiama Raul e di cognome fa Bova». Arisa: «Se avessi una sorella gemelle, sarei molto felice. L’avrei tanto voluta. Se avessi dei bambini, vorrei che fossero gemelli per far in modo che si tengano fuori dalle paturnie dei genitori».

L’accento dei personaggi da dove parte? Max Giusti: «Gru è nato di fantasia, stando due giorni in sala cercando una voce che potesse essere cattiva in alcune tonalità e molto dolce in altre. Quando legge i libri di fiabe alle bambine, ad esempio, c’era bisogno di una via di mezzo. Gru è arrivato dai produttori americani che avevano già la loro voce di riferimento e volevano seguire una strada simile. L’ispirazione non c’era su personaggi già esistenti, ma su ciò che calzava meglio al personaggio».

Arisa: «Ho trovato che gli attori originali fossero perfetti e ho avuto una sorta di folgorazione quando ho sentito Lucy in lingua originale. Ho cercato di avere un’interpretazione piuttosto fedele all’originale, per cui mi sono ispirata a lei».

Per Max Giusti: l’evoluzione di Gru com’è cambiata in sette anni? «Il personaggio non mi è caro, mi è carissimo. Io non amo i cartoni, mi annoio facilmente, ma credo che Illumination con Cattivissimo Me abbia portato un nuovo modo di vedere i cartoni animati. Non è mai stucchevole quello che propongono, è la perfetta scusa per portare i bambini al cinema. Immaginare un cattivo come Balthazar Bratt che uccide a colpi di Big Babol, quando noi da bambini lottavamo costantemente contro i dentisti che ci dicevano di non mangiarle, fa comprendere quanto il mondo sia cambiato. Cattivissimo me 3 era una scommessa, c’è stata un’attenzione enorme su ogni passaggio e non nego che trovo Gru un po’ come me. Mi piace pensare ai cartoni in questo modo: ti fanno fare una pausa dal mondo per odorare quel profumo di pulito del bucato della nonna. Il mondo dei bambini ti aiuta, ti pulisce. È una grossa opportunità non solo lavorativa ma anche umana, perché non ti fa fermare, anzi, ti fa tornare a un mondo che invece dimentichi sempre più velocemente».

Per Paolo Ruffini: è stato difficile interpretare Balthazar Bratt? «Quello che ha fatto Massimo per questo film è stata una cosa portentosa (il continuo cambio di voce di due personaggi diversi). Il mio personaggio è un pazzo, urla tutto il tempo. Quindi sì, sono rimasto atono per cinque, sei mesi. È stato impegnativo, eppure non si tratta di doppiare un personaggio, ma di doppiare i sogni dei bambini. Sono i cartoni che ci ricordano la realtà, come ha detto Massimo. Ho doppiato un personaggio che, rispetto ad altri cattivi, ha delle sfaccettature in più, perché in realtà è un cattivo frustrato, infelice. Se non riesci a raggiungere la felicità, è facile che ti trasformi in un cattivo. Questo film ha una nostalgia verso il senso di felicità e libertà. È un film politico che racconta l’idea nuova di famiglia, racconta qualcosa in più sul raggiungimento dei sogni. È un film che parla di te e forse tu ancora non lo sai».

Lo possiamo definire un film attuale? Paolo Ruffini: «L’idea di fare un film come questo, ora che si parla di hating, è catartico. I bambini vanno a vedere un film in cui si fa una guerra dance, una guerra che si basa su chi è più scemo. Un’idea interessante, colorata e urgente di battaglia da comunicare ai nostri bambini, per cui lo reputo un film chirurgico dal punto di vista cinematografico».

Per Max Giusti: siccome ha dovuto doppiare due voci, come ha fatto tecnicamente?

«Prima ho doppiato Gru. È stato facile: avendolo già doppiato, io d’estate faccio le prove con i bambini. Abbiamo scelto di fare prima Gru, poi ho fatto tutto Dru. Gru andava protetto. Dovevo fare un lavoro di diaframma, dovevo essere diverso in tutte le scene d’azione anche se poi le due voci dovevano tornare a un’idea di similitudine, essendo due fratelli. È stato – mi posso aprire? – un dramma. Non volevo più andarci, è stata durissima. Ho fatto quasi 21 giorni di doppiaggio (solitamente non si fanno mai per un cartone) ma era una sfida, anche per me. Fare la seconda parte di Dru è stato macchinoso, eppure funzionava».

Che cosa vi hanno dato questi personaggi? Arisa: «Lucy è di grandissimo esempio, è una donna catturata dalla carriera come lo siamo un po’ tutte alla nostra età, eppure lei riesce con leggiadria e maestria ad arginare tutti gli ostacoli. Immergermi in lei mi ha portato in una dimensione di rettitudine e mi ha fatto riflettere per una settimana, però poi sono tornata in me. Il doppiaggio mi ha aiutato a scoprire dei colori della mia voce che non conoscevo. Anche io la prima volta ho perso la voce, poi ho capito il meccanismo ed è andata meglio».

Ruffini: «Anch’io avevo quei baffetti a 13 anni [si riferisce al suo personaggio] e se sei innamorato, quello è un dettaglio gravissimo. Non sono baffi, sono setole. Mi piacerebbe riuscire a fare i palloncini delle Big Babol come lui e mi piace come si veste: adoro le sue spalline. È un personaggio estremo, un cattivo anomalo, e da una parte lo capisco: è rimasto scottato da Hollywood e vuole riscattarsi. Il fatto che in lingua originale sia doppiato da Trey Parker mi ha molto lusingato».

Max: «Gru mi ha fatto sentire importante agli occhi del pubblico più importante: i bambini e i “miei bambini”. Ho indossato i panni del vincente per una volta. È un personaggio un po’ come me (grosso, con le gambe secche) che fa le cose sbagliandole, ma per una volta ho vinto. Io sono un comico e i comici solitamente non vincono. Interpretare Gru mi ha permesso di essere figo in famiglia e non è cosa da poco!»

Qual è il concetto di famiglia in Cattivissimo Me 3? Arisa: «Io penso che dovremmo esercitarci di più ad acuire i ricettori del nostro cuore piuttosto che pensare a come dovrebbero andare le cose. A circondarci delle persone che ci fanno stare bene senza chiederci che legame ci unisce con loro. Bisogna voler stare insieme alle persone con cui si sta bene: è così che nascono le famiglie più innamorate».

Domanda finale: se aveste dei Minions a casa, che cosa gli fareste fare? Arisa: «Le pulizie». Max: «Tosare l’erba del giardino». Ruffini: «Condurre i fatti vostri».

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