Ieri, nella cornice del
Cinema Barberini, si è svolta l’anteprima del film di Marco
Risi Cha Cha Cha, nelle sale a
partire dal 20 Giugno. Erano presenti all’evento il regista stesso,
il protagonista Luca Argentero, il produttore
Angelo Barbagallo, la protagonista femminile
Eva Herzigova, i co-protagonisti Pippo
Delbono e Claudio Amendola oltre al
delegato di produzione della 01 Distribution.
La pellicola era stata già presentata un anno fa in anteprima la Festival Di Taormina e, proprio in occasione della kermesse, verrà presentato in anteprima mondiale (prima di essere distribuito in altri paesi, come la Francia, a partire dal 7 Agosto).
Da subito il film è stato accostato a La Grande Bellezza, l’ultima fatica cinematografica di Paolo Sorrentino, rappresentando entrambi in modo diverso due facce della stessa medaglia, uno spaccato caustico e cinico del nostro paese e della corruzione dominante.
Risi, dopo quattro anni di silenzio, decide di tornare al cinema con un thriller dalle atmosfere noir, che ricorda da vicino i romanzi di Chandler (a cui dice di essersi ispirato) portando in scena un personaggio come quello dell’ispettore Corso, un detective privato schivo, di poche parole, chiuso nella sua solitudine che ha alle spalle un passato nella polizia e un futuro incerto che si dipana tra intrighi e misteri che coinvolgono la donna che ha amato, un’ex attrice, Michelle…
Corso viene definito da Risi un eroe romantico, tipicamente noir, tanto da ricordare da vicino l’Elliot Gould de Il Lungo Addio altmaniano, eroe affezionato al proprio gatto come Corso lo è al proprio cane zoppo, simbolo ulteriore dell’enorme anima di quest’uomo. Un personaggio giusto, positivo, un eroe ideale per Risi che ha sempre sognato di portare in scena in una sua pellicola un personaggio del genere, un campione di morale contro la corruzione dilagante e l’ambiguità che dominano il nostro paese (e non solo…). Il clima può essere ricondotto a quello del noir americano anni ’40 come pure al Polar francese, non trascurando le atmosfere tipicamente italiane alla Fruttero-Lucentini come pure alla Scerbanenco, tutti tesi a rappresentare atmosfere cupe dominate da un oscuro cinismo, dalla disillusione e dagli intrighi. Importante, ai fini della riuscita della pellicola, è l’apporto dei caratteristi, nomi del calibro di Claudio Amendola, Bebo Storti, Pippo Delbono che regalano al film un valore aggiunto notevole, portando sullo schermo personaggi ambigui, machiavellici, villains dalle molte facce indimenticabili. Il lavoro di Delbono, per esempio, attore d’estrazione teatrale, è incentrato sui micromovimenti e su una recitazione mai eccessiva ma sempre calibrata e contenuta, portando infine sullo schermo un “cattivo” d’eccezione come l’avvocato Argento che si svincola da qualunque cliché recitativo.
La sceneggiatura del
film è stata realizzata a “sei” mani da Risi stesso insieme ad
Andrea Purgatori e a Jim
Carrington, e tutti e tre in una prima fase non
immaginavano nemmeno lontanamente di realizzare un film “di
genere”, piuttosto volevano scrivere un film incentrato sulla
trattativa stato-mafia. Poi, in un secondo momento, la
folgorazione: raccontare il paese attraverso gli occhi di un
investigatore privato. Carrington, poi, sapeva bene come procedere:
ogni storia deve avere un proprio arco narrativo, come pure ogni
personaggio ed ogni scena. Ecco perché un colpo di scena doveva
accadere in un momento specifico e mai troppo presto o troppo
tardi!
Si è anche ipotizzata l’idea di un sequel delle avventure del “detective” Corso, ma qualunque ipotesi del genere è legata al risultato finale del film al botteghino.
Per quanto riguarda il personaggio interpretato dalla Herzigova, per lei ha rappresentato una vera e propria sfida: non essendo un’attrice di professione ma una modella, è rimasta subito ammaliata dalla sceneggiatura scritta da Risi e, dopo averla sottoposta ad un provino a Londra, il regista stesso si è convinto della sua bravura ma soprattutto della sua credibilità nel ruolo di madre e donna fatale all’interno del film, richiamando alla memoria le immortali icone bionde “algide ma bollenti” che popolano il cinema di Alfred Hitchcock. Oltretutto, anche il fatto che il suo personaggio sia straniero rappresenta un’aggravante per le azioni del compagno, l’avvocato Argento. Il film ha un’atmosfera jazz-noir molto cupa, mettendo in scena una Roma notturna grazie all’ausilio di un fotografia suggestiva e “sporca”; la colonna sonora crea delle suggestioni ipnotiche spaziando dalla musica sintetizzata alla malinconia del sassofono, passando per il rock “ruvido” anni ’70 che accompagna una delle scene più suggestive, quella del pestaggio dell’ispettore Corso: realistica (come il modo in cui Risi rappresenta la violenza), rimanda al cinema hongkonghese, al Cronenberg de La Promossa dell’Assassino fino alle scene cult de Il Maratoneta, per costruzione della tensione e della suspense.
L’intento di Risi, con Cha Cha Cha, è quello di rappresentare attraverso una galleria di personaggi continuamente oscillanti tra il bene e il male, corruzione e morale, dannazione e redenzione, l’Italia di oggi alla luce degli eventi che negli ultimi quarant’anni hanno cambiato la fisionomia del nostro paese ma soprattutto dei suoi abitanti, mettendo in scena un sofisticato gioco di specchi e di rimandi attraverso un genere codificato come quello del noir che, oltre alla patinata di puro intrattenimento, nasconde disseminati innumerevoli spunti di riflessione.