Fabio Volo presenta il suo Il giorno in più, dalla carta allo schermo

Il 28 Novembre si è tenuta la proiezione stampa del film Il giorno in più diretto da Massimo Venier e tratto dal romanzo omonimo scritto da Fabio Volo, qui nella duplice veste di attore e sceneggiatore del film. In una delle sale del cinema Adriano a Roma si è tenuto, in seguito, l’incontro con la stampa a cui ha preso parte il cast del film composto da Fabio Volo, Isabella Ragonese, Camilla Filippi e Pietro Ragusa; il regista Massimo Venier; lo sceneggiatore Michele Pellegrini e il produttore Beppe Caschetto. Il dibattito è stato incentrato soprattutto sul difficile passaggio dalla carta allo schermo cinematografico.

 

-Quanto è stato difficile adattare un romanzo di successo, amato da innumerevoli lettori, senza tradire le loro aspettative nei confronti della storia e dei personaggi? Ma soprattutto quanto si distacca il film dal libro e in quali parti?

Fabio Volo: Il libro è stato sicuramente funzionale al film. Con gli altri sceneggiatori (Massimo Venier, Michele Pellegrini e Federica Pontremoli, N.d.A.) abbiamo cercato di decidere tutti insieme cosa tenere del libro- e, alla fine, la scelta è ricaduta sul sentimento- e cosa invece eliminare definitivamente. Quando fai cinema devi fare i conti con i tempi e il budget. Nel libro ci sono più location, parti introspettive e tre finali che risultava complicato riportare su pellicola. Quindi ho voluto definitivamente tenere la storia d’amore tra due ragazzi che avevano paura d’amare: uno perché intimorito da sempre dall’amore e l’altra perché ormai disillusa. Ma la loro spinta interna è stata più forte di qualsiasi ragionamento e paura. È il desiderio di trovare un terzo modo di amare, che possa appartenere a tutti e due, pur non essendo di nessuno dei due. È per questo motivo che la scelta è ricaduta proprio su New York, un luogo particolare: la prima volta che ci vai hai come la percezione di esserci già stato, è un “terzo luogo” alternativo in cui Giacomo e Michela (personaggi del libro, N.d.A) possono decidere liberamente di incontrarsi.

Isabella Ragonese: Per me la difficoltà maggiore è stata quella di costruire il mio personaggio, Michela, senza tradire le aspettative di chi ha letto ed amato il romanzo; qualsiasi “traduzione” di uno dei suoi protagonisti comporta comunque un piccolo tradimento rispetto all’ideale che si sono costruiti i lettori. Michela è una figura femminile molto “tosta”, rappresenta bene la ragazza di oggi, estremamente emancipata: lavora, è intraprendente, ed è molto apprezzata all’interno della casa editrice nella quale svolge la sua attività. Ma allo stesso tempo è “bloccata” nei sentimenti, non solo per via di precedenti delusioni sentimentali, soprattutto per il lavoro: le prende davvero troppo tempo.

-I personaggi femminili che popolano il microcosmo del film sono sfaccettati e ben lontani da piatti stereotipi cinematografici…

Isabella Ragonese: Michela è una figura in crescendo: inizialmente è quasi un’ombra che appare tutte le mattine, come una pagina vuota, sulla quale chi guarda può costruire il suo modello di donna ideale. Non è la classica ragazza da calendario, ma una donna dolce e semplice, con la quale un uomo immagina di poter costruire qualcosa di importante. Anche se poi, pian piano, si rivela  più complicata…

-Quanto c’è di autobiografico nei tuoi romanzi? Ma soprattutto: credi che i tuoi personaggi siano affetti da quella che oggi chiamiamo “sindrome di Peter Pan”?

Fabio Volo: In quello che scrivo tutto è un po’ autobiografico. Anche l’ultimo libro, che ha come protagonista una donna sposata, è molto autobiografico, anche se non racconta un episodio della mia vita. Giacomo e Michela sono due personaggi che raccontano una parte di me. Credo che i trentenni di oggi non siano affetti da questa sindrome, ma che essi in realtà stiano vivendo un cambiamento dei ruoli, in fondo li abbiamo un po’ logorati. I nostri nonni e genitori non hanno amato più di quanto facciamo noi, semplicemente prima ci si sposava e si avevano dei figli, senza chiedersi se si era felici, ma se erano state fatte le cose che andavano fatte. Oggi vogliamo innanzitutto essere e realizzarci in quanto persone, prima di diventare mogli e mariti.

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Ludovica Ottaviani
Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.