Il mio posto è qui: intervista ai registi Cristiano Bortone e Daniela Porto

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Esce il 9 maggio al cinema il film Il mio posto è qui (qui la recensione), distribuito da Adler Entertainment. Diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto, questo offre un racconto che si svolge all’indomani della fine della Seconda Guerra mondiale, in un piccolo paese calabrese. Qui vivono Marta (Ludovica Martino), ragazza madre promessa in sposa ad un uomo che non ama, e Lorenzo (Marco Leonardi), omosessuale locale conosciuto come “l’organizzatore dei matrimoni”. Tra loro nasce una profonda amicizia che porta la giovane ragazza a sfidare i pregiudizi della comunità che li circonda e a lottare per trovare il proprio posto nel mondo come donna.

Il film è tratto dal romanzo omonimo della stessa Daniela Porto, pubblicato con Sperling & Kupfer, che compie qui il suo esordio come regista accanto al marito e insieme portano sul grande schermo un’opera che parla del passato ma guarda al presente, offrendo uno sguardo femminile che porta a riflettere sulla condizione femminile, le sue difficoltà e le sue conquiste. Tematiche che hanno portato il film ad essere accostato a C’è ancora domani di Paola Cortellesi, con cui condivide alcuni elementi in comune.

Se sono usciti due film simili come il nostro e quello della Cortellesi a distanza di poco tempo, – afferma Daniela Porto – “significa che c’è un bisogno – e la cronaca purtroppo ce ne dà ragione – di parlare di queste tematiche: dell’emancipazione femminile e del rapporto uomo-donna. Questo perché nonostante il femminismo, le battaglie sociali e le conquiste ottenute non c’è stata ancora la capacità di ricreare e ripensare in modo sano il rapporto tra un uomo e una donna”.

Il film affronta anche la problematicità del chi va via e chi rimane nel meridione. In questo senso il titolo è una manifestazione di resistenza. Si parla troppo del meridione in termini negativi, mentre in questi piccoli paesini si possono ritrovare – e abbiamo effettivamente ritrovato – realtà meravigliose con persone talmente innamorate del loro territorio che non vogliono abbandonarlo ma fanno quel che possono per migliorarlo”, racconta Cristiano Bortone.

Il mio posto è qui: l’adattamento del romanzo

Come si diceva, Il mio posto è qui è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Daniela Porto, chiamata per il film a firmare non solo la sceneggiatura ma anche la regia. “Il libro l’ho scritto per mio piacere personale.”, racconta l’autrice, “Poi Cristiano mi ha convinto ad adattarlo e alla fine ho ceduto”. So perfettamente che il linguaggio della scrittura e il linguaggio cinematografico devono sottostare a delle regole diversa.”, racconta Porto, parlando del processo di adattamento del suo romanzo. “Quindi abbiamo dovuto sacrificare qualcosa del romanzo, ad esempio abbiamo compresso molto i personaggi secondari anche se penso non abbiano perso la loro bellezza”

“Il film deve ovviamente andare dritto al punto, ma è stato più facile del previsto, perché il libro era già scritto con delle scene chiave che abbiamo riportato fedelmente.”, conclude la scrittrice. “Spesso gli adattamenti di un libro vengono criticati perché sembra tradiscano il materiale di partenza”. – aggiunge Bortone – “Sapevo che Daniela non avrebbe resistito alla tentazione di adattare ciò che aveva scritto e conosce così bene. Non a tutti gli scrittori capita questa opportunità e solo con lei a bordo del progetto potevamo avere la certezza che saremmo riusciti a riportare il cuore del romanzo sul grande schermo”.

Il mio posto è qui
Cristiano Bortone, Daniela Porto e Ludovica Martino sul set di Il mio posto è qui. © Angrisano

Ludovica Martino e Marco Leonardi, i protagonisti del film

Nei ruoli di Marta e Lorenzo, come anticipato, si ritrovano gli attori Ludovica Martino e Marco Leonardi. Iniziando da quest’ultimo, i due registi raccontano che: “Quando ha letto il copione ci ha subito chiamato per dirci che era una vita che aspettava di trovare un ruolo così. Si è messo al servizio di Lorenzo e gli ha donato una vitalità incredibile. Mentre scrivevo il romanzo, non avevo delle precise indicazioni fisiche per questo personaggio, ma Marco è riuscito ad interpretarlo nel modo migliore possibile, facendo emergere ogni sua sfumatura”.

“Anche Ludovica è stata subito entusiasta del progetto” – racconta Daniela Porto – “Per un’attrice non è facile trovare un ruolo che non sia “la moglie di…” o “l’amante di…” e questo ruolo da protagonista è stata per lei un’opportunità importante. Ha dato tantissimo al personaggio. Con i suoi sguardi, i suoi movimenti, riesce a trasmettere molto”. “Inizialmente ero esitante nello sceglierla” – rivela la regista – “perché il curriculum di Ludovica sembrava lasciar intendere un orientamento verso altri ruoli”.

“Però quando ci ha spiegato i movimenti di Marta e il suo percorso psicologico, ci ha dimostrato di aver centrato pienamente il personaggio. A quel punto il ruolo era suo“. “Ludovica è un’attrice pazzesca. Nei prossimi anni e decenni ci confermerà di essere un’attrice vera, tra le più brave della sua generazione. Non si sente arrivata, studia e studia continuamente per perfezionarsi sempre. Per questo film ha ad esempio studiato il dialetto calabrese in modo impeccabile“, spiega Bortone.

GUARDA ANCHE: Il mio posto è qui: intervista a Ludovica Martino e Marco Leonardi

Il mio posto è qui Cristiano Bortone Daniela Porto
Cristiano Bortone e Daniela Porto sul set di Il mio posto è qui. © Angrisano

I luoghi e i colori di Il mio posto è qui

Inizialmente ci siamo chiesti se girarlo in bianco e nero, ma ci siamo risposti subito: no. Il fatto che sia ambientato negli anni Quaranta non significa che bisogna per forza richiamare il neorealismo. L’uso dei colori ci ha permesso di restituire ancor di più la durezza e la crudezza di quei luoghi. Poi abbiamo cercato con le scenografie e i costumi di attenerci a delle realtà ben precise. Abbiamo fatto delle ricerche fotografiche dell’epoca e anzi la realtà era anche peggiore in molti casi”, racconta Porto. “Abbiamo girato a Gerace, in provincia di Reggio Calabria. È uno dei paesini mantenuti con meno interventi architettonici, ancora caratterizzato da edifici in pietra“, aggiunge Bortone.

I due registi parlano poi dell’importanza ricopert dal colore nel film: “Abbiamo svolto un lungo lavoro di ricerca anche sui colori e i costumi. Perché effettivamente in quegli anni la gente non andava in giro con vestiti a fiori o a pois. Se si guardano le foto di quell’epoca sono vestiti di sacchi, di stracci, di indumenti color terra, come gli ambienti che li circondano. Nel film abbiamo dunque usato colori accesi come contrasto, legato a momenti di libertà e speranza dei due protagonisti”. Tutti questi elementi, come affermato dai due registi, hanno permesso di ottenere quell’atmosfera realistica che dona ulteriore valore alle vicende di Marta e Lorenzo in Il mio posto è qui.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.

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