Il Racconto dei Racconti: le magie di Leonardo Cruciano e Makinarium

Il nuovo film di Matteo GarroneIl Racconto dei Racconti è ancora in programmazione nelle sale d’Italia e oggi ne parliamo con Leonardo Cruciano, supervisor SFX del film e co-fondatore di Makinarium (società che ha curato gli effetti del film) e ad Angelo Poggi, Business Development Manager di Makinarium.

 

Come sei arrivato fino a Garrone, o come lui è arrivato fino a te?

L.C.: Ho conosciuto Matteo Garrone ai tempi di Reality: allora avevamo realizzato qualche piccolo effetto per il film ma, istintivamente, abbiamo subito instaurato un rapporto creativo molto stimolante. Garrone, oltre a essere un regista già affermato, è anche stato un pittore, cosa che traspare in ogni suo film; io invece, oltre che artigiano degli effetti speciali, porto avanti le mie ricerche da illustratore. E così, tra disegni e racconti, abbiamo iniziato un bel dialogo. Da subito ci siamo accorti di avere caratteri diversissimi, ma l’empatia creatasi, la sincronia, ci hanno portato a condividere delle visioni.

Qual è stato il processo per la creazione delle creature?

L.C.: Garrone aveva in mente di realizzare esplicitamente una favola, in tutta la sua essenza di racconto primordiale; anche negli altri suoi film ne esistevano le componenti, ma questa volta, anche visivamente, la pittoricità di un mondo magico di castelli e creature doveva andare in scena con tutto lo sporco, la matericità, la carne del “vero”. Così mi ha coinvolto al concept delle creature, poi alla loro messa in scena; ho iniziato quindi a studiare come adattare le soluzioni di effetti Speciali ed effetti Visivi alla narrazione e al suo stile di regia, così unico, cercando di non penalizzarlo nel compromesso con le loro dinamiche.

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Oltre ai mostri veri e propri, quale altro aspetto della realizzazione del film è stato particolarmente interessante o difficile?

L.C.: La sfida vera non è mai stata il drago, o la pulce, o le creature; che si trattasse di paesaggi in matte painting o trucchi prostetici su attori, avevamo una buona pianificazione per risolvere qualsiasi problema, in un modo o nell’altro. Credo invece che la sfida sia stata proprio mantenere la loro coerenza visiva senza che si scollassero dal film.

Come si è sviluppata la collaborazione con la CGI? Dove finisce il tuo lavoro e comincia il loro?

L.C.: Abbiamo messo su un sistema creativo basato sulla visione unitaria, una factory integrata di effetti visivi e fisici: Special Make-up, Props Making, Mechanical, Animatronics, 3D Set Scanning, Visual Effects. Molti effetti erano piuttosto complicati data la delicata cifra stilistica che dovevamo mantenere.

Secondo me l’unica maniera per riuscirci era creare un gruppo unico, un’unica visione più vicina possibile a quella del suo autore, Garrone, calibrando e variando le soluzioni tecniche di Sfx e Vfx con il crescere del progetto.

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Il film di Garrone a oggi rappresenta un unicum con un budget così alto. Che prospettive ci sono per una replica dello stesso calibro in Italia?

A.P.: Le prospettive non sono entusiasmanti, infatti stiamo guardando al mercato internazionale. A Cannes abbiamo presentato la nostra società alle maggiori case di produzione americane con risultati molto incoraggianti e ci siamo posti come un gruppo che può anche coprodurre, andare oltre il service, e gestire la produzione esecutiva totale di progetti stranieri che ben si sposano con le location italiane. L’obiettivo è diventare un riferimento internazionale non solo per gli Stati Uniti ma anche per altri mercati molto importanti come quello asiatico. Noi portiamo il nostro stile autentico, la nostra visione originale dell’illusione ottica e diamo la possibilità a ogni produzione di personalizzare l’effetto visivo, dando così un’interpretazione e mood diverso per ogni film, evitando quell’appiattimento sugli effetti visivi che si è notato in questi ultimi anni, a parte qualche grande progetto.

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Che cosa bolle nei pentoloni della tua officina? Cosa farai adesso?

L.C.: Makinarium è coinvolta in diversi film, serie europee e hollywoodiane, solo con uno o due reparti realizzativi per volta; magari in uno siamo presenti solo con lo special make-up, in un altro con il props making e in altri con il Vfx, come accade ora per Ben Hur, Zoolander 2 e il nuovo film di Daniele Luchetti.

A.P. Il nostro programma prevede nei prossimi mesi l’ampliamento dell’organico di Makinarium, lavorando a una maggiore strutturazione aziendale per affrontare le sfide internazionali; il trasferimento nella nuova sede dei Cinecittà Studios; l’esportazione del nostro brand e modello di business (Formazione – Produzione – Innovazione), fondato sull’altissima qualità artistica dei creativi italiani, nei rigogliosi mercati asiatici e del middle east che, nonostante la diffusa percezione di pessimismo che si vive nel nostro paese, vedono l’Italia come un concentrato di eccellenze da cui apprendere e imparare.

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