D: Partiamo della genesi di questo
tuo sequel di “Scusa ma ti chiamo amore”. Qual è stato il tuo
obiettivo?
FEDERICO: “Scusa ma ti voglio sposare” è un film che cerca di far
convivere al meglio dinamiche di coppie che rappresentano gli
elementi più diversi dell’amore: la passione, la voglia di buttarsi
in una nuova storia,
ma anche la paura dell’amore o
l’apatia è per aver sofferto troppo nel cercare di far funzionare
qualcosa. Per raccontare sentimenti così diversi ho cercato di
privilegiare una regia che in qualche modo non fosse ingombrante,
che non si facesse notare troppo, che riuscisse a raccontare tutto
quasi senza farsi sentire. E’ stato come se la macchina da presa
seguisse tutte le storie ma senza interrompere, senza distrarre,
con un movimento leggero, con attenzione e delicatezza, spostandosi
da una coppia all’altra, cogliendone le sfumature. In questo film
ho cercato di dare più importanza alla coralità senza però
naturalmente perdere di vista i protagonisti.
D: “Scusa ma ti chiamo amore” era una commedia romantica che per
tanti versi ricordava il cinema di Garry Marshall e la sua capacità
di entrare nella dinamica della vita di coppia. Ma soprattutto in
grado di coniugare commedia e dramma con leggerezza invidiabile. In
“Scusa ma ti voglio sposare” cambia qualcosa?
FEDERICO: A livello stilistico no. Ma è un film che segna un deciso
passo in avanti rispetto a “Scusa ma ti chiamo amore”. Tutto quello
che nel film precedente era una promessa per il futuro che si
facevamo i due protagonisti, qui diventa realtà. C’è insomma un bel
processo di maturazione. Alex e Niki sono cresciuti, sono diventati
più grandi. II loro è il classico cambiamento che coglie la coppia
che passa dal fidanzamento al matrimonio. Per entrambi è giunto il
momento di affrontare una decisione importante. II film precedente
ruotava attorno al farsi della coppia, qui invece al modo in cui i
due affrontano il futuro insieme.
D: Fra un film e l’altro, c’è stata la bella parentesi di “Amore
14”. E il tuo sguardo si è posato su una generazione diversa
(quella dei quattordici anni), senza dimenticare però Niki che, in
una sequenza, appare mentre è alle prese con le prove dell’abito da
sposa. Una sorta di preview di “Scusa ma ti voglio sposare”…
FEDERICO: Mi piaceva l’idea di comunicare allo spettatore il senso
di una vita che scorre, che va avanti. Accanto a quella della
protagonista Carolina, c’è quella di Niki, tutta presa dai
preparativi delle nozze. Un parallelismo che esprime tutto il mio
attaccamento al personaggio e alla sua storia.
D: In Italia sei stato il primo a capire che Raoul Bova -action a
parte- sarebbe potuto essere anche un ottimo protagonista della
commedia romantica. E il pubblico ti ha dato ragione…
FEDERICO: Mi trovo benissimo con Raoul, lo apprezzo molto non solo
come interprete, ma anche come persona. Sono stato felice di
ritrovare sul set di questo sequel lui e Michela Quattrociocche. Le
indicazioni che ho dato loro sono state le stesse della volta
precedente. Volevo che nel loro approccio al personaggio vi fosse
una precisa linea di continuità con “Scusa ma ti chiamo amore”.
D: Dai lucchetti di “Ho voglia di te”, al faro di “Scusa ma ti
chiamo amore”, sembra che ogni tuo film racchiuda in sé un elemento
di straordinaria sintesi in grado di arrivare subito al pubblico e
diventare di culto. Se qualcuno ti chiedesse di scegliere un
simbolo di “Scusa ma ti voglio sposare”…
FEDERICO: Indicherei senza dubbio Moint Saint Michel, incantevole
isolotto roccioso situato sulla costa settentrionale della Francia
che peraltro campeggia anche sulla copertina del libro. Un luogo a
dir poco magico. Rappresenta l’unione di terra e mare, leggerezza e
concretezza. E’ davvero l’incarnazione più profonda di quello che
intendo per unione fra due persone che stanno per sposarsi…
D: Raoul cosa ti ha spinto a interpretare di nuovo il
personaggio di Alex?
RAOUL: Ero grato a Federico ed a Rita (Rusic, la produttrice) di
avermi dato una possibilità di una commedia, però avere questa
possibilità non è da sottovalutare, queste piccole scelte sono
fondamentali, ciò mi ha portato a girare altre commedie ed inoltre
ci sono persone con cui mi sono trovato bene nel primo film.
D: Pensi che sia importante la differenza di età in una
coppia?
RAOUL: Sì, penso lo sia. Può creare dei problemi per chi vive l’età
che ha, ma per chi non dimostra l’età che ha , può diventare
compatibile con chi ha più o meno età di loro che poi
sono argomenti che abbiamo già affrontato nel primo capitolo.
Michela è un ‘attrice che ha interpretato molto bene i panni di una
ragazza sensibile, con de sogni che vuole vivere il suo sogno con
un uomo di 40 anni e crede sia possibile, poi ci sono uomini che a
quella età ancora non hanno trovato la donna della loro vita e si
ritrovano innamorati di una ventenne.