Ischia Film Festival 2018: Poggi e Guarino raccontano il mostro della bulimia

Ischia Film Festival

“Parlare delle disfunzioni alimentari è una cosa complicata.” Esordisce così Giulio Guarino, sceneggiatore di Certe Brutte Compagnie, cortometraggio presentato all’Ischia Film Festival e diretto dall’attore e regista Guglielmo Poggi.

 

Il corto, presentato nella sezione “Location Negata”, racconta di una ragazza bulimica, con un approccio originale e molto efficace, ispirato dal lavoro di ricerca fatto dai due: “Ci siamo basati su interviste e ricerche – continua Guarino – e la cosa che ci ha colpiti di più è che loro parlano di un mostro, una voce che li comanda, l’unico modo per affrontare il quotidiano. Abbiamo voluto raccontare questo.”

“Avevo già affrontato il tema dell’anoressia, ma la bulimia è più subdola, per certi versi, perché il corpo, esternamente, non dà segnali, un bulimico non lo riconosci. E soprattutto ci sono forme diverse dello stesso disturbo. Sono persone che distruggono pian piano la loro vita.” Spiega Guglielmo Poggi.

Nel corto la bulimia è una voce mostruosa nella testa della protagonista. Come è avvenuta la scelta della rappresentazione della malattia?

Poggi: “L’idea viene dal mio vissuto, quando ero bambino giocavo con garage band e mi è venuta l’idea che la voce del mostro non dovesse essere quella dell’attrice stessa, la bravissima Blu Yoshimi, ma qualcosa di completamente estraneo, diverso da lei e mostruoso.”

Un pregio importante di questo lavoro è che non si pone come un film socialmente impegnato pur parlando di una malattia che spesso è sottovalutata, ma si declina sul genere, ed evoca atmosfere horror.

Guarino: “Non c’era necessità di enfatizzare, perché la realtà è già abbastanza forte. Guglielmo ha poi avuto l’idea di ambientare tutto il film nei bagni, dietro alla protagonista, perché la realtà dei fatti è questa: lei vede più gabinetti che persone. Per me è stata l’unica scelta possibile per rappresentare questa realtà. Alla fine la soluzione che viene suggerita è più semplice di quanto si pensi. L’idea è che c’è la possibilità di stare meglio e di vivere all’interno di una comunità che ci si costruisce da zero. Certo non si parla di guarigione immediata, ma una speranza c’è.”

Poggi: “Nel corto c’è una struttura di genere horror, a climax. Da una parte era normale rendere un film sulla bulimia una declinazione horror, perché è così, c’è una presenza minacciosa e costante, sembra un film di possessione.”

Guarino: “L’unica location mostrata nel film è il corpo, per questo siamo nella sezione ‘location negata’. Non c’è bisogno di nessun altro posto per raccontare questa storia perché tutto avviene dentro di lei.”

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