Las Leonas: Isabel Achàval e Chiara Bondì raccontano le loro leonesse

Las Leonas

Sarà presentato questa sera, 8 marzo, alle 21.30 al Sudestival, Las Leonas, il documentario di Isabel Achàval e Chiara Bondì già passato alle Giornate degli Autori di Venezia 79 e che adesso continua il suo tour per i festival italiani.

 

Il film racconta la vita non facile ma sorprendente di Leonesse giocatrici in una squadra romana di calcio a 8, donne di Roma che lavorano da badanti, colf, dogsitter, 30-45enni immigrate soprattutto da Perù e Paraguay. Si raccontano con orgogliosa umanità e sono inquadrate senza retorica: legami con casa e figli lontani, speranze, dolori, lo sport come sfogo non fine a sé stesso in una città multietnica ma ancora stratificata. Il documentario, lineare e molto empatico, è il risultato di un lavoro quasi tutto al femminile che si impreziosisce della produzione di Nanni Moretti.

In occasione della presentazione al Sudestival – il cinema che ti parla, abbiamo incontrato le co-registe del film, Isabel Achàval e Chiara Bondì.

“Siamo sempre alla ricerca di storie da raccontare, e una nostra amica che ha segnalato questo campionato di calciotto al femminile. Appena abbiamo visto giocare queste donne ci siamo innamorate. Abbiamo cominciato a incontrarle e a parlare con loro che inizialmente ci temevano quasi, non capivano quale potesse essere il nostro interesse nei loro confronti, non si vedevano come eroine moderne, così come le abbiamo viste noi. Ci interessava raccontare il contrasto tra la vita sacrificata al lavoro e questa esplosione di energia e gioia quando giocavano. La vita di tutti i giorni rapportata a quel momento di libertà.”

L’idea però non era di fare un film sportivo, ma di raccontare la vita di queste donne che avevano una grande passione per il calcio, eppure avevano una vita dentro la quale è stato poi interessante guardare. “Ci interessava raccontare questo contrasto tra la claustrofobia della quotidianità e invece la domenica. Lo stretto spazio della casa all’interno del quale si svolge il loro lavoro in rapporto allo spazio del campo da calcio che è uno spazio aperto, quasi una metafora, in cui il calcio diventa aggregatore ma anche riscatto. Giocare a calcio va oltre la vittoria, ma diventa un momento per fare amicizia e creare comunità.”

“Entrambe abbiamo due figlie femmine e abbiamo dedicato Las Leonas a loro – dicono Achàval e Bondì – perché ci piaceva l’idea che prendessero ad esempio queste donne che continuano a darsi da fare. Abbiamo imparato tanto da queste donne, soprattutto la consapevolezza di quanto siamo fortunate.”

In merito a come hanno realizzato il lavoro sul campo, le due registe raccontano: “Nel processo di ricerca e selezione delle protagoniste del documentario abbiamo cercato un coro di voci molto diverse tra loro. Queste donne vengono da Paesi differenti, hanno condizioni molto differenti, qualcuna ha più di una laurea e insegna, altre non hanno neanche un lavoro fisso, sono molto diverse tra loro, hanno storie diversissime, eppure hanno questo elemento comune, e ci interessava costruire questo quadro differenziato ma allo stesso tempo omogeneo.”

A produrre Las Leonas, spicca la presenza di Nanni Moretti, che compare anche nel film. Il regista è amico di Isabel Achàval e Chiara Bondì e si è interessato subito al loro progetto: “Sentivamo che Nanni era più interessato del solito al nostro progetto, ci faceva continuamente domande, fino a che non ci ha chiesto di produrre il film, e ovviamente siamo rimaste incredule e abbiamo accettato l’offerta. È un produttore molto esigente, ma per noi è stata una grande scuola. Ci ha seguite molto nella fase di preparazione ma ci ha lasciato molta libertà creativa. È stata un’esperienza molto divertente averlo con noi.”

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