All’affollata conferenza stampa che segue la proiezione di Nome di donna, nuovo film di Marco Tullio Giordana, regista, tra gli altri de I cento passi e La meglio gioventù, è impossibile evitare di parlare dell’attualità che questo film affronta. A parlarne per prima è la sceneggiatrice, Cristiana Mainardi: “Ho avuto la prima idea sul soggetto del film tre anni fa, pensando al fatto che in Italia la legge che afferma che lo stupro è un delitto contro la persona e non solo contro la morale è di soli 20 anni fa e come la molestia sul lavoro subita solitamente dalle donne cada in un limbo di omertà e indifferenza in cui la vittima viene criticata e discriminata invece che sostenuta. Quando è esploso il caso Weinstein mi sono detta che era ormai arrivato il tempo giusto per far cambiare le cose anche in questo ambiente.”
Il produttore Lionello Cerri afferma di aver accettato subito di entrare a fare parte del progetto: “Ho trovato interessante questa idea prima di tutto perchè questo tema non era mai stato affrontato da nessuno al cinema, il tempo era quello giusto”.
Il regista Marco Tulli o Giordana afferma che: “Non è un film militante, è piuttosto un’indagine su di una donna coraggiosa che decide di rompere gli schemi e le reazioni delle altre donne intorno a lei, visto che come dicono le statistiche, il 99.7% delle donne non trova il coraggio di denunciare. Il personaggio di Nina rappresenta l’inizio di un ribaltamento culturale, ed era inevitabile che prima o poi accadesse”.
A Cristiana Capotondi viene ricordato come questo sia il secondo film in pochi anni in cui interpreta una donna impegnata a difendere i propri diritti sul lavoro. In precedenza, in 7 minuti di Michele Placido, si trattava di difendere il diritto ad una pausa pranzo umana, in questo film rivendica invece il diritto di poter lavorare senza subire molestie: “Nina, il mio personaggio, vuole solo lavorare, non vuole fare compromessi con altro. Vuole che la sua dignità sul luogo di lavoro venga rispettata. La sua lotta è comune a molte altre donne che si trovano nella stessa situazione tutti i giorni. Il movimento che si è creato in questi mesi è molto importante, ha finalmente fatto luce sul lato oscuro del potere, ma è sempre importante mantenere la giusta distinzione tra la molestia e la violenza, altrimentei si rischia di far diventare l’intera campagna una caccia alle streghe”.
Nome di donna è in sala a partire dall’8 marzo in 200 copie.