Massimiliano Bruno presenta il marcio della politica italiana in Viva l’Italia

 

Ha presentato oggi il suo secondo film Massimiliano Bruno, che l’anno scorso ha esordito dietro la macchina da presa con Nessuno mi può Giudicare, e che torna più agguerrito che mai con Viva l’Italia, un ritratto feroce e comico della nostra società (a)politica.

Il film è diviso in capitoli alla fine dei quali si legge un articolo della Costituzione che viene puntualmente disatteso. Da dove è nata l’idea?

Massimiliano Bruno: “L’idea ci è venuta quando la sceneggiatura era già iniziata. Io ed Edoardo (Falcone, ndr) siamo laureati in giurisprudenza e conosciamo piuttosto bene la Costituzione, e così l’abbiamo presa in mano e abbiamo visto in quanti punti venisse inapplicata.”

Quali sono secondo te i vizi capitali della nostra società di oggi?

M.B.: “Viviamo in un paese in cui il rapporto con il lavoro è difficile, la mia generazione è forse più fortunata rispetto ai ventenni di oggi, che vivono in una situazione precaria e davvero preoccupante riguardo all’impiego. In Italia se non conosci nessuno non lavori, se poi sei molto in gamba nello studio appena laureato scappi all’estero soprattutto perché il posto che ti spetta di diritto è occupato da qualcuno che è stato raccomandato e che magari si è preso la briga di studiare qualcosa. Ma credo sia molto più stimolante sottolineare i problemi facendosi qualche sana risata, anche se man mano che si prosegue con la storia la risata diventa sempre più amara.”

Rispetto a Nessuno mi può Giudicare, questo film è molto più politico e serio…

M.B.: “Penso che la commedia sia di per sé già un’espressione politica, forse l’abbiamo dimenticato per colpa delle commediole uscite negli ultimi vent’anni nei nostri cinema in cui l’unico pensiero politico consentito era il non pensare alla politica. E’ stata completamente eliminata quella componente sociale che ha fatto grande la commedia anni ’60 e ’70. Viva l’Italia è un film che vuole far ridere raccontando la volgarità estrema di questo Paese e della classe dirigente che dovrebbe essere d’esempio per tutti noi. Verso la fine il film diventa più “serio”. Non servono film che fanno sembrare tutto marcio bensì di storie che ci facciano riflettere e capire che c’è bisogno di cominciare a proporre qualcosa di nuovo, di dar vita ad un nuovo inizio. Solo cambiando testa si piò vivere in un paese migliore.”

A Michele Placido che nel film interpreta il protagonista, a quali politici si è ispirato per interpretare al meglio Michele Spagnolo?

Michele Placido: “A tutti, nessuno escluso. Quando ho letto il copione mi sono sinceramente un po’ spaventato perché io a tutti gli effetti sono un meridionale democristiano piuttosto timido nell’esporre le proprie idee politiche. Solo quando vado ai festival di cinema mi incazzo e sbraito con tutti (ride). Anche io subisco il fascino dei politici, si fa presto a parlare male di Berlusconi ma se lo incontri per strada o in qualche occasione particolare magari vai lì e gli stringi pure la mano.”

Pensa che con la politica che regna oggi in Italia si possa essere ottimisti come lo è il finale del film?

M.P.: “Dobbiamo essere ottimisti, per i nostri figli. Credo che questo film possa far recuperare fiducia nel cambiamento invitando tutti ad una bella riflessione. I ragazzi oggi non si informano, non leggono, non studiano come dovrebbero e il cinema resta un mezzo straordinario per far veicolare questo tipo di tematiche e di messaggi. Penso che mi schiererò ancora più di prima e parteciperò attivamente nella ricerca della persona da votare alle prossime elezioni, ancora non so per chi voterò ma lo farò. Spero nel cambiamento e credo molto nei giovani.

Nel film sembra che siano sempre i meno giovani ad innescare il cambiamento, a dare una scossa ai più giovani…

M.B.: “Credo sia nell’ordine delle cose. In Parlamento ci sono gli stessi da trenta o quarant’anni come anche nei posti dirigenziali. Le donne sono pressoché inesistenti in queste cariche e non c’è ricambio generazionale né u luogo per lo scambio di idee. La cosa che mi fa sorridere è che in Italia anche dopo i quarant’anni rimani un ‘giovane regista’…”

C’è ancora speranza per il paese?

M.B.: “La generazione futura ha diritto di credere nel bello che c’è sparso in mezzo al marcio altrimenti davvero il futuro sarà tremendo. Quella che abbiamo vissuto è stata l’Italia dei Moggi, dei Corona e di Berlusconi, come facciamo a non pensare che ci possano essere persone migliori di loro? Se non facessimo passare questo messaggio faremmo del cinema qualunquista e sterile che si limita a mostrare tutto il marcio che c’è, ma non è questo il nostro lavoro. Io faccio i film affinché il pubblico li guardi. La commedia ha una funzione ben precisa: ora come ora è l’unica forma d’arte capace di parlare direttamente al popolo e di essere riconosciuta da quest’ultimo.”

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