Mi sono liberato di Gomorra: Matteo Garrone racconta il suo Reality

“Dopo Gomorra volevo fare un film diverso, cambiare registro e così ho provato a fare una commedia.”

 

Esordisce così in conferenza stampa il regista Matteo Garrone, che oggi a Roma  a presentato il suo ultimo film, Reality, in concorso al Festival di Cannes e Gran premio della Giuria, presieduta da Nanni Moretti.

“Il film nasce da una storia semplice” continua Garrone “che abbiamo trasfigurato per fare una riflessione su un paesaggio contemporaneo; un viaggio attraverso un paese. Un percorso fatto di sogni e attese di questi sogni, che si sviluppano su due piani: uno esterno, geografico e l’altro interno, psicologico. Due piani che sono fortemente connessi fra loro, infatti è proprio quel tipo di paesaggio culturale a generare i personaggi che animano la nostra storia. Reality è un film sulla percezione del reale, la storia di un uomo che esce dalle realtà ed entra nel proprio immaginario.

Ho sempre pensato a Luciano, il protagonista del film, come ad un moderno Pinocchio, un personaggio con un’innocenza e un candore infantili. Infatti, filmandolo, l’ho seguito come se stesse vivendo un’avventura fantastica.

Durante le riprese ero di continuo alla ricerca di quel sottile equilibrio tra realtà e sogno, ricercando anche dal punto di vista figurativo una dimensione favolistica, una sorta di “Realismo Magico”.

Per Garrone il su film non ha intenti pedagogici, racconta e documenta una storia di illusioni e aspirazioni infranti dal consumismo e dagli effetti che produce, “qualcosa che potrebbe benissimo capitare  a me stesso” aggiunge. Punto di riferimento del film è stato, tra gli altri, Bellissima di Visconti. Il grande regista si riferiva al cinema come macchina dei sogni, mentre Garrone trasla la realtà contemporanea sul mito della tv e della visibilità a tutti i costi. “Allo stesso modo Reality è vicino alle atmosfere di Eduardo De Filippo, alla commedia italiana di Monicelli, a Matrimonio all’italiana di De Sica: esempi di cinema prestigioso, meraviglioso degli anni Sessanta e Settanta”.

Secondo Garrone “Il film affronta  un problema esistenziale. Non è un discorso moralistico, ma intorno ai modelli legati alla società dei consumi”.

Garrone deve la sua fama internazionale a Gomorra, tuttavia con Reality ha fatto un grande sforzo per allontanarsi da quel genere e da quel marchio: “Ho passato anni di pressione e peso, volevo ritrovare piacere, divertimento e fare qualcosa di diverso. Ho raccontato questa piccola storia al  co-sceneggiatore Massimo Gaudioso, e lui mi ha trasmesso l’entusiasmo. Sono felicissimo, ma è stato anche molto faticoso, comunque se riuscirò a fare un prossimo film ora non avranno più il riferimento a Gomorra, me ne sono liberato”.

Foto: Sentieri selvaggi

- Pubblicità -