Mohammad Rasoulof racconta il movimento Donna Vita Libertà ne Il Seme del Fico Sacro

Distribuito da Lucky Red e BIM il film arriva al cinema il prossimo 20 febbraio.

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Dal 20 febbraio con Lucky Red e BIM, rappresentante della Germania agli Oscar 2025 e vincitore del premio speciale della Giuria al festival di Cannes 2024, Il Seme del Fico Sacro è il nuovo film di Mohammad Rasoulof (Il male non esiste), scappato dall’Iran dopo averlo girato clandestinamente.

In occasione della presentazione del film a Roma, il regista ha raccontato la particolare genesi del film che fotografa, con grande lucidità e precisione, la situazione sociale e politica dell’Iran contemporaneo. Come Jafar Panahi, anche Rasoulof ormai è un esperto del “cinema in remoto”, dal momento che non può fisicamente tornare in Iran ma ha intenzione di continuare a raccontarne le difficoltà. Come si continua a raccontare da lontano il posto che ha lasciato?

Gli ultimi 46 anni della storia dell’Iran, dall’avvento della Repubblica Iraniana, sono pieni di eventi difficili che non sono stati ancora raccontati. Per esempio durante i primi tempi della Repubblica, sono state brutalmente uccise migliaia di persone e nessuno è ancora riuscito a raccontarlo, quindi c’è un passato pieno di storie affascinanti e terribili che è possibile raccontate. Circa 5 anni fa, quando ero bloccato a Teheran, non avevo il passaporto e non potevo lasciare il paese né girare per strada ho pensato di fare un film basandomi su degli archivi con l’animazione.

Oggi, il mondo è interconnesso grazie ai social e ci sono molti artisti iraniani in esilio sin dall’inizio della repubblica. Questo mi dà speranza, penso ci sia la possibilità di raccontare queste storie che possono essere un punto di incontro la tra vita vera in Iran oggi e questa  realtà interconnessa al passo con il resto del mondo.

Il Seme del Fico SacroCi sono progetti concreti sui suoi prossimi lavori? 

Riguardo ai progetti futuri, ho tre sceneggiature in mano che vorrei trasformare in film, ma visto che sto promuovendo Il seme del Fico Sacro e da quando ho lasciato l’Iran non mi sono fermato un attimo, sto aspettando l’occasione buona e non vedo l’ora di capire da dove cominciare, quale delle tre realizzare per prima.

Ci sono state delle ritorsioni su chi ha realizzato il film ed è rimasto a Teheran?

Per quanto riguarda i miei collaboratori, al momento l’unica che è in Iran e l’interprete della madre, Soheila Golestani, gli altri sono riusciti a scappare e lasciare il paese. La maggior parte della troupe che è ancora lì. C’è un processo giudiziale in corso al momento, siamo accusati di propaganda contro il regime, attentato contro la sicurezza pubblica e diffusione della prostituzione e della corruzione sulla Terra. Io verrò processato e giudicato in contumacia. Soheila ha già dovuto passare dei giorni in prigione all’inizio della rivolta Donna Vita Libertà, per un video che aveva condiviso sui social. Quando l’abbiamo approcciata per il ruolo, ci ha detto subito di sì.

Mohammad Rasoulof è stato arrestato due volte, e tenuto nello stesso carcere in cui è stata trattenuta Cecilia Sala.

Innanzitutto vorrei commendare Cecilia per essersi presa il rischio di andare in Iran di persona, per raccontare la condizione delle donne oggi. Io ho passato due periodi nella stessa prigione e posso ben immaginare cosa sia stato per lei. Penso che per un europeo sia ancora più complicato, perché non è preparato a quel tipo di dinamiche come qualcuno che, come me, è nato e cresciuto in Iran.

Nel film, ho provato a raccontare quello che avviene in prigione di riflesso nella dimensione della famiglia, portando così a un pubblico più ampio questa mia esperienza personale.

Il film è costellato da inserti di video ripresi con il cellulare, video degli scontri e delle proteste, come le ha inserite e come le ha raccolte?

Come sapete il giornalismo in Iran è un mestiere difficile, non è permesso ai giornalisti documentare le proteste. Così sono i cittadini manifestanti che diventano testimoni e filmano quello che succede, per testimoniare a loro volta, e anche per far arrivare all’estero la violenza del regime su chi si espone.

Io ero in prigione da vari mesi quando sono cominciate le proteste del movimento Donna Vita Libertà e provare a capire cosa succedeva dal carcere era impossibile, così quando sono uscito ho cercato di recuperare tutto il materiale e i video che non avevo potuto vedere mentre ero dentro, in questo modo ho avuto la possibilità di vederne moltissimi. Poi sapevo che avrei fatto un film clandestino e c’era il problema di dover ricreare le proteste senza avere i permessi per girare il film, ambientato principalmente in un piccolo appartamento. Infine, mi pareva importante anche riconoscere il ruolo dei social nel rendere più forti e coesi gli attivisti e nel dare loro coraggio e voglia di scendere in piazza. Ma in un mondo ideale in cui potevo ricreare quelle scene sapevo che non avrei mai potuto replicare quella violenza. Così ho pensato di inserire quelle scene riprese dal vivo.

Cosa pensa che accadrà in futuro in Iran?

Non credo che la liberazione passi per la violenza e la caratteristica più importante della rivolta delle donne è proprio perché rigetta la violenza. Nel finale del film si può vedere che l’unico violenza che si verifica è una reazione, è generata dal regime, che si confronta con persone che non sono certo passive. Credo che alla fine il regime annegherà, sprofonderà nella tomba che si è scavato da solo. E l’esempio ce lo dà la cronaca: qualche giorno fa due dei più famigerati giudici iraniani, che hanno eseguito un sacco di condanne e hanno messo a morte moltissime persone innocenti, sono stati uccisi da un ufficiale di basso rango. Lo ha raccontato anche la tv iraniana, e non possiamo sapere quali siano i fatti reali perché non c’è mai una narrazione veritiera con la tv di stato, ma se le cose sono andate davvero così, questo dimostra che chi semina vento raccoglie tempesta.

C’è differenza tra il modo di protestare degli uomini e quello delle donne?

La lotta per i diritti delle donne ha radici molto antiche e questa rivolta nata nel 2022, Donna Vota Libertà, è solo l’ultimo anello in una lunga catena. Ci tengo a sottolinearne che questa rivolta non porta avanti solo richieste per i diritti delle donne, ma richieste per i diritti umani in senso ampio. E non ci sono solo donne a protestare in maniera non violenta, ma anche uomini, ci sono anche io. E quello che sta succedendo adesso è che c’è un movimento civile per cambiare la situazione a vantaggio dei cittadini, in un modo assolutamente pacifico, per quanto possibile. Se ne vedono già i successi. La situazione attuale in Iran vede una guerra quotidiana che va avanti tra la società civile da una parte e la Repubblica Iraniana.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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