Poker Generation: parola a Fabrizio Crimi, Gianluca Mingotto e Piero Cardano

Villa Borghese, Casa del Cinema. A qualche giorno dall’uscita nelle sale italiane, il produttore Fabrizio Crimi assieme al regista Gianluca Mingotto ed al cast quasi al completo (Francesco Pannofino arriverà negli ultimi minuti della conferenza stampa), presentano Poker Generation, la loro prima fatica cinematografica. Un film d’esordio quindi, per il cast tecnico ma anche per parte del cast artistico.

 

Fabrizio Crimi: Abbiamo iniziato la produzione di Poker Generation un anno fa. Il film è tratto da una mia idea ovvero l’ambizione di raccontare il fenomeno Poker che dagli Stati Uniti ha avuto un’ ampia  diffusione anche nel nostro paese. Sin da subito abbiamo pensato di scrivere un racconto che piacesse non solo agli appassionati del settore ma anche ad un pubblico più vasto.nPer questo abbiamo deciso di puntare su di un racconto molto semplice. Il regista Gianluca Mingotto, anch’egli alla sua prima esperienza cinematografica, si è  documentato andando di persona ad intervistare i Player professionisti per capire da vicino la loro personalità. Il messaggio che vorremmo dare con questo lavoro è che il mondo del Poker non è fatto solo di ambienti fumosi, non è un mondo malato come molti immaginano che sia. Infatti abbiamo cercato di far risaltare molto la differenza tra l’ambiente del gioco d’azzardo ovvero quello delle abitazioni e dei circoli privati dove si organizzano tavoli non autorizzati, e l’ambiente del Poker come disciplina sportiva vera e propria, quindi il torneo a Malta.

Gianluca Mingotto: A me interessava soprattutto rendere il percorso formativo di due personaggi così diversi come sono Tony e Filo. I due si ritrovano insieme in un’avventura ed hanno come mezzo per venirne fuori il Poker. Il mezzo sarebbe anche potuto essere un’altro, non era questo che mi importava raccontare. Piuttosto ero interessato alle interazioni dei due fratelli tra di loro all’interno di questa avventura. Alla fine il Poker si può anche considerare una metafora della vita : ti siedi ad un tavolo, non conosci chi hai difronte, devi capire le loro intenzioni se non vuoi farti battere… I due sono anche, se volete, paradigmi di due concezioni diverse di intendere il gioco : da una parte Tony che si affida solo al “ culo”, dall’altra Filo che si affida solo all’ingegno. Nel film poi si capisce che le due posizioni estreme non sono quelle vincenti ma deve esserci una sinergia tra Fortuna e ragionamento. Anche questo un po’ come nella vita.

Piero Cardano (Filo): Questo film è stato realmente un’avventura per tutti noi. Come Gianluca ed altri componenti del cast mi sono ritrovato a dover studiare il Poker, sono andato in qualche circolo e mi sono seduto ai tavoli di gioco ma  più che il Poker in se, ho cercato in quanto attore di studiare la psicologia dei giocatori. Anche dal mio punto di vista, l’aspetto importante di questa storia è il rapporto tra i due fratelli. Quando dico che la produzione e la realizzazione di questo film è stata un’avventura, mi riferisco al fatto che si è investito su di un cast di giovani molti dei quali esordienti.

 

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