Rasputin secondo Louis Nero

“Il mio Rasputin è diverso da quello che la storia ci ha tramandato” . Così difende il suo protagonista Louis Nero, oggi alla conferenza stampa di presentazione del suo ultimo film Rasputin – la verità supera la leggenda, “la sua vita è stata una ricerca della verità e della resistenza al peccato che lui si poneva sempre davanti agli occhi per potervi resistere. Con lui ho anche raccontato uno spaccato di quella Russia che di lì a poco si sarebbe trasformata completamente e avrebbe trasformato il mondo intero”.

 

Francesco Cabras, interprete di Rasputin e anche lui presente alla conferenza, ha ammesso di aver operato per sottrazione, approcciandosi a questo ruolo: “Il film è in una certa misura concettuale e la mia interpretazione si è basata sul togliere tutto ciò che era superfluo, diventando molto essenziale. Mi rivolgo principalmente al pubblico.”

Franco Nero, voce narrante e co-produttore, ha invece sottolineato il successo che il film ha avuto a Los Angeles: “Ho presentato Rasputin a Los Angeles ed è stato accolto molto bene. Molti anni fa lavoravo in Russia e mi offrirono il ruolo di Rasputin per un film, poi non se n’è fatto più nulla ma questo personaggio misterioso è tornato nella mia vita.” Componente importante del film è la musica di Teo Teardi che “ha lavorato sull’ambientazione – come spiega Louis – senza farsi influenzare dalla musica russa di inizio ‘900. A tratti la sua musica diventa quasi diegetica e aiuta i personaggi e gli spettatori ad entrare nel film.”

Che tipo di ambizione ha questo film, dal momento che artisticamente è un prodotto molto valido? Louis Nero: “Ovviamente si spera di arrivare il più possibile al maggior numero di persone. In Italia verrà distribuito in 20 copie, mentre a Los Angeles l’hanno comprato già durante la proiezione, non credo sia mai successa una cosa del genere.”

E per quello che riguarda i riferimenti a Greenaway? “E’ un bagaglio culturale che mi porto dietro e ovviamente tutto ciò che mi appartiene l’ho messo dentro. L’idea mia è stata quella di raccontare contemporaneamente quelle che avveniva in posti e tempi diversi. Nel mio film il vero protagonista è il potere, e la grandezza di quest’uomo che più ne accumulava tanto più ne fuggiva, il mio è stato un tentativo di ricanalizzare la figura che ormai la storia ha condannato. Non voglio farne una santificazione, ma è innagabile che lui sfruttava per la sua persona un simbolismo cristologico che restava simbolo e fascinazione per chi gli era intorno, pur non avendo nulla a che fare con il nostro Cristo.”

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