Una domenica notte, la conferenza stampa

Una domenica notteIl regista Giuseppe Marco Albano assieme al cast, al produttore Paolo Mariano Leone e a Distribuzione Indipendente hanno presentato alla Casa del Cinema di Roma Una domenica notte, commedia dagli accenti surreali, nelle sale del circuito Distribuzione Indipendente, ma anche in alcune sale “classiche”, dal 20 febbraio.

 

Quanto c’è di autobiografico nella sceneggiatura?

Antonio Andrisani: “Non è un film autobiografico, ma sincero. Questo è un valore aggiunto, in un momento in cui il nostro cinema è profondamente insincero a mio avviso, sia che si tratti di Sorrentino e di Garrone, sia che si tratti di molti autori della commedia all’italiana. Chi si cimenta con questo tipo di attività sicuramente avrà riscontrato nel film delle situazioni in cui si è imbattuto. Di autobiografico c’è la vita di provincia, nella quale noi viviamo”. 

Questa è un’opera prima che è costata abbastanza per gli standard di oggi. È stato coraggioso puntare su un giovane.

Una domenica notte posterPaolo Mariano Leone: “Abbiamo scommesso su Giuseppe e Antonio perché la sceneggiatura ci è piaciuta molto. Il budget iniziale era di quasi 100.000 euro, poi è quintuplicato, ma non potevamo fermarci. Siamo soddisfatti, ne è valsa la pena”.

Perché il protagonista è un regista di horror?

A.A.: “E’ una metafora della situazione di crisi nella quale viviamo. Gli uomini sono degli esseri spesso piuttosto egoisti e mostruosi, il regista di film di zombie serviva a far comprendere che i mostri non sono quelli dei film ma i vivi che circondano il protagonista”.

Come avete lavorato sulla fotografia?

Giuseppe Marco Albano: “Scenografia e fotografia sono molto naturali. Abbiamo girato in Basilicata, la nostra terra – nelle province di Matera e Potenza – rispettando i nostri colori e quello che siamo realmente. Scenograficamente, la provincia si vede molto, non abbiamo ambienti curati, laccati, come spesso siamo abituati a vedere nelle commedie italiane di oggi”.

Diteci qualcosa in più sui provini in bianco e nero

G. M. A.: “A Matera siamo quotidianamente vittime di questi personaggi che ti fermano e ti chiedono una parte, come se girassimo tutti i giorni. Quelli nel film non erano attori, ma persone che venivano sul set mentre giravamo e noi facevamo loro un provino. Erano tutti provini veri, tranne uno”.

C’è stato spazio per l’improvvisazione?

Francesca Faiella: “Sì, è stato questo il bello: abbiamo avuto modo di cambiare alcuni momenti o interpretarli in maniera diversa”.

Claudia Zanella: “Quando hai a che fare con attori bravi come Antonio, sei costretto a improvvisare: riescono ad essere sempre così naturali, che lo fai per esserlo altrettanto”.

Ernesto Mahieux: “Qualche battuta è mia, anche gli schiaffetti, li ho inventati per creare una vittima della situazione. Giuseppe mi ha lasciato libero di proporre”.

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