Venezia 72: presentato, in memoria di Claudio Caligari, Non Essere Cattivo

Venezia oggi ha un’aria malinconica, ha il duro compito di presentare Fuori Concorso al pubblico Non Essere Cattivo senza il suo regista. Claudio Caligari è infatti scomparso il 26 maggio scorso, lasciando a Valerio Mastandrea l’onore spirituale di continuare e terminare il film. L’attore romano, che con Caligari aveva già lavorato in L’Odore della Notte e condivideva una grande amicizia, passeggia per il Lido con l’emozione impressa sul volto e il dolore dell’assenza nel cuore. “Non Essere Cattivo è un film sull’amicizia di due uomini realizzato da due uomini che vivevano un’importante amicizia, ma non solo. Oltre a me e a Claudio è un lavoro che appartiene a tanti amici comuni, molti dei quali saranno qui questa sera per la proiezione. Parlo di maestranze, di persone che solitamente lavorano dietro le quinte e non presenziano i Festival, ma che questa volta sono state fondamentali. Esattamente come i due ragazzi del film, è gente unita da un amore puro, autentico.”

Non essere cattivoSiamo nella Ostia feroce degli anni novanta fatta di notti brave, di pasticche in discoteca, di cocaina come di furti e auto di grossa cilindrata. Cesare e Vittorio (sullo schermo Luca Martinelli e Alessandro Borghi) si conoscono ormai da vent’anni, cresciuti insieme a suon di difficoltà e degrado; il primo vive con la madre e la nipote, orfana di madre e malata di aids, cercando di mantenerle con lo spaccio, il secondo sogna una vita diversa, un futuro dignitoso. A causa di questi diversi orizzonti si dividono, si separano, ma il loro legame universale li farà ritrovare.

Come lo stesso Caligari ha lasciato scritto nelle note di regia “le attuali periferie e borgate fanno apparire falsi e fuori luogo quei destini, quei finali cristologici dei personaggi di Accattone, di Mamma Roma, di Stracci de La Ricotta, ma anche il Cesare di Amore Tossico.” “Oggi ogni dimensione religiosa è perduta, Accattone va in discoteca e spaccia pasticche, se le cose volgono in positivo si può ricavare al massimo un finale alla Rocco e i suoi fratelli, che si arrende il destino operaio di Ciro ma senza la visione ottimistica degli anni sessanta.” Perchè Claudio Caligari era così, acculturato e rude, profondo e viscerale, “mi mancherà moltissimo il suo cinema – ha continuato Mastandrea – mancheranno quelle tematiche che sono le medesime di Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Brian de Palma. Una volta eravamo all’idroscalo di Fiumicino, avvicinandosi al monitor Claudio mi fa ‘la vedi questa inquadratura? Viene da Giungla d’Asfalto, lo conosci? No, non l’hai visto’ facendomi sentire del tutto ignorante. Parlava di continuo, era sempre impegnato a fare qualcosa, a pensare e a muoversi completamente strafatto di cinema e basta. È sicuramente l’aspetto che mi mancherà di più di lui, oltre il non poter recitare ancora per lui, il discutere, lo stare insieme.”