Men in Black 3: recensione del film con Will Smith

Men in Black 3

A dieci anni da Men in Black 2, tornano al cinema gli uomini in nero che ci proteggono dalla feccia dell’universo. Tommy Lee Jones e Will Smith ci portano Men in Black 3, terzo capitolo, rigorosamente  a tre dimensioni, della saga culto esplosa nel 1997 con il primo episodio.

 

In Men in Black 3 L’Agente J e l’Agente K sono sempre in coppia e continuano a convivere più o meno pacificamente nelle loro missioni. Quando Boris l’animale, un super criminale intergalattico, si libera dalla prigione lunare in cui è rinchiuso da 40 anni per cercare vendetta, la situazione per l’Agente K diventerà pericolosa e J, da collega e amico farà di tutto per aiutare K, anche tornare indietro nel tempo fino agli anni ’60.

In uscita il prossimo 23 maggio, Men in Black 3 vede il ritorno al timone del franchise  Barry Sonnenfeld, già regista degli altri capitoli e che qui si cimenta con il 3D superando la prova con una sufficienza piena. Tutto il film però sembra un grande omaggio a Will Smith, che dal 1997 e 2002 (le date degli altri due film) ne ha fatto di strada, diventando uno degli attori hollywoodiani più potenti in circolazione. L’attore riesce come al solito a offrire una bella performance sia nei momenti comici di cui il film è ricco, sia nei momenti più emotivamente coinvolgenti, confermando la sua costante crescita professionale. Al suo fianco un granitico Tommy Lee Jones vede sdoppiare il suo ruolo, poiché il se stesso giovane viene interpretato da un efficacissimo Josh Brolin, bello, elegante e assolutamente azzeccato fisionomicamente per il ruolo.

Chi però ha determinato la vera riuscita di Men in Black 3 è Etan Cohen (da non confondere con il fratello Coen, basta spostare un’ H), lo sceneggiatore che pur non avendo un curriculum lunghissimo si è fatto notare per l’estrema ironia utilizzata in maniera intelligente in tutto il corso della pellicola. Mostri ed effetti sono molto cambiati dai primitivi e viscidi alieni degli anni ’90, adesso i mostri si disintegrano, anche se i classici persistono: il neuralizzatore, gli occhiali e i completi scuri, le armi ultra tecnologiche e qualche gadget old fashion di moda trai MIB degli anni ’60.

Divertente anche la realizzazione dei mostri e dei costumi per il viaggio nel tempo di J, che si trova ad osservare creature che somigliano in maniera imbarazzante al primitivo mostro della laguna nera. Il film non rinuncia all’aspetto personale e al grande rapporto di rispetto ed amicizia che si è creato trai due agenti; è proprio questo infatti a far andare avanti il racconto, relegando il ruolo del cattivo a semplice pretesto e instaurando trai due una vera e propria intesa emotiva fatta soprattutto di battibecchi e punzecchiature continue.

Bellissimi gli effetti per caratterizzare il cattivo: denti artigli e aghi ovunque ne fanno un essere bieco e tangibilmente pericoloso. Divertentissime poi tutte le trovate di sceneggiatura che strizzano l’occhio agli eventi passati raccontandoli con il solito ma sempre efficace tono dissacrante del “senno di poi”.

Men in Black 3 è un film divertente, un intrattenimento ben fatto e realizzato tecnicamente bene, con un 3D che aggiunge narratività alla storia e una sceneggiatura vincente che ci aiuta a conoscere meglio personaggi con cui abbiamo già familiarità e potrebbe preparaci ad un ennesimo ritorno degli uomini in nero.

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