Pomeriggi di Solitudine è stato presentato in anteprima al Festival del Cinema di San Sebastián 2024 dove si è aggiudicato il premio più ambito cioè la Conchiglia d’Oro, superando importanti film in concorso. Questo documentario di Albert Serra è sconvolgente e mostra tutta la brutalità della corrida, rivelando i suoi rituali molto cruenti e crudeli. Composto principalmente da una serie di corride in cui si esibisce il matador peruviano Andrés Roca Rey, la visone di questo film è estremamente impegnativa per chiunque abbia un minimo di simpatia per i diritti degli animali.
Cosa racconta Pomeriggi di Solitudine
Per chi cerchi una dichiarazione etica sulla corrida o una spiegazione del perché viene ancora praticata non troverà risposte in questo docufilm. Albert Serra, lodato per il suo thriller del 2022 Pacifiction – Un mondo sommerso, non è particolarmente interessato alla vita dei tori, che muoiono tutti in modo incontrollato e mostrati in preda alle convulsioni. Perché Pomeriggi di Solitudine, in originale Tardes de Soledad, non ci dice nulla sul declino della popolarità delle corride, né include alcun commento esplicito sulla lotta di questa usanza antica che ancora sopravvive in un mondo sempre più sensibile alla crudeltà sugli animali. La corrida è ormai ritenuta da molti, non solo dagli animalisti, solo una forma di tortura, spargimento di sangue e sofferenza dell’animale, del resto molte espressioni culturali del passato oggi appaiono inaccettabili, soprattutto se creano sofferenza. Il regista catalano di questo aspetto se ne lava letteralmente le mani e si concentra sulla spettacolarità dello show mortale.
Questo è un film caratterizzato da una visione così intensa, dove raramente vediamo la folla che assiste agli eventi del torero protagonista Andrés Roca Rey, infatti il pubblico dell’arena è ridotto al sottofondo sulla colonna sonora, le loro voci lo acclamano e lo scherniscono come un eroe in guerra ma con se stesso. Il matador è un tizio vestito di paillettes o con eccentrici ornamenti, che deride e insulta un animale ricoperto del suo stesso sangue; è la nuda realtà di una danza macabra tra uomo e bestia, con tutto il pericolo, l’eccitazione, la crudeltà e l’imbarazzo che questo scontro comporta. Il semplice fatto di guardarlo nel 2025 è sufficiente a trasmettere tutto ciò che c’è da sapere. La forma ostinatamente ripetitiva del film, permette allo spettatore di perdere di vista la propria prospettiva ma invitandolo allo stesso tempo a trarre le proprie conclusioni, una visone che si rivela più coinvolgente del didascalico che un documentario tradizionale potrebbe portare sullo stesso argomento.
La morte spettacolare
secondo Serra
Albert Serra offre un film di due ore, nudo e crudo con al centro, Andrés Roca Rey che in qualche modo è il simbolo di questa tradizione chiamata nell’antica Grecia tauromachia. La telecamera segue il matador attraverso diverse corride. Lo vediamo prima, mentre si veste, un vero rituale, così femminile che ricorda tanto il passato, quando le donne dell’alta società non si vestivano da sole, anche perché stringersi il corsetto con chiusura da dietro da sole era impossibile. Ovviamente si intrecciano nella preparazione anche gesti religiosi, come il segno della croce tre volte e i baci alla Madonna per passare alle conversazioni dei suoi collaboratori molto virili e con linguaggi che elogiano gli attributi maschili del giovane torero. Più avanti lo vediamo nel momento dell’esibizione, del sudore, dei colpi non rimarginati e delle incornate e delle ferite mai rimarginate. Ovviamente non può mancare neanche la paura, quella di non riuscire a sopravvivere e soprattutto, lo vediamo in quel momento, mentre si alza nell’arena, sporco e avvolto nel sangue ma vincitore.
Per concludere Pomeriggi di Solitudine, non vuole raccontare la storia di un torero ma la morte e il regista catalano riesce a rappresentarlo attraverso un docufilm che con la chiave della corrida, da sempre associata alla spettacolarità della morte, ne rappresenta l’essenza.
Pomeriggi di Solitudine
Sommario
Albert Serra è un regista che considera l’estetica al di sopra di tutto e in questo docufilm dove si mostrano i colori dei completi del torero ne sono una conferma. Il documentario ovviamente non rinuncia neanche al colore rosso, quello del sangue dei poveri tori che alla fine della corrida non saranno risparmiati.