À la Recherche: recensione del film di Giulio Base con Anne Parillaud – #RoFF18

Il film sarà al cinema dal 2 novembre.

-

È il 1974 in À la Recherche, il nuovo film di Giulio Base. In quell’anno, le Brigate Rosse terrorizzano il Bel Paese, l’Italia al Campionato mondiale di calcio si scontra con la Polonia per qualificarsi alla fase successiva, Francis Ford Coppola e Martin Scorsese vinconco al Festival di Cannes e Luchino Visconti gira il suo penultimo film, Gruppo di famiglia in un interno. Mentre questi e altri eventi scuotono – in positivo o in negativo – il mondo, all’interno di una villa tanto imponente quanto spettrale si aggirano Pietro e Ariane.

 

Sono rispettivamente uno sceneggiatore e un’attrice francese, accomunati da una carriera in fase di declino. Le vicende che li legano non sono però reali come quel fuori campo del mondo esterno che di tanto in tanto si intromette, ma in loro confluiscono tutte le paure, i vizi, le passioni, gli entusiasmi e le delusioni di quell’epoca che Giulio Base aspira a far rivivere sullo schermo con questa suo lungometraggio, girato in lingua francese e presentato nella sezione Freestyle della Festa del Cinema di Roma.

- Pubblicità -
 
 

La trama di À la Recherche, tra tempi andati e illusioni future

Isolatisi in questa decadente villa, Pietro (Giulio Base) e Ariane (Anne Parillaud) cercano disperatamente di invertire la rotta intrapresa dalle loro carriere artistiche realizzando un adattamento per il cinema di Alla ricerca del tempo perduto, il mastodontico romanzo di Marcel Proust, “cattedrale letteraria dell’Occidente”, nonché emblema del tema della memoria e dello scorrere inesorabile del tempo. Un adattamento che, stando a quanto dichiarato da Ariane, dovrebbe dirigere nientemeno che Luchino Visconti, uno degli uomini di cultura più influenti del Novencento.

Visconti, cantore di temi come la bellezza, la decadenza, la morte e la storia europea, senza dimenticare il declino della nobiltà e della borghesia (trattati in film come Senso, Il gattopardo e Ludwig) sarebbe infatti in cerca di un nuovo progetto cinematografico, con cui idealmente chiudere nel migliore dei modi la propria carriera. I due protagonisti del film si mettono dunque a lavoro, ma ben presto le riflessioni riguardanti l’opera di Proust saranno l’occasione per rimuginare anche sulle loro vite, sul contesto in cui vivono e sul loro futuro.

À la Recherche Anne Parillaud
Anne Parillaud e Giulio Base in À la Recherche

Un’accuratissima ricostruzione d’epoca

È un’opera contenuta ma ambiziosa il nuovo film di Base. Il tutto si svolge infatti in un unico luogo, con soli due personaggi chiamati a dar vita ad un duetto attraverso cui si diffonde in ogni stanza della lussuosa villa lo spirito del tempo. Uno spirito però decadente, che spinge a guardare al passato con una certa malinconia, al presente con diffidenza e al futuro con timore. È così che l’ambiente si fa dunque a sua volta personaggio, offrendo a Pietro e Ariane una cornice ideale entro cui muoversi nella misura in cui propone un’accuratissima ricostruzione d’epoca.

La fotografia di Giuseppe Riccobene, le scenografie di Walter Caprara e i costumi di Sabrina Beretta ricostruiscono infatti in modo sorprendente un’epoca in tutti i suoi colori, invitando lo spettatore ad immergersi in un ambiente dove l’oggettistica, i libri, i materiali degli indumenti e altro ancora, pur se intangibili per chi guarda, restituiscono ugualmente una forte dimensione tattile. Si entra dunque volentieri in questo contesto che, grazie anche alla varietà di stanze che offre, non diventa mai ripetitivo. Al contrario, a ben notare, ogni ambiente sembra pensato per essere il perfetto sfondo a quanto succede nel rapporto dei protagonisti.

Un progressivo avvicinarsi all’interiorità dei personaggi

I due si incontrano per scrivere, certo, ma è inevitabile che tra una pagina e l’altra, inizi ad emergere qualcosa di ambiguo nel loro rapporto, come ambigui sono i tempi che vivono. Il regista ce lo racconta ancor prima che tramite ciò che si dicono attraverso un progressivo avvicinamento nei loro confronti. Se all’inizio i due sono inquadrati con una serie di totali dell’ambiente o comunque sempre con una certa distanza, piano piano le inquadrature tendono a stringersi su di loro, fino ad offrirci dei primi e primissimi piani da cui può emergere tutto il loro mondo interiore.

Pietro e Ariane non sono solo alla ricerca del giusto modo per adattare l’apparentemente inadattabile romanzo di Proust (ed interessanti sono le riflessioni sul processo di adattamento), ma anche di un nuovo posto per sé stessi nel mondo. Sceneggiatore di film di genere lui (che gli permettono però di guadagnare e la precisazione è tanto importante quanto gradita), attrice semi dimenticata lei, entrambi si spogliano via via sempre di più, fino a far emergere tutte le loro ipocrisie, per giungere alla consapevolezza che sì, forse Alla ricerca del tempo perduto parla anche di loro.

À la Recherche Anne Parillaud Giulio Base
Anne Parillaud e Giulio Base in À la Recherche

Alla ricerca del tempo perduto e del tempo che verrà

Perché con À la Recherche non ci si risparmia nel mettere sul tavolo tanto il bene quanto il male di quell’epoca e dei suoi personaggi – così come ad esempio dello stesso Visconti si ricordano le sue contraddizioni – proprio come Proust fa all’interno della sua opera. Nel cercare di riportare su carta la decandenza raccontata dallo scrittore francese, Pietro e Ariane prendono dunque consapevolezza del proprio declino. Grazie poi alle interpretazioni dei due attori, con Base che gestisce in modo convincente la stravaganza del suo Pietro e Parillaud che dà vita ad una Ariane tanto seducente quanto spietata, tutto ciò emerge con ulteriore incisività.

Certo, nel corso di questo processo emergono anche tanti spunti di riflessione, forse troppi, e non tutti vengono approfonditi come avrebbero meritato. Ma nei suoi novanta minuti di durata il film di Base non sembra voler asprirare ad essere risolutivo nei confronti di tutto ciò, quanto piuttosto offrire un nostalgico sguardo ad un preciso periodo storico, sapendo però anche proporre riflessioni valide per il nostro presente, come ad esempio quella legata al ruolo dell’artista e dell’arte in tempi di guerre ed orrori. Forse perché, proprio come gli anni Settanta sono stati un periodo di passaggio, altrettanto lo saranno gli anni che stiamo vivendo.

Sommario

Con À la Recherche Giulio Base ricostruisce un'epoca tanto nei suoi valori quanto nelle sue ipocrisie. Attraverso il duetto dei protagonisti emergono così una lunga serie di temi e spunti di riflessioni, non tutti approfonditi al meglio, ma tramite i quali si riesce in ogni caso ad individuare il vero cuore pulsante del racconto e le sue intenzioni.
Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.

ALTRE STORIE

Con À la Recherche Giulio Base ricostruisce un'epoca tanto nei suoi valori quanto nelle sue ipocrisie. Attraverso il duetto dei protagonisti emergono così una lunga serie di temi e spunti di riflessioni, non tutti approfonditi al meglio, ma tramite i quali si riesce in ogni caso ad individuare il vero cuore pulsante del racconto e le sue intenzioni. À la Recherche: recensione del film di Giulio Base con Anne Parillaud - #RoFF18