Ambulance: recensione del nuovo film di Michael Bay

Il celebre regista di esplosivi film d'azione torna al cinema dal 23 marzo.

Ambulance recensione film

Reduce dall’esperienza di 6 Underground, un blockbuster pensato per gli schermi ridotti di Netflix, l’esplosivo regista Michael Bay torna al cinema con un nuovo progetto che sin dalla sua idea di base si presenta a lui congeniale. Si tratta di Ambulance, thriller d’azione nonché remake dell’omonimo lungometraggio danese del 2005. Bay raccoglie la storia alla base di questo per rielaborarla in un film fortemente calato nell’immaginario culturale statunitense e all’interno dei canoni del genere di cui è tra i più maggiori esponenti (nel bene o nel male). Prende così vita un nuovo adrenalinico ed esplosivo capitolo del cinema di Bay, il quale però anche stavolta pecca nel voler spingere troppo in là il film.

 

Tutto parte dal suo protagonista di turno, ovvero Will Sharp (Yahya Abdul-Mateen II), reduce di guerra il quale nel momento del bisogno si vede abbandonato dal Paese per cui ha rischiato la vita. Bisognoso di denaro, egli è costretto a rivolgersi al fratello Danny (Jake Gyllenhaal), il quale vanta una lunga carriera da rapinatore. Se vuole i soldi di cui ha bisogno, Will dovrà dargli una mano a compiere un ultimo colpo. Le cose, naturalmente, si metteranno da subito male e per i due Sharp l’unica via di fuga è un’ambulanza presente sul luogo del crimine. All’interno di questa, però, si trovano l’infermiera Cam Thompson (Eiza González) ed un poliziotto ferito. Ognuno di loro ha le ore contate, ma prima dovranno riuscire a seminare le forze dell’ordine alle loro calcagna.

L’ambulanza come luogo del conflitto

Come accennato, con Ambulance Bay sembra voler andare a smentire una delle critiche che più frequentemente vengono rivolte ai suoi film: sceneggiature e personaggi inconsistenti. Difficile dare torto a queste affermazioni e lo stesso Bay non ha mai nascosto di dedicare tutto sé stesso all’azione, agli effetti speciali e ad esplosioni il più strabilianti possibile. Con Ambulance egli sembra però interessato anche ad affrontare alcuni aspetti sociali sempre attuali negli Stati Uniti. Il reduce di guerra abbandonato e deluso dal suo stesso Paese è ormai grossomodo un archetipo già più volte affrontato e che fa anche qui capolino, in realtà giusto per fornire al protagonista una serie di motivazioni utili allo svolgersi della vicenda.

Questo sembra il massimo che Bay e lo sceneggiatore Chris Fedak possono fare per rendere il personaggio di Will il meno piatto possibile. Una volta che il meccanismo e l’ambulanza in questione sono entrati in moto, si passa infatti all’azione pura e cruda. D’altronde, sarebbe sbagliato chiedere qualcosa di troppo diverso a Bay rispetto a ciò per cui egli è noto ed ha passione. È però anche vero che nel momento in cui ha inizio l’inseguimento e con esso l’azione, il regista si lascia ad andare ad alcuni eccessi e digressioni che rischiano di spezzare tanto l’interesse quanto la tensione. In molteplici occasioni Bay fa ad esempio assumere alla sua macchina da presa l’occhio che può avere un drone, facendogli dunque compiere acrobazie e movimenti fin troppo vertiginosi.

Se per certi punti di vista può essere una trovata interessante, più facilmente diventano questi momenti di distrazione, che allontanano dal cuore del racconto. Tutto ciò che conta avviene infatti proprio dentro l’ambulanza, con buona pace delle scene esterne ad essa. In quanto spazio limitato, il mezzo costringe i protagonisti a confrontarsi tra di loro, facendo emergere il tema della fratellanza tra i due protagonisti, il quale seppur non dotato di chissà che profondità di sguardo, si rivela un espediente interessante ai fini del racconto. L’interno dell’ambulanza, allo stesso tempo, permette di generare quella certa claustrofobia che arricchisce la tensione ricercata da Bay.

Ambulance recensione film

Ambulance: la recensione del film

Era tuttavia difficile immaginare un film unicamente ambientato all’interno di questo mezzo, ma le numerose digressioni esterne portano senza dubbio in più occasioni tanto ad uno smorzarsi della tensione quanto ad un eccessivo dilatarsi dell’azione. L’errore più grande, probabilmente, è l’aver puntato su di un’eccessiva quantità di eventi, che hanno portato il film a durare circa due ore e un quarto, senza però che si avvertano sostanziali cambiamenti all’interno del racconto. L’inseguimento occupa la stragrande maggioranza della durata del film ed è una dinamica che inevitabilmente finisce per diventare ripetitiva se non addirittura stancante, dove neanche un montatore esperto come Pietro Scalia può fare molto.

Certo, le interpretazioni dei due protagonisti sono di ottimo livello e fanno il loro all’interno del film, ma sono comunque parte di un tutto fin troppo ricco di eccessi. Volendo sorvolare sulle innumerevoli illogicità di sceneggiatura, il principale difetto di Ambulance è senza dubbio il suo abbandonarsi ad una serie di lungaggini che disperdono tutto il potenziale di base. Fosse durato considerevolmente di meno, è molto probabile che ne avrebbe guadagnato tanto in adrenalina quanto in atmosfera. Un’occasione totalmente sprecata dunque? Nonostante quanto fin qui elencato, se visto senza grandi pretese Ambulance può comunque essere un prodotto godibile, buono per chi ha voglia di staccare per un po’ la spina.

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Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
ambulance-di-michael-bayCon Ambulance Michael Bay realizza un nuovo esplosivo film d'azione. Stavolta, però, gli eccessi si fanno sentire fin troppo, non tanto nelle illogicità della sceneggiatura quanto nelle digressioni che spezzano la tensione. Salvano il film le interpretazioni dei due protagonisti, portando Ambulance ad essere un prodotto godibile per chi è alla ricerca di una visione spensierata.