
A Mumbai, per colpa di accese rivalità politiche, la famiglia del giovane cuoco Hassan è costretta ad abbandonare la città,e in generale la loro terra, dopo che un terribile incendio ha spazzato via tutto quello che possedevano, inclusi i loro affetti più cari: su tutti, l’amata madre.
Il patriarca, chiamato da tutti Papa, spinto dalla voce ectoplasmatica della moglie (una sorta di guida karmika) decide di abbandonare l’Inghilterra- dove nel frattempo si è rifugiato con i suoi cinque figli- e di partire alla volta delle alpi, tra Svizzera e Francia.
Ma, quando in mezzo al nulla della campagna francese, i freni del loro furgoncino si rompono e si salvano da un terribile incidente, tutti i membri della famiglia avvertono questo episodio come un segno, decidendo così di restare nel piccolo borgo di Saint Antonin per aprire un ristorante di cucina indiana: la Maison Mumbai. La vera stella del locale è il figlio Hassan, cuoco dal talento innato e prezioso, un vero dono che subito cattura l’attenzione di Madame Mallory, l’altera proprietaria del lussuoso ristorante situato proprio di fronte alla Maison Mumbai. La convivenza tra le due culture all’inizio è difficile, se non impossibile: ma basterà l’amore per la cucina, il talento e un pizzico di suggestiva magia per mettere d’accordo tutti quanti.

Nonostante le ottime interpretazioni degli attori, perfettamente in linea con i loro personaggi, il film manca di originalità e sembra una versione in salsa tandoori del suo ben più noto “cugino”, col quale condivide almeno in parte la location e le atmosfere.

