Angel Face

Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2018, Angel Face, opera prima di Vanessa Filho, vede protagonista l’attrice premio Oscar Marion Cotillard nei panni di una giovane madre alle prese con il difficile rapporto con sua figlia. Per la regista il film è l’occasione per riflette sulla maternità e sulla difficoltà di crescere in mancanza di punti di riferimento.

 

In Angel Face Elli (Ayline Aksoy-Etaix) di 8 anni e sua madre Marlène (Marion Cotillard), vivono in una piccola città della Costa Azzurra. Si comportano in modo strano per alleviare la noia e nascondersi dai servizi sociali. Quando Marlène cede a un’altra notte di eccessi, sceglie di lasciare Elli per un uomo che ha appena incontrato. La bambina dovrà allora affrontare i demoni di sua madre per riaverla con sé.

Per la sua opera prima Vanessa Filho si affida totalmente a Marion Cotillard, il più delle volte anche oltremodo ciecamente. L’attrice si afferma sin da subito come l’elemento portante di Angel Face, la sua anima, rubando letteralmente la scena a chiunque le stia intorno. Questo dipende da lei naturalmente non aiuta la narrazione e il ritmo del film, che sembrano passare troppo in secondo piano.

Angel Face Marion Cottillard

La Cotillard è certamente bravissima nel dar corpo e voce ad un personaggio al limite, non del tutto cosciente delle proprie gesta ed emotivamente fragile. Tuttavia in più di un’occasione si ha l’impressione che la sua interpretazione venga spinta troppo oltre, superando le soglie dell’esagerazione, stonando con il territorio del realismo nel quale la regista ha scelto di muoversi.

La Filho stessa sembra perdere il controllo del suo personaggio, non riuscendo a svelarlo come avrebbe meritato, neanche con l’aiuto di primi piani o di particolari della sua colorata personalità. Marlène rimane così un personaggio distante, a volte fastidioso, e di conseguenza, cosa forse peggiore, vittima del giudizio della sua stessa autrice. A saper sfruttare bene la personalità della protagonista sono tuttavia i costumisti e il direttore della fotografia, che riescono ad accentuare e caratterizzare adeguatamente l’atmosfera malsana generatasi dalla presenza di Marlène.

Angel Face

Nel momento in cui il fulcro del film si sposta da lei alla piccola Ellie, la “angel face” del titolo, ha allora inizio la parte di film più interessante, quella che ci costringe a seguire i passi incerti di una bambina bisognosa dell’amore materno per crescere. In assenza di ciò, Ellie è costretta a cercare da sé la propria indipendenza, con la difficoltà di non cadere nelle orme che la madre ha lasciato per lei.

Ed è qui che si svela ciò che alla regista realmente interessava raccontare. Filmando la solitudine di Elli, la Filho riesce a parlarci dell’amore e di ciò che lo influenza molto più che nelle scene in coppia tra madre e figlia. Contrariamente a quanto avveniva nel tematicamente simile The Florida Project di Sean Baker, l’infanzia è vista come periodo turbolento in cui nascono i primi demoni interiori, frutto naturalmente della realtà che circonda la giovanissima protagonista. Nel dedicarsi a lei, la Filho riesce ad abbandonare il moralismo di cui è prevalentemente impregnata la prima parte di film, riuscendo così a recuperare il controllo dell’opera.

Angel Face, trailer ufficiale italiano

https://www.youtube.com/watch?v=GG4gPvWFuzU

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Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
angel-face-recensioneFilmando la solitudine di Elli, la Filho riesce a parlarci dell’amore e di ciò che lo influenza molto più che nelle scene in coppia tra madre e figlia.