Beata ignoranza

Dopo aver scelto Marco Giallini per Confusi e felici (2014) e Alessandro Gassmann per Gli ultimi saranno ultimi (2015), Massimiliano Bruno li ha voluti insieme per la sua quinta regia, Beata ignoranza, una commedia incentrata su un tema relativamente nuovo, ma già un classico del genere: l’uso di internet, social media e smartphone e il loro impatto sulla vita quotidiana. Ha scelto di parlarne facendo perno sulla contrapposizione fra due protagonisti opposti: l’analogico, fieramente old style, che si mantiene alla larga da tutto ciò che è social, Ernesto (Marco Giallini), e l’internauta che per sentirsi sempre giovane, è al passo con ogni novità dell’era digitale e non può fare a meno di internet, Filippo (Alessandro Gassmann).

 

Beata ignoranza, la trama

In Beata ignoranza di Paolo Genovese Ernesto e Filippo si incontrano di nuovo dopo 25 anni, professori nello stesso liceo, e subito si scontrano, non solo perché sono così diversi, ma anche a causa di una vecchia ruggine: entrambi hanno amato la stessa donna, Marianna (Carolina Crescentini) ed ora hanno in comune una figlia, Nina (Teresa Romagnoli). Dopo una lite furibonda che finisce sul web, in cui uno attacca e l’altro difende la rete, Nina propone loro una sfida: Filippo dovrà tentare di uscire dal mondo di internet, Ernesto tentare di entrarvi, per dar vita a un documentario sull’uso dei social media. La sfida li porterà a confrontarsi con opposti punti di vista, oltre che con il passato, mentre Nina cercherà di costruire con loro un vero rapporto.

Più che due anime, una che dibatte sul mondo di internet e l’altra che indaga i rapporti umani, Beata ignoranza ha due parti che si distinguono abbastanza nettamente: la prima, più efficace per forma e contenuto, in cui si presentano i protagonisti con il loro diverso modo di essere e di insegnare, e si riassumono la nascita e le alterne vicende della loro amicizia, balzando avanti e indietro nel tempo, con Ernesto, Filippo e Marianna che raccontano sé stessi allo spettatore guardando direttamente in macchina.

Il racconto i rapporti umani al tempo delle nuove tecnologie

La seconda parte, in cui  i due professori si sfidano e il film dovrebbe evolversi, affiancando alla superficie della diatriba social sì, social no, un reale approfondimento sulle figure dei protagonisti, su Nina, su Marianna e una riflessione sui legami familiari, non soddisfa a pieno le aspettative, rivelando meno freschezza nella costruzione. È proprio sui rapporti umani che la sceneggiatura diventa ricorsiva – all’orizzonte nuovi triangoli sia tra i giovani che tra gli adulti, complice anche l’entrata in scena di una prof emancipata e disinvolta, Margherita (Valeria Bilello). Nel mondo della scuola, poi, non si entra davvero, rimanendo alla contrapposizione tra un insegnante eccessivamente all’antica e uno fin troppo moderno.

Un cast eccellente per Beata ignoranza che però non è supportato da una storia che va a fondo

Anche se la comicità nel gioco delle parti tra Filippo ed Ernesto diverte e intrattiene, alimentandosi della bravura di Giallini e Gassmann, che giungono così alla loro terza prova come “coppia comica” (erano apparsi insieme già in Tutta colpa di Freud di Paolo Genovese e Se Dio vuole di Edoardo Falcone), e sebbene il film possa contare sul solido talento di Carolina Crescentini, oltre che su brillanti caratterizzazioni quali quelle di Luca Angeletti, Michela Andreozzi e Pietro De Silva, il lavoro rivela i suoi limiti e si conclude non essendo andato molto oltre il suo punto di partenza, ovvero quello di una commedia leggera su argomenti di tendenza come  internet e i social. In sala dal 23 febbraio.

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Scilla Santoro
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Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
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