Nizza, Costa azzurra. Mentre la riviera esplode di colori, tra il blu del mare e i variegati edifici che lo costeggiano, e mentre orde di turisti si godono il sole e la spiaggia, nel cuore della città si agita un mondo di criminalità cosmopolita la cui convivenza pacifica è tutt’altro che scontata. Molto spesso basta infatti un niente per far scoppiare la violenza più feroce, ed è ciò che intende raccontare il regista di Akaki Popkhadze con il suo film Brûle le sang, presentato in concorso alla 35ª edizione del Noir in Festival 2025. Un’opera prima la sua, irrequieta come i suoi protagonisti, che seduce e colpisce senza riguardi, specialmente nel racconto che propone dei due fratelli protagonisti.
La trama di Brûle le sang
Il racconto si svolge dunque nei quartieri popolari di Nizza, dove il fragile equilibrio dell’enclave georgiana viene spezzato dall’omicidio di un uomo considerato un pilastro della comunità. La vittima, autista di un potente oligarca russo recentemente insediato sulla costa, era stato rapito e torturato dopo essere stato scambiato per il suo capo. Un brutale regolamento di conti che esplode in pieno giorno e che trascina nel caos la sua famiglia. A sopportarne il peso sono Tristan (Florent Hill), giovane devoto che sogna l’ingresso in seminario, e la madre, sopraffatta dal dolore.
Il ragazzo si ritrova così improvvisamente solo, stretto tra il richiamo della fede e la morsa di un mondo sotterraneo fatto di violenza e traffici criminali che si nasconde dietro i cieli azzurri, le spiagge e l’apparente serenità della Promenade des Anglais. Il ritorno di Gabriel (Nicolas Duvauchelle), il fratello maggiore di Tristan, con un passato segnato dalla droga e una condanna morale da parte della stessa comunità georgiana, sconvolge ulteriormente gli equilibri. Esiliato da dieci anni, Gabriel riappare dopo il delitto deciso a riscattare il proprio nome e a vendicare l’onore della famiglia, anche a costo di ricadere nelle sue vecchie abitudini.

Religione, violenza, famiglia
Popkhadze è stato chiaro: il suo riferimento primario per Brûle le sang è il film Little Odessa di James Gray (altro debutto folgorante). Il debito nei confronti del cinema del regista newyorkese è evidente non solo nella storia scritta da Popkhadze ma anche nelle sue scelte di regia. Egli evita però l’omaggio senza personalità immergendosi a piene mani nel proprio vissuto e nel contesto che meglio conosce, quello della comunità georgiana di Nizza. Popkhadze è infatti nato in Georgia e ha poi vissuto in Russia fino all’età di 13 anni per poi trasferirsi in Francia.
Così, queste sue molteplici anime confluiscono in Brûle le sang, manifestandosi nella trinità composta da religione, violenza e famiglia. Elementi che si fanno carne e sangue rispettivamente nei due fratelli e nella loro madre. Li seguiamo così in quella che è sì una classica storia di vendetta, ma che trova nel gusto estetico del regista già un primo valido motivo per cui si resta affascinati dal film. Se questo non bastasse, Popkhadze piano piano attua un scambio tra la trama primaria (la vendetta) con quella legata al rapporto tra i due fratelli, che diventa fonte di momenti molto toccanti e vero cuore del film.

Dallo scontro tra Tristan (il fratello religioso) e Gabriel (quello violento) nascono dunque gli scambi migliori del film, con questi due fratelli di sangue ma non di spirito che si trovano a dover appianare le divergenze per vendicare il padre. Il regista si pone dalla parte di entrambi, li segue nella loro irrequietezza con movimenti di macchina altrettanto agitati, ma sempre alla ricerca di un nuovo equilibrio. Quando poi torna in primo piano la ricerca dei responsabili dell’omicidio, il rapporto tra i due fratelli ha già costruito solide basi perché si voglia seguirli fino nel profondo di quel sottobosco criminale, appassionandosi alle loro vicende e ai loro possibili esiti.
Un regista promettente
Brûle le sang – che si avvale anche della partecipazione di Finnegan Oldfield (visto in Cut! Zombie contro zombie e Alpha) e di Denis Lavant (noto per Holy Motors) – è dunque un ottimo esordio per Akaki Popkhadze. Forse il ritmo non è sempre sostenuto al meglio e si riscontra qualche digressione di troppo, ma il risultato complessivo è notevole e dimostra la padronanza che il regista classe 1991 già possiede. È infatti affascinante il contrasto tra un ambiente così glamour e dai colori accesi e il contesto criminale che invece contiene. Soprattutto – ad ennesima conferma della validità di questo principio – si rivela vincente la sua scelta di portare sullo schermo una storia che ha del personale e parla di un mondo che conosce molto bene. Ciò gli permette di essere un regista da tenere d’occhio per il futuro.
Brûle le sang
Sommario
Brûle le sang è un esordio intenso e personale, capace di trasformare la Nizza patinata in un teatro di tensioni familiari, religiose e criminali. Popkhadze firma un noir vibrante, debitore di James Gray ma ricco di una voce profondamente autentica. Nonostante qualche calo di ritmo, il film colpisce per la forza emotiva dei due fratelli protagonisti e per una regia già sorprendentemente matura.
