Si preannunciava come il film più particolare del concorso della 35° edizione del Noir in Festival e non ha deluso. Lo spagnolo Una Ballena – Creature dal profondo, diretto da Pablo Hernando, è un affascinante pastiche che sembra guardare al cinema di David Fincher, a quello di Nicolas Widing Refn ma anche all’Under the Skin di Jonathan Glazer e a Frank Costello faccia d’angelo di Jean-Pierre Melville (dal regista citato come prima fonte d’ispirazione), riproponendo poi con un proprio linguaggio un’opera che si muove tra thriller, fantasy e messaggi ambientalisti, il tutto con un ritmo e una costruzione delle immagini ipnotici.
Specializzatosi come direttore della fotografia, Pablo Hernando ha ad oggi collaborato a più di 20 film nell’ultimo decennio, firmando poi anche la regia di numerosi cortometraggi. Una Ballena – Creature dal profondo è solo il suo quarto lungometraggio, ma già conferma quindi la presenza in Hernando di una precisa idea di cinema, che si muove tra immagini e simboli, che non offre spiegazioni ma punta a suscitare quel brivido sottopelle che risveglia sensazioni e turbamenti troppo spesso ignorati. Questo suo nuovo lavoro è ostico, indubbiamente, ma nel suo non tenere fede fino all’ultimo ai propri intenti riesce a farsi ricordare anche oltre il termine della proiezione.
La trama di Una Ballena – Creature dal profondo
Quando Ingrid (Ingrid García-Jonsson) preme il grilletto, le sue vittime non sanno chi gli ha sparato. La sua capacità di infiltrarsi e scomparire senza lasciare tracce fa di lei una killer implacabile. Ma quel potere viene da un altro mondo, un luogo abitato da creature mostruose, da cui entra ed esce, diventando sempre meno umana. Ingrid riceve poi un incarico da Melville (Ramón Barea), un contrabbandiere che usa il porto per il traffico di strane merci e che sta per perdere tutto. Abasolo, un potente uomo d’affari rivale, è infatti arrivato in città e si appresta a prendere il controllo del porto.

Egli vive barricato in un edificio pieno di tirapiedi e guardie del corpo armate. Ucciderlo è quindi un lavoro che solo Ingrid può fare. Così, la letale assassina inizia a studiarne i movimenti in attesa del momento giusto per colpire. Tutto però cambia quando Melville scopre il segreto di Ingrid. A quel punto la sua vera natura la rendela merce di scambio più preziosa di tutti e Melville decide di intrappolarla per impossessarsene e sfruttarla a proprio vantaggio. Così, Ingrid si ritroveràa combattere come un animale in trappola per impedire che l’oscurità la imprigioni per sempre.
Pablo Hernando alla ricerca delle ombre dell’uomo
Difficile ridurre in parole Una Ballena – Creature dal profondo. L’esperienza visiva offerta dal film è senza dubbio massimizzata se affrontata senza alcuna anticipazione. Dovendo però provare a dare alcune coordinate al film, si può partire con il riconoscere una trama che fonde magistralmente il genere noir con la fantascienza e l’horror lovecraftiano. Così facendo, la pellicola ci immerge in una realtà che si estende oltre la nostra percezione, un regno fatto di invisibile e inspiegabile, di luce e oscurità. Hernando sembra volerci condurre in una profonda esplorazione delle zone d’ombra che albergano in ogni individuo, dell’irriducibile mistero che avvolge l’altro, e della costante tensione tra la nostra natura civilizzata e l’istinto primordiale.
Allo stesso tempo, il film è anche una riflessione sull’impatto dell’uomo sulla natura e sulle nuove forme di sfruttamento che sembrano essere solo più silenziose e invisibili ma non meno subdole e pericolose. Insomma, c’è molta materia viva in Una Ballena – Creature dal profondo, che si dimostra essere un film interessato a portare dunque in primo piano il mostruoso, il fantasmatico e lo straordinario celati nel quotidiano. Hernando porta a compimento questo obiettivo senza cedere a scorciatoie e spiegazioni, ma anzi punzecchiando continuamente lo spettatore affinché partecipi attivamente alla costruzione di un senso.

Un ipnotico film d’atmosfera
Ci si trova dunque davanti ad un’opera particolarmente ambiziosa, con cui Hernando compie decisi passi in avanti e si riconferma un regista spagnolo da tenere d’occhio. A convincere di ciò è in particolare il modo in cui concepisce le immagini, in cui le arricchisce con suoni o musica, nel modo in cui gioca con i contrasti (luce e oscurità su tutti), raccontando il tutto con un ritmo calmo che sembra andare in contrasto con la tensione delle situazioni, ma che in realtà esaltano ulteriormente la loro pericolosità. Così, se anche si potrebbe sbrigativamente accusare Una Ballena – Creature dal profondo di “non far succedere nulla”, si resta comunque ammaliati dall’atmosfera che pervade il film.
Di certo, è difficile restargli emotivamente indifferenti. Si può infatti facilmente avvertire un senso di angoscia durante la visione del film, quella provata nel trovarsi di fronte al buio più totale e non sapere quali creature potrebbero annidarsi in esso. È proprio ciò che avviene nel film, con Hernando che mette a segno più di un momento in cui riesce ad evocare la paura di chi guarda, di quelle irrazionali, che non riesci a controllare neanche se ci provi. Grazie anche alla gelida interpretazione di Ingrid García-Jonsson e a quella invece più minacciosa di Ramón Barea, il regista confeziona dunque un’opera con una sua forte personalità.
Una Ballena – Creature dal profondo
Sommario
Una Ballena – Creature dal profondo è un’opera ambiziosa e magnetica, che fonde noir, fantascienza e horror in un’esperienza visiva ipnotica e disturbante. Pur ostico e poco incline a spiegare, il film di Pablo Hernando colpisce per atmosfera, costruzione delle immagini e capacità di evocare un’angoscia primordiale. Grazie anche alle intense interpretazioni, emerge come un lavoro originale e profondamente personale, confermando Hernando tra i registi più interessanti del cinema spagnolo contemporaneo.
