Bugiardo seriale, la recensione del remake francese

Il Menteur del 2019 viene rimaneggiato dall'Olivier Baroux dei quattro film sui deliranti Les Tuche.

-

A soli tre anni dal Menteur di Émile Gaudreault (Mambo italiano) è Olivier Baroux a scegliere di raccontarci la propria versione di quella storia nel suo remake Bugiardo seriale che Altre Storie con Minerva Pictures distribuiscono nei cinema italiani dal 31 agosto. Una commedia nata con l’intenzione di dare risalto a un meccanismo classico del genere, che il regista dei quattro film della serie Les Tuche conosce bene, e di “analizzare” l’utilizzo delle bugie, “uno degli espedienti comici più utilizzati nel cinema, quasi mai al centro di una sceneggiatura vera e propria”, per “capirne non solo gli effetti ma anche i fattori che la scatenano”. Una missione nella quale ha voluto come attori Tarek Boudali (Il truffacuori, Alibi.com, Sposami, stupido!), Artus, Pauline Clément de la Comédie-Française e il resto del cast, comlpletato da Catherine Hosmalin, Karim Belkhadra, Louise Coldefy, Bertrand Usclat, Philippe Vieux, Guy Lecluyse, Florence Muller.

 

La parabola del Bugiardo seriale Jérôme

Il protagonista è Jérôme, bugiardo compulsivo e ormai smascherato, che famiglia e amici hanno imparato a conoscere. Disperati, dopo aver a lungo sopportato le sue bugie, le hanno provate tutte per fargli cambiare atteggiamento e abitudini, invano… visto che Jérôme continua a mentire. Sempre. Almeno fino al giorno in cui una maledizione lo colpisce e tutte le sue bugie prendono vita diventando reali. Una possibilità inimmaginabile che nessuno – lui per primo – avrebbe mai pensato potesse trasformarsi in un vero e proprio incubo.

- Pubblicità -
 
 

La maledizione di una storia incredibile

Se la possibilità che le bugie inventate diventino reali equivale a un incubo, allora, perché si mente? Per “fuggire, evitare di ferire, sentirsi meglio” suggerisce il regista, che ha cercato di esplorare la maggioranza delle opzioni a sua disposizione, senza però riuscito a realizzarne un catalogo soddisfacente. Niente di male, ovviamente, almeno in questo caso, visto che sin dalla scelta dichiarata – e citata anche sullo schermo – di affidarsi al modello recente del Menteur del quale questo Bugiardo seriale è il remake, l’obiettivo era semplicemente quello di regalare “una commedia leggera sulla menzogna” al grande pubblico, alle famiglie, con la quale divertirsi.

Missione compiuta, verrebbe da dire, a patto di avere una particolare passione per certo cinema francese, i suoi ritmi e le sue dinamiche, e di non esagerare con le aspettative. Ché la surreale parabola di “Mr. Balla” – apparizioni di balene a Nizza, sedute psicanalitiche tra i formaggi e trasformazione dei malcapitati protagonisti della sua “esplorazione di altre vie per raccontare la verità” (dal fratello al vicino di casa) comprese – sembra essere la dimostrazione pratica dell’antico adagio che ci ammonisce dallo stare attenti a quel che desideriamo, pena la sua realizzazione, e poco altro…

Quando la realtà è deludente

Uno dei suggerimenti più interessanti e intriganti – chissà se voluti – che si possono trovare tra le righe della lunga caccia al tesoro che dà senso al film, dopo un inizio nel quale vengono messe le premesse della successiva catena “virtuosa” di accadimenti e relazioni. Nella quale fanno capolino la spinta irrefrenabile a superare la superficialità quotidiana, l’altrettanto noto refrain su quanto la libertà possa rendere liberi e la conferma della forza della parola e sulla sua capacità creatrice.

Come detto, il risultato finale è simpatico, con personaggi gradevoli, anche se molte scene restano un po’ povere, a livello di burletta. La debolezza principale è proprio narrativa, con sottintesi ed elementi dati per scontati che non colmano ellissi esagerate e fanno apparire incoerente lo sviluppo successivo. Che la sostanziale semplicità e il generale didascalismo non aiutano, come lo sfruttamento miope di alcuni personaggi, segno definitivo di una mancanza di omogeneità e di una costruzione decisamente superficiale.

Sommario

Il risultato finale è simpatico, con personaggi gradevoli, anche se molte scene restano un po' povere, a livello di burletta.
Mattia Pasquini
Mattia Pasquini
Nato sullo scioglimento dei Beatles e la sconfitta messicana nella finale di Coppa del Mondo, ha fortunosamente trovato uno sfogo intellettuale e creativo al trauma tenendosi in equilibrio tra scienza e umanismo. Appassionato di matematica, dopo gli studi in Letterature Comparate finisce a parlare di cinema per professione e a girare le sale di mezzo mondo. Direttore della prima rivista di cinema online in Italia, autore televisivo, giornalista On Air e sul web sin dal 1996 con scritti, discettazioni e cortometraggi animati (anche in concorso al Festival di Cannes), dopo aver vissuto a New York e a Madrid oggi vive a Roma. Almeno fino a che la sua passione per la streetart, la subacquea, animali, natura e ogni manifestazione dell'ingegno umano non lo trascinerà altrove.

ALTRE STORIE

Il risultato finale è simpatico, con personaggi gradevoli, anche se molte scene restano un po' povere, a livello di burletta.Bugiardo seriale, la recensione del remake francese