E’ arrivata al termine la storica e più che decennale collaborazione tra l’attore Christian De Sica e Filmauro, regista che lo ha sempre scelto quale protagonista indiscusso dei suoi film di natale, ribattezzati poi ‘cinepanettoni’. Già lo scorso anno però con Colpi di Fulmine, si era avvertito un cambiamento di rotta, nelle scelte narrative e nelle intenzioni dell’immancabile film di Natale, e con questo Colpi di Fortuna si prosegue su quello stesso binario: storie ad episodi isolate, protagonisti diversi e strizzate d’occhio a diversi generi di commendia, partendo dalla citazione del Totò de La Patente, fino al più moderno Una Notte da Leoni, che costituisce l’esempio per la struttura del primo episodio.
Protagonisti della prima storia sono Luca e Paolo, impegnati nella ricerca di una giacca in cui è conservato un biglietto milionario del lotto, dopo una notte brava di cui non ricordano nulla. Il secondo episodio invece racconta di un imprenditore (De Sica) iper superstizioso, alle prese con un interprete, indispensabile per la chiusura di un importante contratto, che però porta jella. Infine è il turno di Lillo e Greg, nei panni di due fratelli: il primo ha una grande famiglia e si trova a dover accudire un fratello squilibrato e forse pericoloso.
Diviso in tre parti, Colpi di Fortuna ha come filo conduttore la fortuna, o meglio le diverse declinazioni della fortuna che si affrontano in agnuno degli episodi: può essere una vincita al lotto, una grande superstizione o un’eredità inaspettata, ma la fortuna cambia la vita a tutti i protagonisti.
Il film presenta una netta separazione tra i primi due episodi, dal tono demenziale, e l’ultimo, vero e proprio gioiellino di comicità semplice e immediata, realizzata grazie a due attori dalla sicura alchimia e dalle doti comiche innate. Lillo e Greg portano a casa un ottimo risultato, alzando un po’ la media del lavoro svolto dai loro colleghi di set, che si devono accontentare di misere performance e scrittura raffazzonata e approssimativa.
Colpi di Fortuna è un film squilibrato, che non riesce a salvarsi per l’unico terzo godibile che mostra, ma che pone il pubblico italiano davanti ad un grande enigma: cosa ci dobbiamo aspettare il prossimo anno dalla Filmauro?