dark night

Presentato nella selezione ufficiale del Sundance Film Festival e vincitore del Premio Lanterna Magica alla 73° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, Dark Night di Tim Sutton è liberamente ispirato al tragico massacro di Aurora, in cui, durante la proiezione de Il Cavaliere Oscuro – il Ritorno di Christopher Nolan, un ragazzo sparò sulla folla ferendo e uccidendo molti dei presenti.

 

Dark Night ripercorre i giorni precedenti l’evento, ritraendo e seguendo sei personaggi, compreso il giovane killer, nella loro quotidianità. Le loro vite, caratterizzate da solitudine, incomprensione e violenza, sembrano condurli a piccoli passi verso il dramma finale.

Narrare un evento come quello di Aurora poteva essere molto rischioso, ma il regista decide di approcciarsi alla storia nel modo meno convenzionale, e per questo più originale e attraente. Decidendo di non dar vita né ad un documentario né ad un film dalla narrazione classica, Sutton costruisce una sceneggiatura il cui obiettivo principale è quello di ricreare un’atmosfera con la quale pervadere l’intero film. È così che questa viene lentamente a svelarsi, generando un senso di attesa e di inquietudine per ciò che si avverte potrebbe avvenire da un momento all’altro. Affidandosi all’anti-narratività, il regista procede così per immagini, di grande potenza, spezzando i punti di vista e riproponendoceli in un puzzle che costringe lo spettatore ad essere partecipe attivo degli eventi. La sua regia è asciutta, essenziale, non carica di significato immagini che già di per sé ne hanno da vendere. Nonostante si parli di massacro, il regista sceglie di raccontarlo senza mai mostrarlo. Non c’è nessuna violenza nel film, tutto è lasciato al di fuori dell’inquadratura, poiché l’interesse dell’autore si concentra su ben altri protagonisti.

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A still from the 2016 independent film “Dark Night,” loosely based on the Aurora theater shooting, which will have its Colorado premiere on Feb. 24 at the Alamo Drafthouse Littleton.

Il nucleo del film si converge sui sei ragazzi prescelti, mostrati però sempre a distanza, con l’intento di inquadrarli quanto più possibile nel contesto in cui vivono e senza mai giudicarli. È così che veniamo trasportati nelle strade e nelle abitazioni di periferia, dove essi vivono e da dove il regista ritiene nasca il problema. All’interno delle geometrie ordinate della città, della bellezza degli ambienti e di certi paesaggi, si nascondono, in netto contrasto, individui dalla debole sanità mentale, dal forte disagio esistenziale, pronti a compiere gesti totalmente inaspettati. Sutton fotografa i sei protagonisti cogliendo momenti di normalità nelle loro giornate. Li vediamo alternarsi davanti ai nostri occhi, e a turno svelano ognuno problematiche relative alla vita nei sobborghi e al contatto con i media oggi sempre più dilaganti. Ognuno di loro incarna un aspetto del killer, ognuno di loro da un momento all’altro potrebbe emergere dal proprio silenzio e dar sfogo alla propria violenza repressa.

E proprio i silenzi sono uno degli elementi fondamentali del film. Nella sua ricerca ossessiva di un’atmosfera il regista si avvale di questi, alternati alle splendide musiche originali di Maica Armata, per raccontare con le sole immagini e trasmettere con ancor più forza l’inquietudine e l’alienazione vissuta quotidianamente da questi ragazzi. Dark Night esplora una realtà più complessa di quello che si crede, solo all’apparenza confortante e confortevole.

Tra le cause di questi squilibri, il film evidenzia quello della libera vendita di armi, della diffusione di videogiochi violenti e dell’inadeguato aiuto per i giovani veterani di ritorno dalla guerra. Sutton non si propone di dare risposte, né una lezione moralistica, ma semplicemente sottolinea i fattori che influiscono su ragazzi socialmente sempre più instabili, dimostrando l’incapacità generale di riconoscere e affrontare questi problemi.

Dark Night è un’opera non convenzionale, che chiede di essere seguita e metabolizzata, che non si adagia sulle scelte di narrazione più ovvie, e riesce così a fornire uno spaccato di vita troppo spesso sottovalutato. È un film che parla attraverso ogni suo elemento, e svela così una grande potenza, visiva e comunicativa, che offre un ritratto lucido di un gesto e di un evento per molti ancora incomprensibile.

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Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
dark-night-recensioneDark Night è un’opera non convenzionale, che chiede di essere seguita e metabolizzata, che non si adagia sulle scelte di narrazione più ovvie, e riesce così a fornire uno spaccato di vita troppo spesso sottovalutato. È un film che parla attraverso ogni suo elemento, e svela così una grande potenza, visiva e comunicativa, che offre un ritratto lucido di un gesto e di un evento per molti ancora incomprensibile.