Qualche volta il cinema si presta per le buone cause e questo è il caso di Deepwater – Inferno sull’oceano, per la regia di Peter Berg in uscita il 6 ottobre con Mark Wahlberg, Kurt Russell e Kate Hudson tra gli altri. Deepwater – Inferno sull’oceano ricostruisce meticolosamente le vicende che hanno preceduto uno dei più grandi disastri ambientali della storia mondiale, l’esplosione della piattaforma della BP nel Golfo del Messico nell’Aprile del 2010, raccontandocelo da parte di chi l’ha vissuto in prima persona, con catastrofiche, violente ed esplicite immagini.

 

In Deepwater – Inferno sull’oceano veniamo introdotti alla Deepwater Horizon da Mike Williams (Mark Wahlberg) capo tecnico elettronico pronto a sbarcare per un turno sulla piattaforma petrolifera galleggiante al largo della Louisiana, noleggiata dall’inglese British Petroleum, dopo aver lasciato a casa figlia e moglie (Kate Hudson). Insieme a Mike arrivano il responsabile della piattaforma Mr.Jimmy (Kurt Russell), che preferisce essere indietro sul lavoro piuttosto che affrettare le cose, proprio come vorrebbero quelli della BP, e Andrea (Gina Rodriguez) una giovanissima meccanica responsabile del posizionamento dell’enorme struttura galleggiante. Da qui in poi la trama segue le poche, terribili, ore precedenti l’esplosione che ha causato 11 morti e uno sversamento di petrolio nell’oceano senza precedenti, tra decisioni sbagliate prese dai rappresentanti della BP (nello specifico, un John Malkovich spietato) e le imprese eroiche compiute dagli operai (tra cui Dylan O’Brien) che hanno cercato di fermare il disastro e salvare più vite possibile oltre alla propria da quell’inferno di fuoco.

Deepwater – Inferno sull’oceano, il film

Deepwater - Inferno sull’oceano

Se sulla carta poteva sembrare l’ennesimo film disastroso fatto di esplosioni ed eroi, Deepwater sconvolge e sorprende per l’eccessivo realismo, che porta lo spettatore a rivivere insieme ai protagonisti le terribili emozioni di quella notte del 20 aprile 2010. C’è tanto gergo tecnico, forse anche troppo, e la prima parte scorre lenta a sentire parlare di livelli di pressione e pozzi di petrolio, ma forse in questo caso, è la carta vincente del film. Sì perché Deepwater è un film che rimane attaccato al copione e alle testimonianze, ai fatti realmente accaduti, senza romanzare più di troppo e usando i nomi e situazioni reali. Al centro di questo film c’è il coraggio di una produzione che non si è nascosta dietro a stratagemmi ma ha punta il dito verso i veri colpevoli. La BP si chiama BP, i protagonisti portano i veri nomi degli operai, le storie sono vere, le vite sono vere, come anche le vicissitudini familiari e le emozioni. È questa la sua forza, denunciare un disastro che purtroppo non ha trovato giustizia.

Peter Berg ci racconta una storia quasi inedita, diversa da quella riportata dai media più concentrati, anche giustamente, sul disastro ambientale: un vero e proprio tributo agli eroi che sono sopravvissuti quella notte o che non ce l’hanno fatta, ma che meritano tutto il nostro rispetto e ammirazione.

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