Una ragazza urlante
corre bendata in mezzo alle macchine. È Alba (Valentina
Vacca), irrequieta 25enne della periferia napoletana che
ogni notte si diverte a rischiare la vita per scommessa. Una vita
fragile, alla costante ricerca di un amore paterno che non c’è mai
stato, tra serate alcoliche e relazioni prive di futuro.
A sconvolgere il già precario equilibrio della ragazza arriva Fabrizio (Emilio Vacca), il cugino di Milano che dopo anni di lontananza ha deciso di rivederla. Un ritorno fatto di silenzi, di imbarazzi, teso a svelare un segreto che per troppo tempo il giovane le ha tenuto nascosto. Ma la crescente attrazione tra i due fa saltare i piani, e Fabrizio fatica a portare a galla la verità. Alba la scoprirà da sola, attraverso un incontro con lo zio Antonio (Ricky Tognazzi) che la condurrà ad una decisione risolutiva. Agli occhi della ragazza, l’unica possibile.
Girato in 5 settimane
tra Napoli e Caserta, il primo lungometraggio di Barbara
Rossi Prudente ha atteso 14 anni prima di arrivare sul
grande schermo (la sceneggiatura è del ‘99). Distribuito dalla
Microcinema, “Esterno sera” si presenta come un dramma dark,
immerso in atmosfere cupe, ai limiti del decadente. Una tragedia
che prende vita tra la solitudine delle mura domestiche e i
pericoli della strada, con le riprese notturne che restituiscono lo
smarrimento interiore della protagonista (ottima la fotografia di
Rocco Marra).
Bisogna dire che la prova della giovane Valentina Vacca è lodevole, soprattutto per la verità che l’attrice napoletana ha saputo restituire nelle scene amorose girate con il fratello Emilio, nonché per la forza espressiva mostrata nei momenti di lite famigliare. Ottimo anche Salvatore Cantalupo nel ruolo del padre Umberto, la cui performance conferma la volontà della regista di puntare su una messa in scena prettamente teatrale, fatta di pause lunghe, di sguardi, e di una corporeità che viene filmata senza inibizione alcuna.
Detto ciò, Esterno sera delude nella sceneggiatura (che pure si portò a casa il prestigioso Premio Solinas), presentando dialoghi fiacchi e a tratti banali, oltre a poter contare su una storia dagli sviluppi prevedibili. L’angoscioso segreto che Fabrizio non riesce a svelare è in effetti scontato, e non è difficile indovinare quale sia la soluzione finale scelta dalla ragazza (basta il breve scambio di parole con il vicino di casa Marco).
L’opera prima della Prudente brilla più per la sua capacità di fotografare le contraddizioni che animano il Sud contemporaneo, mostrato in tutta la sua crudezza. Parallelamente, il problema dei rapporti generazionali è indagato senza censure, ripreso nella brutalità dei gesti e delle parole.
Esterno sera appare dunque come un lavoro che, pur nella varietà degli obiettivi perseguiti e nell’originalità della regia, non è riuscito a produrre una valida struttura drammaturgica, oltre a calcare un po’ troppo la mano sugli aspetti torbidi della vicenda.