First Man: recensione del film con Ryan Gosling

First Man

La 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si apre nuovamente con un film di Damien Chazelle, che, dopo il musical La La Land, con First Man cambia completamente registro per raccontare una storia altamente spettacolare, entrata nella storia del ventesimo secolo.

 

La trama di First Man

First Man racconta dettagliatamente tutta la storia della corsa della NASA per portare l’esplorazione dello spazio a confini mai visti prima e soprattutto facendolo prima dei russi, fino a quel momento arrivati sempre per primi ai vari traguardi esplorativi. Per far questo la NASA investe risorse, conoscenze e vite umane per riuscire a mandare un uomo sulla luna.

Tutta la storia ruota naturalmente attorno a Neil Armstrong,  il primo essere umano ad aver poggiato i piedi sul suolo lunare, pronunciando la storica frase “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un passo enorme per l’umanità.”

Tutta la vicenda di questa corsa spaziale raccontata nel film copre gli anni tra il 1961 e il 1969, mostrando una dopo l’altra le varie missioni, tra successi e fallimenti, passando anche per grandi tragedie. Il film di Chazelle è un riuscito racconto viscerale, vissuto in prima persona e basato sul libro di James R. Hansen.

Oltre all’accurata ricostruzione storica e scientifica di una delle esplorazioni più pericolose della storia e anche una delle più costose per gli USA, il regista indaga sugli esseri umani che vi erano dietro, troppe volte dimenticati in un naturale processo di idealizzazione, che spesso porta a confondere gli eroi reali con i supereroi.

Chazelle, che per la prima volta si è trovato a lavorare su qualcosa di non suo e che non conosceva bene, dice: “ Prima di iniziare il lavoro su  First Man, non sapevo quasi nulla della storia della missione sulla Luna. Sapevo che era stata una conquista leggendaria e un grande successo, ma niente di più.  Solo dopo aver cominciato a raccogliere documenti e testimonianze mi sono reso conto della follia e del pericolo di tale impresa. Scoprii tutti i fallimenti, il pesante tributo pagato in vite umane e quante volte aveva rischiato di fallire e di essere cancellata. A quel punto volevo comprendere cosa potesse avere spinto quegli uomini a intraprendere un viaggio nella vastità infinita dello spazio e quale potesse essere stata l’esperienza da loro vissuta, momento dopo momento, passo dopo passo.”

Per fare questo Damien Chazelle ritiene necessario lavorare sulla figura di Neil Armstrong e di addentrarsi profondamente nella sua vita privata, nelle sue emozioni, nei dolori e nelle paure, addentrandosi in un territorio estremamente intimo, ma necessario per far sentire vicino quell’uomo arrivato così lontano.

Armstrong è interpretato da un ottimo Ryan Gosling, misurato e introspettivo, in grado di trasmettere tutte le sue emozioni dietro un’apparente scorza d’impassibilità. Sono struggenti i momenti in cui la solitudine gli permette una lacrima o una smorfia di dolore represso, carpiti dall’occhio di Chazelle, che lo segue sapientemente nell’ombra della sua intimità. Stesso discorso vale per Claire Foy, nel ruolo difficilissimo della moglie, impegnata quotidianamente a tenere in piedi la forza di una famiglia tormentata dal peso di un incarico così gravoso.

Anche tutto il resto del cast è magnificamente orchestrato, organizzato in un sapiente mosaico di colleghi, amici, superiori e politici che contribuiscono a infondere credibilità alla vicenda, allontanandosi dal pericolo della mera ricostruzione da biopic. First Man è un film che sicuramente accontenterà gli appassionati in materia, regalandogli ricostruzioni e dettagli anche inediti, ma che sarà apprezzato anche da chi vuole sapere chi era realmente quel piccolo uomo che nell’estate del 1969 passeggio sulla luna.

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