G.I. Joe – La nascita dei Cobra: la recensione del film di Stephen Sommers

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Dopo il successo commerciale di Transformers, la Hasbro decide di riportare sul grande schermo un altro dei suoi brand più longevi: i leggendari G.I. Joe. A occuparsi della trasposizione è Stephen Sommers, regista già noto per La Mummia e Van Helsing, autore abituato a gestire progetti ricchi di effetti visivi e azione. Le aspettative erano quelle di replicare la formula del kolossal di Michael Bay, costruendo un nuovo franchise capace di attirare il pubblico più giovane e allo stesso tempo strizzare l’occhio agli appassionati di lunga data.

Il risultato, tuttavia, è meno incisivo del previsto. G.I. Joe – La nascita dei Cobra è un film che non nasconde la sua natura di puro prodotto commerciale: intrattiene, diverte a tratti e offre alcune sequenze spettacolari, ma fatica a distinguersi in un panorama cinematografico già saturo di cinecomics e blockbuster. Ciò che emerge è un’opera derivativa, che prende in prestito stilemi e soluzioni visive da altre saghe di successo senza riuscire a imporsi con una propria identità forte.

Trama di G.I. Joe – La nascita dei Cobra: la squadra speciale contro la minaccia dei Cobra

La storia di G.I. Joe – La nascita dei Cobra segue le vicende dei Joe, una squadra militare segreta d’élite chiamata a difendere il mondo da nuove e sofisticate minacce. La loro missione è affrontare i Cobra, organizzazione criminale dotata di armi tecnologiche avanzatissime e pronta a colpire i principali centri di potere mondiale.

Il film alterna momenti di addestramento, conflitti interpersonali e missioni sul campo. La sequenza dell’attacco a Parigi, con i Joe impegnati a fermare un ordigno devastante, è uno dei passaggi meglio orchestrati, capace di coniugare tensione, spettacolo e un buon uso degli effetti speciali. Nonostante questo, la trama nel suo insieme appare lineare, prevedibile e priva di quella complessità che avrebbe reso la vicenda più appassionante.

Maria, i Cobra e le dinamiche interne alla squadra si muovono secondo logiche già viste in decenni di cinema action: la lotta tra bene e male, il tradimento, la vendetta, l’eroismo e i sacrifici. Elementi che funzionano, ma che in questo caso non trovano un equilibrio tale da rendere la narrazione memorabile.

I personaggi tra volti emergenti e icone del passato

Uno dei punti di forza di G.I. Joe – La nascita dei Cobra sta nel cast eterogeneo, formato da giovani attori emergenti e da presenze consolidate. Rachel Nichols spicca nei panni della rossa Scarlett, convincente come figura femminile capace di alternare carisma e fascino. Ray Park interpreta Snake Eyes, guerriero silenzioso e tormentato che con la sua fisicità e il suo costume iconico riesce a conquistare la scena. È forse il personaggio più riuscito del film, perché porta con sé una malinconia che ricorda eroi più complessi come quelli degli X-Men.

Accanto a loro compaiono cameo e ruoli secondari che richiamano la carriera di Sommers: Brendan Fraser e Arnold Vosloo, volti familiari della saga de La Mummia, aggiungono un tocco di continuità stilistica al film. Tuttavia, la loro presenza resta più un richiamo nostalgico che un reale contributo alla narrazione.

I villain, fulcro di ogni buon film action, risultano invece meno incisivi. La minaccia dei Cobra appare stereotipata e priva di quel carisma necessario a rendere memorabile un antagonista. Ciò contribuisce a rendere la sfida tra Joe e Cobra più una successione di scontri spettacolari che un vero confronto ideologico.

Effetti speciali e sequenze spettacolari: tra spettacolo e déjà vu

Dal punto di vista tecnico, G.I. Joe – La nascita dei Cobra non delude. Sommers sfrutta la tecnologia digitale per costruire un mondo di armi futuristiche, veicoli da battaglia e scenari ad alto tasso di distruzione. Le scene d’azione sono ben ritmate, con un montaggio serrato e un uso massiccio di effetti visivi che, almeno sul piano estetico, regalano allo spettatore momenti di pura adrenalina.

Tuttavia, l’impressione costante è quella del déjà vu. Le inquadrature, i combattimenti e persino il design di alcune sequenze ricordano fin troppo da vicino Transformers, rendendo il film derivativo e poco originale. La spettacolarità visiva riesce a intrattenere, ma non a sorprendere. In questo senso, Sommers sembra inseguire un modello già collaudato senza introdurre elementi di reale novità.

Un film di puro intrattenimento ma poco memorabile

In definitiva, G.I. Joe – La nascita dei Cobra si presenta come un film d’azione onesto, capace di offrire due ore di intrattenimento leggero a chi non cerca altro che esplosioni, combattimenti e dinamiche di squadra. Ma al di là della patina spettacolare, poco rimane nello spettatore: i personaggi non si imprimono davvero, la trama è già sentita e la regia non osa mai spingersi oltre i confini del già visto.

È un titolo che può divertire gli appassionati dei giocattoli Hasbro e i fan del cinema action più spensierato, ma che difficilmente riuscirà a rimanere nell’immaginario collettivo. Un tentativo di lanciare un franchise che, rispetto ad altre saghe contemporanee, non ha trovato la stessa fortuna.

G.I. Joe – La nascita dei Cobra
2.5

Sommario

G.I. Joe – La nascita dei Cobra di Stephen Sommers è un action spettacolare e derivativo, che intrattiene ma non lascia il segno né nel genere né nel pubblico.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice e Direttore Responsabile di Cinefilos.it dal 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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