Ghost Trail: recensione del film di Jonathan Millet – Cannes 77

Jonathan Millet, al suo debutto al lungometraggio di finzione, confeziona un thriller di spionaggi in cui lo spettro della cospirazione e dei traumi è tutto nella sottigliezza di gesti e sguardi.

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La Settimana della Critica a Cannes 77 si apre con un thriller di spionaggio di cui sentiremo parlare parecchio nel corso dell’anno. Ghost Trail (Les fantômes), coproduzione franco-belga-tedesca, diretto da Jonathan Millet, è un teso racconto di spionaggio ambientato sullo sfondo della crisi dei rifugiati della guerra siriana, con una coinvolgente interpretazione del protagonista Adam Bessa, nei panni di un professore che, durante la guerra civile siriana, è stato detenuto nella terribile prigione-mattatoio di Saydnaya, dopo il suo rilascio è fuggito in Europa e, qualche anno dopo, è in cerca di un connazionale a Strasburgo.

 

Con Ghost Trail, il regista francese Jonathan Millet, che ha lavorato a film e brevi documentari sulla frontiera di Ceuta, sull’Antartide o sulla scomparsa della lingua Taushiro nell’Amazzonia peruviana, dà una lezione di rigore formale e drammatico nel raccontare quello che è essenzialmente un thriller di spionaggio senza alcun tipo di sensazionalismo. Millet presenta una brillante opera prima che, sotto la copertura della storia di un’organizzazione segreta alla ricerca di un ex criminale di guerra siriano, affronta in modo appropriato il sentimento dell’esilio.

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Ghost Trial, alla ricerca di un uomo-fantasma

Hamid (Adam Bessa) ha perso la sua famiglia durante la guerra in Siria. Dopo aver lasciato Saydnaya, è fuggito in Europa, ma sua madre vive in un campo profughi in Libano. Conduce un’esistenza anonima e dignitosa a Strasburgo mentre cerca criminali di guerra in fuga, collaborando con un gruppo di vigilantes con cui si organizza durante partite di un videogioco di guerra. Con una fotografia in mano, Hamid gira per i cantieri e i centri di accoglienza di Strasburgo alla ricerca della sagoma sfocata di un uomo. Non si tratta di un parente, come la sceneggiatura rivela gradualmente con grande sottigliezza, ma di Harfaz, un ex torturatore siriano che, senza mai mostrarsi, ha torturato decine di oppositori del regime. Hamid, ex vittima di Harfaz e membro di un’organizzazione segreta di cittadini siriani che perseguono i criminali di guerra, fa ricadere i suoi sospetti su uno studente dell’Università di Chimica.

Perseguitato dal suo aguzzino, Hamid diventa a sua volta uno spettro e, in un gioco di doppi dalla scrittura elegante, segue il sospettato passo dopo passo nella sua vita quotidiana. Come un morto tra i vivi, Hamid osserva il riflesso antitetico di una vita opposta alla sua, perché a differenza sua, il potenziale Harfaz, interpretato da un notevole Tawfeek Barhom, si è integrato perfettamente in questa nuova vita a Strasburgo.

Dialogare in silenzio, scovando il colpevole

Vediamo Hamid per la prima volta spalare macerie a Strasburgo ma, nel corso di Ghost Trail, verrà chiesto al personaggio scavare nel fango in un modo completamente diverso, quando viene reclutato da un gruppo di siriani esiliati come lui, che cercano di portare giustizia a coloro che hanno perpetrato crimini di guerra dispersi all’estero. Hamid viene incaricato di trovare Sami Hamma, un noto torturatore che si pensa si sia trasferito in Europa, e piuttosto che farlo sentire in pericolo, almeno fisicamente, inseguendo il bruto, Millet lascia che la ricerca di Hamid riveli la paura pervasiva che esiste tra la diaspora, dato che pochi sono disposti a rispondere alle sue domande mentre visita i centri di accoglienza, non volendo fidarsi di nessuno dopo quello che hanno vissuto. Anche tra il gruppo per cui lavora, Hamid avverte una certa reticenza mentre si reca in un internet café e fa rapporto con la scusa di un gioco online multigiocatore di massa in cui tutti possono mantenere le distanze mentre conversano senza essere visti.

Una scena di Ghost Trail

Hamid esiste nel passato

Bessa interpreta in modo accattivante ed enigmatico un personaggio che non riesce a essere pienamente se stesso con nessuno, dalla madre a cui deve assicurare che sta bene quando chiaramente non lo è, a Yara (Hala Rajab), una compagna rifugiata di cui si guadagna la fiducia quando entrambi riescono a citare la letteratura siriana presentandosi come ex professore, ma non possono rivelare cosa stia facendo ora. Sebbene Hamid sia paralizzato dal passato, Ghost Trail ha lo sguardo fisso su quanto sia complicato il suo futuro, facendo impallidire il teso inseguimento di un fuggitivo rispetto alla ricerca di chi sia dopo lo sfollamento.

Ghost Trail tratta anche con grande empatia il tema dell’esilio e tutte le difficoltà che comporta l’adattamento a un altro paese dopo un tale trauma. In diverse occasioni, ad esempio, crediamo che stia nascendo una potenziale storia d’amore tra il protagonista e una ex studentessa di medicina, anch’essa rifugiata, ma Jonathan Millet smentisce le nostre aspettative mostrando i limiti sociali e relazionali posti da tali traumi. C’è qualcosa di fondamentalmente rotto dentro Hamid, che cerca di tenere tutto insieme dopo l’esplosione di una bomba che ha tolto la vita a sua moglie e a sua figlia, e nel riflettere un’esperienza frammentata in cui i pezzi saranno sempre mancanti, il regista costruisce in modo inventivo un insieme potente.

Sommario

Ghost Trail è un convincente spy-thriller sullo spettro del passato di un uomo che esiste solo in quel tempo.
Agnese Albertini
Agnese Albertini
Nata nel 1999, Agnese Albertini è redattrice e critica cinematografica per i siti CinemaSerieTv.it, ScreenWorld.it e Cinefilos.it. Nel 2022 ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature straniere presso l'Università di Bologna e, parallelamente, ha iniziato il suo percorso nell'ambito del giornalismo web, dedicandosi sia alla stesura di articoli di vario tipo e news che alla creazione di contenuti per i social e ad interviste in lingua inglese. Collaboratrice del canale youtube Antonio Cianci Il RaccattaFilm, con cui conduce varie rubriche e live streaming, è ospite ricorrente della rubrica Settima Arte di RTL 102.5 News.

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