Prigione 77, recensione del film con Miguel Herràn

Miguel Herràn, nei panni di Manuel, rappresenta la lotta alle ingiustizie e ai soprusi nelle prigioni spagnole dopo la morte di Francisco Franco.

Prigione 77

Presentato come film di apertura alla settantesima edizione del San Sebastiàn International Film Festival il 16 settembre, ed uscito in tutte le sale cinematografiche spagnole dal 23 settembre, Prigione 77 (titolo originale Modelo 77) è un film storico-drammatico spagnolo. Diretto da Alberto Rodrìguez, la pellicola ritrova nel cast figure affermate del cinema spagnolo ed internazionale, come Miguel Herràn, noto per il ruolo di Rio nella serie La casa di carta, e Javier Gutiérrez. La pellicola, tratta da una storia vera, presenta le vicende del Centro Penitenziario de Hombres de Barcelona, meglio noto come Carcere Modelo.

 

Prigione 77: una storia di lotta per la giustizia

Manuel, arrestato per appropriazione indebita ed in attesa di un processo, inizia da subito a provare sulla propria pelle le violenze e le ingiustizie perpetrate dalle guardie carcerarie nei confronti dei detenuti. L’anno è il 1976, ma anche dopo la morte del dittatore Francisco Franco, niente sembra essere cambiato nelle carceri spagnole. Costretti a dover scontare delle pene sproporzionate, in molti casi per crimini non provati in un equo processo, i prigionieri iniziano ad unirsi per portare il cambiamento. “Amnistia y libertard”: queste sono le richieste dei detenuti. Grazie alla Copel, un movimento creato dai detenuti con l’appoggio di alcuni avvocati ed ispirato al Groupe d’information sur les prisons francese, la realtà delle prigioni diventa nota a tutta la Spagna. Con la visibilità della stampa, i detenuti, guidati dallo stesso Manuel, manifestano e combattono per ottenere l’amnistia.

Prigione 77
Manuel insieme ad altro membri del COPEL nel cortile della prigione.

Tra realtà e finzione

Tre mesi dopo la morte del dittatore Francisco Franco, il Copel (comitato coordinatore dei prigionieri in lotta) denuncia le terribili condizioni delle carceri. La tematica fulcro di Prigione 77 è pienamente vera: tutto dall’uso della violenza e l’umiliazione praticamente dei detenuti, fino ai tentativi di evasione di massa, sono veri. Questo è probabilmente ciò che rende il film così tanto d’impatto per il pubblico: racconta un capitolo di storia poco noto, presenta le vicende di figure deboli nella società, emarginati.

Nella rappresentazione dei fatti non si risparmia niente al pubblico: questa pellicola è particolarmente esplicita e caratterizzata da una certa crudezza anche nelle scene di violenza. Allo stesso tempo, però, il film trasmette molto la speranza della lotta, e permette di riflettere su quanto ogni uomo sia effettivamente disposto a perdere ed a patire per un’idea, per la giustizia. Questo punto si nota in Prigione 77 nel discorso che Pino, uno dei detenuti più anziani, fa a Manuel: la speranza in una prigione migliore, in una Spagna migliore, gli restituisce la voglia di vivere e di combattere.

Altri fattori che divengono centrali nel film sono i gesti e le forme di manifestazione dei detenuti ribelli, da un lato, e delle forze di polizia dall’altro. I membri del COPEL arrivano a ferirsi anche gravemente per farsi ascoltare dal direttore del carcere, Manuel e Pino resistono a trattamenti sempre più violenti e inumani. La polizia penitenziaria invece li tratta come fossero animali: non rispettano gli accordi, li attaccano anche in tenuta anti sommossa, colpendoli ripetutamente ed in diverse occasioni con calci, pugni, manganellate. Un esempio di totale mancanza di rispetto delle guardie nei confronti dei detenuti è il rogo dei romanzi di Pino: dopo aver perquisito, o meglio dire messo totalmente a soqquadro la sua cella, i poliziotti penitenziari confiscano deliberatamente tutti i libri del carcerato e li bruciano nel cortile.

L’abuso della violenza da parte delle forze dell’ordine

Prigione 77 affronta una tematica che sfortunatamente si mantiene ancora attuale: si tratta dell’uso spesso eccessivo della forza da parte della polizia. Questo problema non riguarda solo paesi del terzo mondo o ordinamenti antidemocratici, ma molto spesso questo genere di comportamento è ben presente anche nei paesi democratici dell’occidente. Che si tratti delle carceri o delle piazze, la repressione delle forze armate risulta essere spesso eccessiva. Un esempio di violenza nelle prigioni è stato reso maggiormente noto di recente, all’Italia e al mondo, proprio tramite un altro film: ci si riferisce a Sulla mia pelle, film Netflix con Alessandro Borghi che racconta il caso Stefano Cucchi. Abbandonando il mondo del cinema e tornando alla realtà, quando si tratta di grandi manifestazioni, spesso le forze dell’ordine tendono a disperdere la folla anche in maniera violenta: le ultime notizie in Italia a riguardo risalgono a solo poche settimane fa, durante un comizio della politica Giorgia Meloni a Palermo, mentre a livello internazionale sono ormai giornaliere i video e le immagini della brutale repressione della polizia iraniana verso i manifestanti.

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