granchio nero

Adam Berg debutta alla regia con un film Netflix apocalittico che però parla della realtà attuale (virus e guerra) e del suo paese (la Svezia). Granchio Nero è il racconto crudo di un conflitto combattuto da soldati improvvisati: uomini e donne strappati alla propria vita e resi guerrieri per ordini inopponibili. Il punto di vista è quello di una madre (Noomi Rapace) e le parole d’ordine a cui la donna risponde sono speranza e resilienza.

 

La trama di Granchio Nero

Edh (Noomi Rapace) e la figlia sono in giro in macchina nella propria città svedese. Tutto sembra normale. Improvvisamente, spari e rombi di aerei invadono i loro spazi: le due vivono in un pese in guerra. La bambina viene rapita dai soldati.

Stacco. Lo scenario è ora chiaramente bellico: Edh si trova su un treno insieme ad altre persone armate. Viene fatta scendere: è stata chiamata dal governo per svolgere una missione tanto insolita quanto disperata, l’operazione Granchio Nero. Insieme ad altri soldati, Edh deve portare in salvo una serie di capsule preziose per il paese e necessarie per vincere la guerra. La difficoltà della missione è nel percorso che devono compiere i soldati: devono attraversare un territorio completamente ghiacciato, pattinando per migliaia di chilometri lungo il confine con il nemico. Nell’instabilità generale della situazione – la guerra, il ghiaccio, la disperazione, l’unica cosa che dà forza a Edh è la speranza di riabbracciare la figlia.

La Svezia: fredda, grigia, desolata

Ciò che fa da sfondo a Granchio Nero è la Svezia. Nel film, i luoghi freddi, innevati, ghiacciati e bui si uniscono allo scenario bellico, post-apocalittico e desolato. Vestiti sgualciti, armi, divise militari, morti per strada, vagabondi, profughi. Ghiaccio, neve, boschi scuri. Tutto è terribilmente grigio e sgualcito.

Il film possiede le tipiche tinte desaturate dei film nord-europei. In questo caso, i colori non solo esprimono uno stile registico, ma si abbinano anche bene al tema trattato nel film. Luoghi, temi e colori a tratti paragonabili a quelli di Dunkirk di Christopher Nolan.

granchio-neroRaccontare la guerra nel 2022, guardando al futuro e parlando di donne

Al centro di Granchio Nero – del film come della missione – c’è Edh. Adam Berg racconta di una madre, privata della figlia e della sua femminilità e costretta a combattere per una causa in cui nemmeno crede. L’attrice è Noomi Rapace, volto già visto in film come Sherlock Holmes – Gioco di Ombre, Prometheus di Ridley Scott e Passion di Brian De Palma. I tratti e le espressioni dell’interprete sono essenziali per rendere il suo personaggio quella figura materna indurita dal conflitto: Edh vuole soltanto riabbracciare la figlia, ma per poterlo fare deve agire in modo tutt’altro che materno.

La forza del lungometraggio risiede anche nel tentativo di attualizzare il tema della guerra: per quanto possa sembrare un film fantascientifico e post-apocalittico, Granchio Nero mostra una plausibile risposta ad una domanda altrettanto plausibile: cosa succederebbe se, oggi, scoppiasse una guerra in Europa?

Un film terribilmente attuale

Granchio Nero, visto oggi, spaventa. Il tema bellico in un paese, la Svezia, agli occhi di tutti visto come pacifico e benestante è attualissimo e si aggiunge all’altra grande preoccupazione del nostro tempo: un virus distruttivo. In questo caso, il virus è visto come un’arma, uno strumento estremamente potente per vincere la guerra. Il film riflette su temi moralmente non indifferenti e pone domande sostanziose allo spettatore: è peggio un conflitto combattuto corpo a corpo o una pandemia? Un virus può avere lo stesso effetto di un’arma atomica?

Il discorso al centro del film è forte: quali scenari può assumere una guerra oggi, dopo Hiroshima e Nagasaki, dopo Wuhan, dopo (o durante?) una pandemia globale? Il regista Adam Berg coglie ed esprime una preoccupazione vivamente sentita dalla società occidentale, che vive nel benessere ma che si sente sul filo del rasoio. Le premesse fantascientifiche, i luoghi post-apocalittici e la disumanità di Granchio Nero sfondano lo schermo e arrivano dritti allo stomaco dello spettatore, oggi forse particolarmente sensibile ai temi trattati dal regista.

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