Hold Your Breath: recensione dell’horror Disney+ con Sarah Paulson

In Hold Your Breath, Sarah Paulson affronta il più grande lutto di una madre in un mondo che riecheggia i tempi della pandemia.

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Capita, nella vita, di trovarsi ad affrontare sentimenti così intensi e destabilizzanti, come il dolore, la paura e la disperazione, da travolgerci e disorientarci. Emozioni così potenti da farci sentire soli, in lotta contro un male oscuro e insondabile, che ogni notte, nel momento in cui il corpo dovrebbe riposare e trovare pace, cerca in ogni modo di toglierci il respiro e farci crollare… proprio come farebbe una violenta tempesta di sabbia. È ciò che accade a Margaret Bellum, interpretata dalla pluripremiata Sarah Paulson, la severa tanto quanto instabile mater familias al centro del profondo e angosciante thriller psicologico Hold Your Breath, diretto da Karrie Crouse e Will Joines e disponibile in streaming su Disney+ dal 4 ottobre 2024.

 

La storia di Hold Your Breath

Nell’Oklahoma degli anni ’30, durante l’epoca delle terribili tempeste di sabbia conosciute come Dust Bowl, Margaret lotta con tutte le risorse a sua disposizione per proteggere le sue figlie, Rose (Amiah Miller) e Ollie (Alona Jane Robbins), mentre il marito è lontano in cerca di lavoro. In questa terra arida, devastata dalla siccità e soffocata da nubi di polvere, la sabbia diventa per Margaret un nemico da combattere con maschere, lucchetti alle porte e un fucile sempre a portata di mano. Quando un misterioso predicatore, Wallace Grady (interpretato da Ebon Moss-Bachrach, l’iconico zio Richie dell’amato show The Bear per cui ha vinto due Emmy) si insinua nella loro casa, la già fragile realtà di Margaret inizia a vacillare, minacciando di farla crollare del tutto.

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Sarah Paulson e Emily Katherine Ford in Hold Your Breath
Sarah Paulson e Emily Katherine Ford in Hold Your Breath. Cortesia di Disney+

Tra lutto, depressione e psicosi

Dopo aver già perso la figlia Ada a causa della scarlattina, Margaret non può permettere che un altro male le porti via le sue bambine. Diventa dunque ossessiva, preoccupandosi di spazzare freneticamente ogni angolo della casa, tappare qualsiasi fessura con pezzi di stoffa e procurare le ultime maschere disponibili per proteggere Rose e Ollie dalla minaccia della polvere. Ogni giorno si assicura che le lenzuola delle bambine siano pulite, come se questo rituale potesse tenere lontano l’inevitabile.

Nella mente di Margaret, però, la polvere diventa molto più di una semplice minaccia fisica. Si trasforma in una manifestazione del male stesso, un male antico e oscuro che si incarna nella figura del “Gray Man” – l’uomo grigio – un personaggio del libro per ragazzi che le figlie leggono una notte con timore. Per Margaret, la polvere e questo male sono strettamente collegati: invisibili, inesorabili, si insinuano nei luoghi più reconditi della casa, ma anche nei recessi più oscuri della mente. Come la polvere può entrare in ogni fessura, così il male trova il modo di insinuarsi nelle persone, corrompendole e facendole agire contro la loro natura, anche quella di madre.

Crouse e Joines, minuto dopo minuto, trascinano così il pubblico nella spirale di ossessione e paura in cui Margaret sprofonda, come se fosse intrappolata in sabbie mobili e non potesse fare altro che dimenarsi, scendendo sempre più a fondo. Un vortice di angoscia, frustrazione e psicosi in cui il confine tra realtà e allucinazione diventa sempre più labile, e il male, sia esterno che interno, appare impossibile da fermare.

Amiah Miller in Hold Your Breath
Amiah Miller in Hold Your Breath. Cortesia di Disney+

Ammalarsi assieme al mondo

L’elaborazione del lutto (o, meglio, la sua mancata elaborazione), la depressione e la psicosi che ne deriva sono solo alcuni dei temi centrali di questo opprimente e angosciante thriller. L’atmosfera delle reali Dust Bowl degli anni ’30 non è, infatti, solo un contesto storico: la siccità, l’isolamento e la moria delle vacche diventano metafore di un mondo in declino, devastato da una crisi ecologica e sociale. Inoltre, lo scenario scelto da Crouse e Joines non è così lontano da un nostro probabile futuro. In questo senso, il film si fa carico di una marcata riflessione ecologica, richiamando l’attenzione sul pericoloso cambiamento climatico che, nonostante i numerosi allarmi, continua a essere poco compreso e affrontato.

Inoltre, i registi si appoggiano più o meno consapevolmente su una sensazione di déjà vu, che rende la storia ancora più potente: mascherine, forte tosse, chiusura forzata nelle proprie case e difficoltà nel reperire cibo o medicine possono richiamare, nello spettatore, in modo inquietante i duri e traumatici anni della convivenza con il COVID-19.

Ebon Moss-Bachrach in Hold Your Breath
Ebon Moss-Bachrach in Hold Your Breath. Cortesia di Disney+

Un thriller che scava nel dolore di una madre

Come al solito, Sarah Paulson sfrutta appieno il suo talento e la sua espressività per “bucare lo schermo” nel ruolo di una madre che, attimo dopo attimo, si sgretola nel turbine del proprio dolore più profondo. Il paesaggio desertico, con i suoi caldi toni seppia, diventa il reale palcoscenico del deterioramento della psiche di Margaret, costretta a vivere l’incubo di ogni madre: mentre cerca di proteggere le sue figlie dal mondo esterno, si rende conto di non riuscire a proteggerle nemmeno da se stessa.

Crouse e Joines riescono così a dar vita a un thriller psicologico ed emotivo così intenso e disturbante da oltrepassare i confini della fantasia e porre radici in un mondo fin troppo verosimile. Anche se nella prima metà del film si intuiscono già gli sviluppi futuri, Hold Your Breath fa di tutto per trascinare il pubblico nel climax di follia e angoscia che travolge Margaret e, successivamente, anche Rose. Amiah Miller, infatti, si distingue per la sua bravura nei panni della figlia maggiore, che cerca con tenerezza di comprendere e salvare la madre. A lei spetta anche la scena più toccante dell’intero film, in cui si trova a dover scegliere tra la propria vita (e quella della sorellina) e quella della madre, tagliando quel cordone ombelicale che stava per strangolarle.

Tuttavia, nonostante la forte emotività e le riflessioni sociali che il film suscita, Hold Your Breath non riesce a soddisfare del tutto le aspettative del pubblico, rivelandosi l’ennesimo eco-horror fin troppo semplice e familiare.

Hold Your Breath
2.5

Sommario

Nonostante Sarah Paulson brilli nel ruolo di una madre in crisi, incapace di proteggere le sue figlie da un dolore profondo, Hold Your Breath si rivela un intenso e angosciante thriller psicologico che non riesce a superare la propria prevedibilità e semplicità.

Annarita Farias
Annarita Farias
Nata nel 1996, laureata in Lingue, Culture e Letterature Moderne Europee presso l'Università Federico II di Napoli e attualmente laureanda in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale all'Università di Roma Tre, dove approfondisce la settima arte per scrivere di critica cinematografica con maggiore consapevolezza e passione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania come giornalista pubblicista dal 2022, ha collaborato per due anni con la testata online Ambasciator.it e attualmente scrive di cinema per Cinefilos.it e Scuola Consulting.

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