Secondo adattamento per la piattaforma streaming della Trilogia Baztán, Inciso nelle ossa è disponibile su Netflix dall’inizio di Aprile e riporta, dopo il caso raccontato ne Il guardiano invisibile, l’ispettrice Amaia Salazar sul campo.
Avevamo lasciato la protagonista incinta del suo primo figlio, dopo che aveva concluso le indagini su una serie di omicidi nel suo paese d’origine, Elizondo. La seconda storia si apre con un parto, non quello di Amaia (Marta Etura), ma quello di una donna del diciassettesimo secolo, una strega forse, un misterioso incipit che si aggiunge ai tanti misteri della storia. Il prologo cede poi il passo ai nostri giorni: Amaia torna in servizio dopo i quattro mesi di permesso per maternità successivi al parto, e subito viene coinvolta in un’indagine che la riporta indietro nel passato. Viene chiesto il suo intervento in un caso di vandalismo in una chiesa, dove viene scoperto un cadavere di donna, senza un braccio. Le indagini affidate all’ispettore Salazar la riporteranno indietro nel suo paese d’origine, mentre il passato oscuro di sua madre, ora chiusa in una clinica psichiatrica, tornerà a sopraffarla.
Inciso nelle ossa è un thriller guilty pleasure
Vero e proprio guilty pleasure per chi ama le atmosfere thriller condite da un tocco di occulto e un pizzico di fascinazione satanista, con rituali e sacrifici, Inciso nelle ossa può essere goduto e apprezzato anche senza la visione del primo film di questa trilogia, sebbene la visione de Il Guardiano Invisibile disponibile su Netflix, dia degli elementi di background utilissimi per orientarsi nell’intricata trama fin troppo carica di colpi di scena.
Diretto da Fernando González Molina, Inciso nelle ossa trova proprio nella sua ricchezza uno degli elementi che maggiormente lo penalizzano. Perché se da un lato il genere di appartenenza si sposa alla perfezione con colpi di scena e misteri da risolvere, dall’altro il film soddisfa a pieno l’esigenza dello spettatore di vedere esaudita ogni sua curiosità, a conclusione della vicenda.
Questo dipende chiaramente dalla natura della storia che troverà compimento soltanto nella compiutezza della trilogia. Tuttavia l’emergenza sanitaria mondiale ha messo in pausa la produzione del terzo adattamento della Trilogia Baztán, Offerta alla tormenta, e quindi chi si è fatto travolgere dall’intensa interpretazione di Etura, facendo proprie le sue paure e i suoi dilemmi, dovrà aspettare che vedere esaudite proprie curiosità.
Una trama ricca che non si esaurisce nel finale
Tra gli innegabili pregi del film, questa recensione di Inciso nelle ossa sottolinea un cast assolutamente adeguato e soprattutto un comparto scenografico e fotografico che porta a casa un lavoro affascinante e che contribuisce a creare un’atmosfera stregata, indugiando su arredi di inizio secolo e atmosfere aranciate, un connubio che accresce il fascino di alcune immagini e scene.
Il tono marcatamente iberico della recitazione crea però un effetto di allontanamento e di falsificazione delle emozioni, conferendo al film, soprattutto nel climax finale, un accento finto e forzato, che si sposa più con il dramma che con il thriller, il quale, come detto, alla fine non trova la sua conclusione esaustiva.
Pur generando una sensazione di insoddisfazione dalla mancata risposta a ogni songolo interrogativo che semina, Inciso nelle ossa è un buon prodotto di genere che intrattiene e, in alcuni momenti, emoziona.